MONTEFALCO (PG) – Si sono spenti ormai da tempo i riflettori sulla storica edizione della settimana enologica di Montefalco, quella celebrativa per il trentennale della prima doc di Sagrantino, ma tra gli appunti di degustazione fremeva questa lista di Passiti in attesa di essere condivisa, appena in tempo per trovare un giusto connubio con le delizie della tradizione gastronomica natalizia, che ormai bussano alla porta delle nostre tavole … e dei nostri palati.
Come noto il Sagrantino nasce proprio come vino delle feste, un vino dolce e robusto che in passato accompagnava i succulenti e gustosi arrosti d’agnello tipici del pranzo di Pasqua. Oggi la componente “zuccherina” di questo vino lo rende ideale per l’accostamento a preparazioni dolci non lievitate, pasticceria da forno, specialmente al cioccolato; ma anche su crostate con confettura rossa. Particolare è l’abbinamento a formaggi stagionati e saporiti, come il pecorino. Un vino da meditazione, realizzato con un frutto ad altissima concentrazione di polifenoli dal vigoroso riscontro tannico che, i trenta mesi di invecchiamento previsti dal disciplinare (non necessariamente in legno), smorzano ma non spengono.
Nel tempo il Sagrantino ha trovato la consacrazione nella sua versione “secca” grazie ad un’impronta austera e fortemente espressiva, ma molti produttori sono rimasti legati al Passito e si dilettano nell’interpretarlo secondo tradizione, ognuno con la propria esperienza e la propria filosofia, nell’ambito dei dettami fissati comunque dal disciplinare. Le uve vendemmiate vengono lasciate appassire per un periodo che può andare da uno a tre mesi e che ogni produttore personalizza, c’è chi mantiene i grappoli all’aperto, chi in cantine termoregolate, alcuni sui graticci, altri su stuoie o reti, e poi, dopo la pressatura soffice, ci sono i periodi di macerazione (da 8 a 30 giorni sulle bucce) e di invecchiamento (acciaio o legno) anch’essi diversi da un’azienda all’altra. Insomma alla fine ogni etichetta avrà una sua personalità, sempre identificativa del territorio, ma di volta in volta espressiva anche di una precisa vigna e di una precisa tradizione o filosofia aziendale.
Ai banchi d’assaggio di Enologica 30 ho potuto provare diverse di queste interpretazioni, ognuna con le sue peculiarità e tutte con il carattere del Sagrantino, ma non ho potuto effettuare un percorso degustativo omogeneo in virtù delle diverse annate portate in esposizione (2004 e 2005).
Sagrantino di Montafalco Passito 2004 – Casale Triocco
Il progetto Casale Triocco prende corpo dallo sviluppo di un percorso di rinnovamento avviato nell’ultimo decennio dalla storica cantina Spoleto Ducale, nata a sua volta nel 1969 dall’impegno di 50 soci fondatori, che ha portato all’ampliamento dei vigneti ed alle precise scelte produttive fulcro del progetto. Il Passito che ho provato, del 2004, si presenta scuro nel bicchiere, dove il rosso rubino con riflessi violacei tende al granato verso l’unghia; i profumi sono delicati e dopo il frutto si percepiscono sentori smaltati. In bocca è leggero, la fragola è il descrittore più immediato, poi le more per un gusto fine ed amabile, ma non dolciastro. Un vino gradevole, non molto persistente, ma docile e seducente.
Sagrantino di Montafalco Passito 2004 – Antignano
Tra le colline di Torgiano e Montefalco si stendono i 28 ettari di vigne delle cantine Antignano e Vignabaldo, di Brogal, la cui tradizione vitivinicola si tramanda fin dal XVIII secolo attraverso numerose generazioni che nel tempo hanno acquisito esperienza e tecnologie rispettando al tempo stesso tradizioni e cultura. Il Passito 2004 della linea Antignano ha un colore tonico ed evoluto e profumi lievi di frutta e spezie, dai tratti limpidi e fragranti. In bocca è più incisivo, abboccato e morbido, con tannini levigati a sostegno di una polposità dolce e godibile. Un vino che si propone timido, ma che al palato rivela il suo carattere.
