Il vino: Cesanese del Piglio Superiore DOCG Civitella 2009 – Macciocca
Cru/Vigneto/provenienza: località Civitella – Piglio (Frosinone)
Vitigni: cesanese d’Affile
Data assaggi: gennaio 2014
Il commento:
La tendenza granata, la cupa fittezza e quel velo di opacità non scalfiscono di certo l’essenza, che ci parla di un naso “aperto”, dispiegato, espressivo, ampio e caratteriale. Tanto per cominciare. Sono amarene schiacciate, prugne, spezie orientali, gariga, ferro, grafite, iodio e catrame. E’ un naso potente e sfumato al contempo, di timbro mediterraneo e indole vulcanica, il cui intrico aromatico -anche a distanza di un giorno- marca l’aspetto forse più affascinante di questo vino.
In bocca il generoso contributo alcolico risulta ben mitigato dalla freschezza acida, che sorregge il sorso donandogli senso, direzione e una beva più agile delle attese. Entra sinuoso, avvolgendoti in stoffa vellutata, ma senza risultare molle; c’è grazia estrattiva qui, e nessun irrigidimento; i tannini non sono aggressivi o amarognoli (come può accadere se hai a che fare con certi Cesanese), bensì fusi e fitti. Il finale è lungo e saporito, dalla evidente scodata sapida. Le sfrangiature apportate dal tempo e dalla evoluzione non ne scompongono il fascino viscerale e il tratto carnoso.
Una tipologia poco frequentata il Cesanese, questo è vero. Così come è vero che, con il Civitella di Mario Macciocca, scoprirai la “Ciociaria liquida” che non ti aspetti, ma che hai sempre sognato un giorno di poter incontrare. E’ un bel vedere. A 10 euro o giù di lì sugli scaffali d’Italy.
La chiosa:
Se c’è un argomento che proprio non ha mai attratto gli eno-appassionati “nostrani”, questi è il Lazio vitivinicolo. Non mi vien da rammentare discussioni focose, appassionate, partecipate sul tema, salvo rarissimi casi (chissà se patologici). Certo che questa regione, intesa come tessuto dei produttori e delle istituzioni ad essi preposte e dedicate, ci ha messo del suo per arrivare a questo. E però la curiosità e la perseveranza, anche nell’ascolto, anche nella ricerca, ci insegnano a non disporre pietre tombali prima del tempo. Soprattutto se hai il piacere di scoprire che qualcosa si sta muovendo. E’ come un piccolo ma leggibile movimento tellurico, fatto di consapevolezze nuove e viticoltura pulita, che va radicandosi in territori di profonda e antica vocazione vinicola: come il Piglio frusinate, per l’appunto.
Qui a Civitella ci troviamo ancora sotto i 400 metri slm (si può andare anche più in alto), ma la terra è argilla rossa e il substrato tufaceo figlio legittimo del vulcano. L’imprinting del terroir è eloquente, in questo caso mirabilmente messo a nudo da Mario Macciocca nella sua piccola, omonima tenuta fondata dal nonno (a proposito, la sua famiglia gestisce un’altra cantina di culto, La Visciola, capace anch’essa di partorire meraviglie). Non so fino a che punto le pratiche biodinamiche abbiano inciso sulla fisionomia dei vini. Fatto sta che questo vino è enormemente personale, e si muove a suo agio fra grazia e rusticità, regalandosi un profilo organolettico da cui respirare purezza, rigore tipologico, personalità mediterranea. Un vino, un esempio di vino, che illumina a giorno il faticoso cammino della vitivinicoltura laziale verso la riscoperta delle proprie potenzialità, un tempo tanto decantate e fin troppo in fretta dimenticate, “grazie” all’operato tutto men che ineccepibile dell’uomo, che ha eletto spesso e volentieri l’approssimazione e la scorciatoia a bandiera politica e a pratica sul campo. Ecco, da vini così ti accorgi che un’altra strada è possibile. E che porta dritta al futuro.
La foto è stata tratta dal sito www.insearchofterroir.tumblr.com
Giornalista pubblicista toscano innamorato di vino e contadinità, è convinto che i frutti della terra, con i gesti che li sottendono, siano sostanzialmente incanto. Conserva viva l’illusione che il potere della parola e del racconto possa elevare una narrazione enoica ad atto culturale, e che solo rispettando la terra vi sia un futuro da immaginare. Colonna storica de L’AcquaBuona fin dall’inizio dell’avventura, ne ricopre da anni il ruolo di Direttore Responsabile. Ha collaborato con Luigi Veronelli e la sua prestigiosa rivista Ex Vinis dal 1999 al 2005; nel 2003 entra a far parte del gruppo di autori che per tredici edizioni darà vita alla Guida dei Vini de L’Espresso (2003-2015), dal 2021 rientra nell’agone guidaiolo assumendo il ruolo di referente per la Toscana della guida Slow Wine.
2 risposte
C’è un’evidente contraddizione tra testo e foto: va bene che sono entrambe annate dispari, ma 2009 non è 2011 (probabilmente l’ultima annata in commercio, questa). Chi dei due ha ragione?
La contraddizione è evidente, ma abbiamo inserito ‘sta foto (peraltro gentilmente tratta da un altro sito) per mancanza di altro a portata di mano….. e comunque l’annata raccontata è la 2009.
saluti
fernando