Cascina Corte: alla Corte del Dolcetto

Tempo di lettura: 4 minuti

di Fabio Pracchia

Con questo articolo inizia la collaborazione con L’AcquaBuona di Fabio Pracchia , forte di una specializzazione in Comunicazione e Giornalismo Enogastronomico, di collaborazioni con guide e riviste specializzate, nonché di una lunga esperienza sul campo.

La giornata è una di quelle che vorresti non finissero mai. Le colline vitate sembrano bere, come da una sorgente, l’aria luminosa che dall’arco alpino innevato gocciola sulle Langhe. La strada, non la volontà, sembra condurci: Serralunga d’Alba, Monforte e infine Dogliani. Colline e versanti dedicati totalmente alla coltura della vite lasciano spazio ad un alternarsi di vigneti, noccioli nudi, grano verde appena spuntato e bosco; un paesaggio da queste parti stranamente vario e placido, un’onda di riflusso dell’agricoltura che fu.

Arriviamo alla frazione San Luigi, vero e proprio cru per il Dolcetto di Dogliani; dai declivi intorno, per intenderci, provengono i vini più fini e strutturati che questa tipologia regala a noi fortunati bevitori. Alessandro Barosi ci aspetta nel cortile della sua azienda biologica: Cascina Corte. “Vedrete dei bei vigneti, non una bella cantina” aveva detto al telefono, conquistando già la nostra simpatia.

Il progetto Cascina Corte nasce nel 2001, con l’acquisto da parte di Alessandro e della sua compagna Amalia Battaglia, di sei ettari di vigneto a dolcetto, tra cui il Pirocchetta, le cui piante raggiungono circa i 60 anni di età, e dell’antico cascinale. Il primo pensiero è andato alla terra: impianto di pali e fili laddove era necessario, sostituzione delle fallanze e filosofia aziendale strettamente biologica; poi la casa colonica i cui lavori, condotti con utilizzo solo di materie naturali, sono ora nella fase risolutiva. Nel 2002 l’acquisto di un ettaro e mezzo diviso tra barbera e nebbiolo. L’anno successivo le prime bottiglie prodotte.

Camminiamo tra i filari; le viti, sgorganti linfa dalla recente potatura, sprofondano le proprie radici su umori di terra tufacea e calcarea non dissimile dalle pendenze della vicina Monforte; tra le vigne piante di favino, trifoglio e malva a portare nutrimento ed equilibrio, una volta interrate, alle viti soprastanti. Per i proprietari, Cascina Corte rappresenta la svolta di una vita, il realizzarsi di un sogno. La coltivazione della vite verrà integrata dalla produzione di grano e pane biologico, oltre a una struttura ricettiva immersa in uno splendido paesaggio naturale. “Abbiamo scelto Dogliani -dice Alessandro- perché qua è ancora possibile parlare di biodiversità. Insieme alla vigna infatti, coesistono alberi, grano, e tanti animali, fattori ideali per una qualsiasi attività agricola”. Prima di entrare in cantina volgiamo lo sguardo intorno: uno scenario meraviglioso circonda Cascina Corte, oltre i vigneti, da una parte le Alpi dall’altra, in lontananza, Monforte. “Il massimo rispetto della natura, la fortuna di possedere vigne molto vecchie -dice Alessandro- ci porta a ricercare vini naturali, traduzione speculare del territorio di provenienza”. Per i primi anni grazie all’aiuto di Beppe Caviola, ancora oggi enologo dell’azienda, i vini sono stati prodotti senza una vera e propria struttura di proprietà, dalla scorsa vendemmia invece tutto la massa è in affinamento nell’embrione della nuova cantina.

Se la personalità di Caviola si è fatta sentire nelle prime vendemmie, con il succedersi delle stagioni Alessandro ha trovato una propria espressività, soprattutto grazie a una vinificazione non invasiva, ricercando il più possibile fermentazioni spontanee e un utilizzo bassissimo di solforosa aggiunta. “Abbiamo assunto dei rischi, ma crediamo che questi vini rappresentino noi e il nostro lavoro” dice Alessandro. La produzione prevede due tipi di Dolcetto, affinati in inox, una Barbera e un Langhe Nebbiolo. Vini che hanno nella loro finezza strutturale e bevibilità un fascino irresistibile.

Usciamo, il sole del tardo pomeriggio lascia una luce irreale intorno. Ricordiamo le parole di Alessandro sulla priorità della terra e sorridiamo, mentre, dietro di noi il vigneto Pirocchetta, testimone di uomini e Storia, si gode, a 60 anni suonati, una splendida stagione di salute.

Degustazioni

Dogliani Vigna Pirocchetta 2007 (da vasca)

Vino ottenuto da un singolo vigneto con piante di 60 anni di età. Profumi floreali e carnosi di grande pulizia, incalzati da una nota minerale ancora embrionale. Palato dall’impatto naturalmente ruvido ma già sorretto come si deve da notevole spinta acida. Ancora in definizione la struttura complessiva

Dolcetto di Dogliani 2007 (da vasca)

Una bevibilità già indiscussa si evince da questo campione. Frutta rossa e liquirizia nel bicchiere appena spillato. Già sfacciatamente aperto prima di nascere, il vino regala un palato fresco e persistente dove la serbevolezza troneggia indiscussa.

Barbera Piemonte 2007 (da barrique)

Naso appena velato ma di notevole profondità: ne avvertiamo la potenzialità aromatica di mora e liquirizia. La spinta acida trafigge il percorso gustativo risultando in questo momento dominante; di sicura persistenza è ancora un vino prematuro.

Dogliani Vigna Pirocchetta 2006

Una fortuna assaggiare questo bicchiere. Già dal rosso scuro esprime una sorprendente concentrazione. Un olfatto colmo di viole mature, frutta rossa e terra. Al palato trova un perfetto equilibrio tra la naturale densità del corpo e una fresca spinta acida; il finale risulta ricco di succo e di grande piacevolezza.

Dolcetto di Dogliani 2006

Semplicità e schiettezza; profumi intensi di viola mammola e pepe introdotti da un colore violaceo denso e di grande luminosità. Al palato riesce a risolvere un tannino dal tono sabbioso grazie a una più che convincente vibranza acida. Succoso e pulito, invita a berne senza moderazione.

Nella prime due immagini Alessandro Barosi (nella prima con Fabio Pracchia)

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