Sagrantino di Montafalco Passito 2004 – Scacciadiavoli
Un nome particolare, la cui origine è legata ad un borgo in cui viveva anticamente un esorcista, per una cantina “storica” del territorio di Montefalco. Costruita nella seconda metà dell’800, veniva acquisita intorno al 1950 da Amilcare Pambuffetti, nonno degli attuali titolari, e recentemente restaurata con l’implementazione di moderni impianti. Il Passito di Scacciadiavoli matura prima in acciaio e poi invecchia un anno in barriques. L’annata 2004 che ho provato ha un bel colore, vivo e serrato, al naso offre fragranze fruttate di ciliegia e visciola, con un allungo speziato che richiama la tostatura. In bocca è piuttosto vigoroso, peculiarità non diffusa fra i pari-annata, per effetto di tannini robusti che emergono sul residuo zuccherino; confettura di prugna e amarene, corpo e profondità, poi un finale lungo e speziato che riporta vaniglia e chiodi di garofano per via retro nasale. Un passito interessante, forse quello che mi ha colpito di più tra i 2004.
Sagrantino di Montafalco Passito 2004 – Rocca dei Fabbri
Un magnifico castello medievale del XIV secolo accoglie la cantina Rocca dei Fabbri, che nasce dall’idea di Pietro Vitali e avvia la produzione nel 1984. I 60 ettari di vigneti si estendono nei pressi del castello, che accoglie entro le mura i locali per la conservazione dei vini, mentre un tunnel collega la cantina all’edificio esterno che ospita gli impianti per la vinificazione delle uve coltivate nei vigneti di proprietà. Il vino ha colori appena più tenui della media, ma luminosi, mentre all’olfatto offre note fruttate vive e speziature soffici. In bocca entra docile, il sottofondo tannico non lega e la componente fruttata e zuccherina emerge, con una prevalenza di amarene e frutti di bosco. Un vino dolce e gustoso.
Sagrantino di Montafalco Passito 2004 – Tiburzi
I vigneti del Cav. Gustavo Tiburzi, interamente impiantati su varietà a bacca rossa, si trovano ad appena tre chilometri dal centro storico di Montefalco, in una posizione privilegiata che li rende strategici sotto il profilo enoturistico e ideali sotto il profilo pedoclimatico. Il Sagrantino Passito in degustazione appare compatto e cupo all’esame visivo, sull’unghia la tendenza al granato è ben visibile. I profumi sono limpidi e delicati, non sfodera aromi arrembanti, ma si percepisce una trama composita fatta di frutta matura e spezie evolute. Al palato è più intenso, con una stoffa tannica di spessore seppure smussata, con un sostegno acido interessante ed un fondo fruttato che richiama la marmellata; respirando dopo l’assaggio tornano note di tostatura, cannella e chiodi di garofano. Un prodotto gradevole e soffice che accarezza naso e palato.
Sagrantino di Montafalco Passito 2005 – Fratelli Pardi
La cantina Pardi rappresenta un altro pezzo di storia della viticoltura di Montefalco. Francesco, Gianluca Rio e Alberto Mario Pardi riallacciano infatti la loro produzione, con la tradizione dei bisnonni, che nella prima metà del XX secolo lavoravano artigianalmente le uve nei locali del maestoso complesso di San Francesco. La cantina attuale si trova proprio sotto le mura ed occupa una superficie di 1100 metri quadri di cui 300 riservati alla bottaia, interamente interrata; dagli undici ettari vitati, le uve per il passito, raccolte a mano a maturazione completa, vengono immediatamente alloggiate su graticci di canne per un periodo variabile (circa 2 mesi) fino al corretto grado di appassimento. Dopo la tradizionale lavorazione (circa otto giorni di macerazione sulle bucce), la fermentazione del mosto viene avviata in vasche d’acciaio e poi interrotta quando colore, aroma e sapore raggiungono l’armonia e l’equilibrio desiderati. dodici mesi di acciaio e altri dodici di invecchiamento in barriques concludono il percorso che conduce questo Passito, dopo ulteriori sei mesi di affinamento in bottiglia, fino ai nostri calici.
La versione 2005 che ho provato ha un colore scuro e vivido, con un naso piuttosto delicato che abbraccia la componente fruttata (fragola) e quella floreale (rosa). In bocca è tannico ma armonico, la marasca affiora da un sottofondo di humus e spezie. Un vino buono, non dolcissimo, intrigante.
Semèle 2005 – Cesarini Sartori
Sulla strada per Bastardo, in località Purgatorio, trovate la cantina Cesarini Sartori e, se incontriate Luciano Cesarini, vi dirà che lui è contadino in Bastardo, giocando con il nome di questa piccola località dove ha scelto di collocare la sua azienda. La storia di questo luogo risale addirittura al 212 a.c. ed alla realizzazione dell’antica Via Flaminia, che collegava Roma a Rimini, e lungo cui sorsero le varie stazioni di sosta: le mansiones (mansio), i castrum (accampamenti) e le cauponae (capanne). Tra queste la più famosa fu la Capanna del Bastardo in cui si serviva un vino molto apprezzato. Il Semèle è un passito prodotto da uve surmature che passa un anno in barriques, non appartiene alla DOCG, ma certamente ben si inserisce nella tipologia. Il colore è rubino intenso con riflessi violacei e all’olfatto si presenta con un calore ed una eleganza molto convincenti. Al palato si rivela dolce ma non stucchevole, tannico ma non ruvido, con fragranze di frutta matura, confettura di prugne e balsamicità retronasale; la scia speziata regala un finale tostato e complesso di pepe, vaniglia e cacao. Luca D’Attoma ci confeziona un prodotto fine e fragrante, equilibrato e di ottima beva.
