Sottozona/cru: Contrada Valdibella – Camporeale (PA)
Data assaggi: gennaio 2010
Il commento:
Giallo pallido e vivo, ha profumi sottili, delicati, e una timbrica di roccia calda che subito riporta alla mente gli Alcamo. Eppure qui c’è un di più che scava e intriga: un bel melange floreale per esempio, e l’umore di albicocca, il fraseggio lieve delle erbe aromatiche e l’agrume. Soprattutto, una profonda sensazione minerale. Con l’aria, nel frattempo, se ne escono nettamente la mela golden e la vena balsamica (avete presente il “duro di menta”?).
Asciutto, flemmatico, compunto se lo bevi, sembra placarsi ma poi si invola, sostenuto da una acidità viperina, insaporito da una lunga scia agrumata. Guizzante, ben distante dai cliché “piacionici” di molti bianchi isolani, è vino di scheletro, in cui la freschezza e il ritmo accompagnano e rilanciano senza tentennamenti, mentre una salinità di “ispirazione” salmastra ti racconta ancor meglio dei suoi luoghi.
A 13 euro o giù di lì il catarratto che vorrei, senza ammiccamento alcuno verso certe versioni “catarratto-chardonnaysizzate” tanto in voga. A 13 euro o giù di lì una sorpresa giovane e bella, che nel suo piccolo ti fa capire di ricchezza e biodiversità. Tutte cose che hanno a che vedere con la terra. E che mi fanno stare bene.
La chiosa:
Vedi un po’ le coscienze nuove cosa ti combinano sull’isola!? Via dalla pazza folla: non i colori saturi e sgargianti, non la grassezza “oleosa” di certe esasperazioni tuttofrutto, casomai la ricerca di felici approdi nel nome della snellezza gustativa e delle sfumature. Dodici gradi alcolici, acidità fremente (8 g/l), pochissima solforosa e una droiture da vino d’alta quota: ecco, lì sta la meraviglia, lì lo spariglio.
La vigna matura, il vento e le basse rese ci mettono del loro. Nel bicchiere non c’è una flessione, ché il vino pare librarsi. Il giorno dopo non fa una piega, e quasi quasi si fa ancor più ispiratore. Marco Sferlazzo, nell’entroterra di Alcamo, sperimenta le potenzialità innate della sua terra, portando avanti con passione una idea di viticoltura pulita e consapevole. Siamo ai primi imbottigliamenti, d’accordo, ma la terra che c’è lì è così vogliosa di dimostrare la sua gratitudine che i vini sembrano assumere di già il passo dei “grandi”. Ed è un bel sentire.
Le foto sono tratte dal sito aziendale
Giornalista pubblicista toscano innamorato di vino e contadinità, è convinto che i frutti della terra, con i gesti che li sottendono, siano sostanzialmente incanto. Conserva viva l’illusione che il potere della parola e del racconto possa elevare una narrazione enoica ad atto culturale, e che solo rispettando la terra vi sia un futuro da immaginare. Colonna storica de L’AcquaBuona fin dall’inizio dell’avventura, ne ricopre da anni il ruolo di Direttore Responsabile. Ha collaborato con Luigi Veronelli e la sua prestigiosa rivista Ex Vinis dal 1999 al 2005; nel 2003 entra a far parte del gruppo di autori che per tredici edizioni darà vita alla Guida dei Vini de L’Espresso (2003-2015), dal 2021 rientra nell’agone guidaiolo assumendo il ruolo di referente per la Toscana della guida Slow Wine.