ALBA (CN) – Ho un’intima convinzione, più sentimentale che ragionata: se certi vitigni posseggono una natura tardiva e accade che l’andamento climatico stagionale riesca ad assecondare perbene questa vocazione, ossia consenta loro di maturare tardivamente per davvero (chessò, il nebbiolo ad ottobre inoltrato e, perché no, anche a novembre) ecco che la fenologia della pianta ne esce maggiormente appagata. L’uva è più contenta, insomma. E i bicchieri che verranno anche.
Perché se è evidente che la commistione vitigno-terroir, in questi casi, deve essere davvero speciale per garantire regolarità, continuità e maturazioni, è anche vero, o così a me sembra, che rientra nella natura delle varietà tardive la capacità di sintetizzare al meglio la bellezza. In altre parole, sta nelle corde delle varietà tardive una bellezza più bella. Quasi che il lento stillicidio di una lunga stagione di attese e di accrescimento, con tutti gli annessi e connessi in materia di rischi agronomici, ripagasse con la profondità.
Ecco, così è stato il millesimo 2013 per le uve nebbiolo, consacrato da due mesi perfetti -settembre e ottobre- per apporto di calore ed escursioni termiche, che se pure non hanno recuperato i pesanti ritardi accumulatisi nelle prime fasi vegetative, han fatto comunque sì di accompagnare amorevolmente uve che avevano ancora bisogno di tempo per arrivare alla giusta maturazione, soprattutto fenolica. Quindi, qualità del tannino e freschezza acida sono le doti fondanti dei Nebbiolo targati 2013, figli legittimi di una vendemmia tardiva. Una acidità di quelle buone, badate bene: pervasiva, stratificata, non così semplice da ottenere sempre e comunque.
E la nutritissima compagine dei Barbaresco 2013 presente a Nebbiolo Prima non ha fatto altro che suggellare l’asserto. Un’annata che piacerà a chi ama ritmo, contrappunto gustativo, dinamica. Non c’è stato quindi da morir di noia alle prese con i quasi 120 Barbaresco di un giorno. Dalla cui disamina è uscita fuori una mappatura sentimentale che ha riservato gli sguardi più invaghiti ai Barbaresco di Barbaresco, in virtù di una maggiore omogeneità qualitativa rispetto agli altri storici comuni della denominazione, Neive e Treiso. Lì dove l’exploit o il conseguimento importante, possibile ma meno frequente, è stato magari esaltato da un panorama non esente da qualche incertezza o sfocatura.
Nota: note di assaggio riportate in stretto ordine di apparizione, con il grado di immedesimazione da immaginarsi. Mancano all’appello diverse etichette, pur presenti, in quanto affette da aleatorietà fra bottiglia e bottiglia, illeggibilità, stato confusionale, tappi infami e tappi subdoli. Un’evenienza non così rara, purtroppo.
BARBARESCO 2013 ZONA BARBARESCO
Barbaresco Asili 2013 – Ca’ del Baio
Interpretazione muy apprezzabile di Asili: contrasto e croccantezza di frutto, temperamento ed eleganza maritati, aura balsamica. Una “quadra” solo leggermente scalfita da un finale di bocca più stretto che diffusivo. Ma sono questioni di lana caprina.
Barbaresco Asili 2013 – Chiarlo
Ai sentori di terra e fiori, a una trama aromatica interessante solo in cerca di maggiori dettagli, fa da contraltare l’ingerenza del rovere, ciò che tende ad incupire il tratto gustativo e a renderne meno fluida l’articolazione.
Barbaresco Asili 2013 – Cascina Luisin
Frutto di ciliegia e senso delle proporzioni annunciano tipicità e candore. Solo l’alcol a sfilacciarne la trama e a smorzarne tensioni.
Barbaresco Asili 2013 – Ceretto
Un velo di introspezione non impedisce di apprezzarne la freschezza e la sottigliezza aromatica, a disegnare una trama particolarmente tonica e sfumata. Bocca coesa, bilanciata, carnosa e sensuale, di lodevole allungo e dichiarato carattere. Respiri aria di Barbaresco di Barbaresco qui, senza barriere ostruttive (vivaddeo!). Sì, un’inattesa “trasparenza” apre a nuovi orizzonti interpretativi in casa Ceretto, nel nome dell’ariosità e delle sfumature di sapore.
Barbaresco Martinenga 2013 – Tenuta Cisa Asinari dei Marchesi di Gresy
Sottile, rarefatto, cesellato, elegante. Soave e leggiadra la sua carnosità, senza nulla perdere in continuità e tensione. Un vino come al solito maledettamente attraente e tutto da bere. L’istinto, più che il ragionamento, porta alla immedesimazione.
Barbaresco Sorì Montaribaldi 2013 – Montaribaldi
Ad un naso piuttosto confuso e ancora in ritardo di focalizzazione, risponde una bocca piena e polposa, dove a prevalere è una sensazione di placida voluttà, più che di dinamismo o reattività.