Sagrantino di Montafalco Passito 2005 – Dionigi
In un territorio segnato dalla storia come quello di Montefalco, incontrare aziende le cui origini rappresentano veri propri spaccati del passato e della tradizione umbra, costituisce la normalità. La cantina Dionigi produce vino fin dal 1896, sfruttando la posizione privilegiata dei vigneti sulle colline di Bevagna, ideale anche per la coltura degli olivi e la produzione di ottimo olio extravergine. Il Sagrantino Passito viene ottenuto da un’attenta selezione delle uve, lasciate poi appassire per circa tre mesi sui graticci, la successiva vinificazione, priva di filtraggi, si conclude con l’affinamento di 30 mesi in grandi botti grande di rovere francese ed un minimo di 12 mesi in bottiglia. Nel calice è rosso rubino molto compatto, con velature violacee. L’approccio olfattivo è appena chiuso, ma ad una buona ossigenazione si schiude su sentori di more, prugne in confettura e fichi secchi con un allungo che lascia presagire un’ottima tenuta. In bocca è coerente, ritroviamo sia i frutti di bosco, sia i fichi; i tannini sono ben levigati per un 2005 e la dolcezza non disturba affatto. Un gusto armonico ed avvolgente per un passito più che godibile.
Sagrantino di Montafalco Passito 2005 – Colle Ciocco
L’azienda Colle Ciocco affonda le sue radici nel lontano 1935 grazie a Settimio Spacchetti, ed oggi viene condotta con la stessa passione dai figli Eliseo e Lamberto che ho avuto il piacere di conoscere in occasione dell’Enologica. Mi hanno accolto nel loro casale, tra gli storici ulivi dai cui ciocchi prende nome la cantina, con la cordialità e l’entusiasmo di chi fa un lavoro che proprio gli piace. I 19 ettari coltivati sono equamente divisi tra uliveti e vigneti, così come la produzione, dall’impronta artigianale, comprende sia ottimi extravergine, sia ottimi vini. Sui graticci ho visto già adagiati i grappoli di Sagrantino che daranno vita al Passito 2009, secondo una “ricetta” di vinificazione più che tradizionale. Dopo i tre mesi e più di appassimento, avviene la premitura, con una resa davvero esigua (circa 25-30 litri ogni 100 kg di uva fresca), poi un anno di maturazione in botti di rovere ed un altro di affinamento in bottiglia lo condurranno alla piena bevibilità.
Ho assaggiato l’annata 2005 e l’ho travata onestamente al di sopra della media, un colore rosso porpora impenetrabile ed un naso di estrema pulizia e complessità lo introducono all’assaggio. Gli aromi di frutta a bacca scura, come more e ciliegie, si riversano in bocca, dove il residuo zuccherino si bilancia al meglio con la componente tannica che ricorda il mallo di noce e la nocciola. La persistenza è notevole ed il palato rimane “vestito” con un velo setoso fatto di bacche e di cacao. Un vino davvero sorprendente, dalla scia retronasale speziata e interminabile che, con grande soddisfazione, mi sono portato anche a casa.
Sagrantino di Montafalco Passito Melanto 2005 – Terre della Custodia
La famiglia Farchioni dal 1780 custodisce, tenendo fede al nome della cantina, i segreti e la tradizione vitivinicola figlia a sua volta della passione dei monaci benedettini del medioevo. L’azienda agricola Farchioni porta nelle nostre dispense farine di ottima fattura e olio extravergine di grande qualità; con la rifondazione dei vigneti e della cantina è stato intrapreso un preciso indirizzo di miglioramento del settore enologico che si riscontra nella bontà dei vini prodotti. Il Melanto 2005 rievoca nel nome l’antica dolcezza del miele che nasce dal nettare dei fiori e viene realizzato secondo una procedura consolidata nel tempo che prevede circa tre mesi di appassimento delle migliori uve sui graticci. Il successivo processo di vinificazione si avvia con una premacerazione fermentativa a freddo e successiva fermentazione a temperatura controllata con frequenti rimontaggi ed una prolungata sosta sulle fecce. Il vino sosta un anno in barriques e poi affina un altro anno in una bottiglia appositamente creata, concludendo così il suo ciclo produttivo.
Il risultato è un passito dal colore intenso con lievi riflessi granati verso l’unghia. Al naso è molto ampio, la base fruttata è immediatamente percepibile, su note di lampone e marasca, poi si affonda nel composito speziato che ricorda la nocciola e il tabacco dolce. L’assaggio rivela una traccia zuccherina abbastanza decisa, i tannini sono molto morbidi e la componente fruttata abbraccia il palato con fragranze di confettura e uva passa; il finale abbastanza lungo è vanigliato e profondo. Un vino molto caldo, concentrato e maturo, corposo, vellutato e dolce.
Sagrantino di Montafalco Passito 2005 – Milziade Antano
Questa azienda nasce grazie all’intraprendenza ed alla passione del Cav. Milziade Antano che operava come mezzadro finchè, nel 1969, decise di acquistare i primi 30 ettari di terreno ed usarli come pascolo per il bestiame oltre che coltivarli a vigneto. Nel 1975 la produzione vinicola viene avviata, senza l’aiuto di un enologo, professionalità che ancora oggi si configura nell’esperienza di Francesco, figlio del compianto Milziade prematuramente scomparso. Francesco limita allo stretto necessario l’utilizzo di nuove tecnologie, ma punta alla qualità attraverso la cura nella coltivazione in tutte le sue fasi, finanche nella scelta oculata degli operai. La Fattoria Colle Allodole è quindi il frutto di una cultura tipicamente contadina e dell’amore di una famiglia per la propria terra; è frutto della tradizione di un territorio e degli antichi metodi di vinificazione, della scrupolosità e della continuità. Ho avuto modo di provare il Cru di Sagrantino secco Colleallodole e l’ho trovato commovente ed indelebile; ho provato questo passito ed è stata anche questa un’esperienza da raccontare. Dopo un periodo di appassimento sui graticci e la tradizionale vinificazione, il vino invecchia in barriques per un periodo di 24/30 mesi, bilanciando attentamente questa durata in modo che il legno non stravolga la tipicità dell’uva. Dopo un ulteriore anno di affinamento in bottiglia avviene la commercializzazione.
Questo passito è scuro nel bicchiere, ma con riflessi di viva luminescenza; al naso offre aromi di frutta rossa matura in una trama speziata complessa e profonda, fatta di cuoio, caffè ed un riverbero officinale. In bocca è avvolgente, l’iniziale dolcezza viene immediatamente bilanciata da una tannicità decisa ma non prepotente; l’amarena e il melograno aprono la strada a note di pepate, in un finale che dopo la deglutizione rimanda fragranze di cacao, liquirizia dolce e note balsamiche. Davvero buono e consistente, equilibrato e docile nonostante un carattere tutt’altro che dimesso.
La prima immagine è tratta dal sito wineloverspage.com
Riccardo Brandi (brandi@acquabuona.it), romano, laureato in Scienze della Comunicazione, affronta con rigore un lavoro votato ai calcoli ed alla tecnologia avanzata nel mondo della comunicazione. Valvola di sfogo a tanta austerità sono le emozioni che trae dalla passione per il vino di qualità e da ogni aspetto del mondo enogastronomico. Ha frequentato corsi di degustazione (AIS), di abbinamento (vino/cibo), di approfondimento (sigari e distillati) e gastronomia (Gambero Rosso). Enoturista e gourmet a tutto campo, oggi ha un credo profondo: degustare, scrivere e condividere esperienze sensoriali.
2 risposte
Gent. Sig.Brandi Riccardo,
grazie per aver colto la vera anima, non solo del Sagrantino Passito Antigniano ma ,anche e soprattutto della filosofia che guida la nostra famiglia che e’ poi la nostra azienda. BROGAL Vini e’ l’acronimmo dei cognomi delle due famiglie Broccatelli e Galli le quali , nel tempo hanno acquistato terreni a Montefalco e Torgiano per circa 70 ettari vitati che hanno dato origine alle due linee di vini Antigniano e Vignabaldo.
Grazie ancora dell’attenzione che ha avuto per noi
Le auguriamo i piu’ sinceri auguri di buone feste
Lorella Luana Tania Marco Paolo Gianpiero
I grandi che hanno fatto grande l’azienda
Marcello Gianfranco Giuseppe Mauro
Gent. Sig.Brandi Riccardo,
desidero rivolgerLa i sensi della mia gratitudine per il determinante e significativo concorso fornito dalla sua recensione al successo del nostro Sagrantino di Montafalco Passito Semèle.
Grazie di cuore
Luciano Cesarini