Barbaresco Montestefano 2013 – Luigi Giordano
Per il secondo anno consecutivo, casomai qui con maggiore forza, Luigi Giordano ( da non confondere con Giordano vini, padre-padrone della vendita per corrispondenza) ci sorprende con un coup de coeur. Difficile rimanere insensibili al fascino indiscreto dei profumi, così sussurrati, chiaroscurali, dettagliati, con quello struggente sottofondo floreale a confonderti ben bene. In bocca poi è delizioso, avvincente, teso e delicato al tempo stesso. Outsider se ce n’è uno.
Barbaresco Bric Turot 2013 – Prunotto
I profumi, già quelli, un compendio ispirato di terra, frutti rossi del bosco e florealità (tanto da richiamare alla mente un rosé), bastano e avanzano alla piena soddisfazione. Il passo leggero, ormai emblematico, si muove in bilico fra essenzialità e magrezza. Nei sottotraccia di una trama affusolata, che sposa appieno le ragioni della bevibilità, trovano voce alcuni accenti più crudi, a raffreddare un incanto.
Barbaresco 2013- Silvia Rivella
Il frutto maturo della ciliegia, e una inflessione più “scura” come di china ed inchiostro, rendono piuttosto sbozzato il quadro dei profumi. La metronomica saldezza, e la linearità della sua bocca, non sembrano intenzionate a comprendere nel conto lo slancio e la progressione. Non questa volta.
Barbaresco Lurens 2013 – La Biòca
L’amalgama risente fin troppo del contributo del rovere. Così il frutto tende a spalmarsi sul palato, facendo uno sgambetto alla scorrevolezza. Tannino, di contro, irriverente.
Barbaresco 2013 – La Biòca
Rispetto al Lurens le note boisé addolciscono il giusto lasciando maggiore spazio alla piacevolezza. Il sorso mostra una certa continuità nello sviluppo, risultando ben indirizzato e tattilmente setoso.
Barbaresco Ca’ Grossa 2013 – Rigo Filippo Cascina Rabaglio (ai Rabaj)
Tenacità, frutto vivo e croccante. Le deboli inflessioni vegetali non ne smussano la sostanziale eleganza. Mi piace la sensazione tattile, mi conforta la limpida sua gradevolezza. Anche se manca di un allungo che possa definirsi superiore.
Barbaresco Angelo 2013 – Albino Rocca
Ottimo conseguimento ispirato dalla trasparenza espressiva, capitolo nuovo di una traiettoria stilistica che, in casa Rocca, va progressivamente ridisegnando i vini sgrondandoli dagli eccessi. Qui eleganza e carattere vanno a braccetto, la dinamica è avvincente, la freschezza adeguata, il tono giusto, la vibrazione quella tipica di un bel vino, tutto sprint e savoir faire.
Barbaresco Quarantdue42 2013 – Rattalino
Tenero, rilassato, accomodante, “di compagnia”. Interessante il mélange fra dolcezza fruttata, accordature fumé e setosità del tessuto.
Barbaresco 2013 – Socré
Colore vivido e acceso, bocca grintosa ma anche rugosa. Di presenza scenica, senza i dettagli attesi.
Barbaresco 2013 – Boffa Carlo
Un frutto dal coté maturo trova salvifici appigli nella freschezza di fondo. Ma l’intensità dei sapori, innegabile, stenta a trovare finalizzazione adeguata per via dell’amalgama incerto.
Barbaresco Bric Balin 2013 – Moccagatta
Colore, frutto e rovere in prima linea, a suggerire uno stile moderno e una dinamica “a trazione anteriore”. L’indole impattante si prende il rischio di ottundere articolazione e disegno. E in questa fase è difficile scorgere il barlume varietale.
Barbaresco Ovello 2013 – Boffa Carlo
La centralità del frutto, la nitida sua definizione, restano inquadrati in uno sviluppo gustativo teso e concreto. La pienezza delle forme non scade quindi in mollezza, e a vincere è la tenacità.
Barbaresco Ovello Vigna Loreto 2013 – Albino Rocca
Interessanti la coesione e il sentimento di fondo, intrigante la nota mineral-ferrosa, aggraziato, piacevole, sincero, appena rilassato nella dinamica. Stile apprezzabile.
Barbaresco Pajé 2013 – Boffa Carlo
Carnoso e potenzialmente interessante, il rovere – generoso come non mai, forse nuovo – obbliga e comprime, smussandone disegno ed ariosità. Peccato, perché lo scheletro sapido prometterebbe bene….
Barbaresco Pora 2013 – Musso
Bella sensazione floreal speziata per un vino sciolto, carezzevole, giocato sulle mezze tinte, infiltrante più che incisivo, da ascolto attento. Sorpresa!
Barbaresco Rabajà 2013 – Cascina Luisin
C’è un lato vinoso che non gioca a favore di complessità; per il resto appare un buon componimento, accondiscendente, comunicativo, morbido. Non la tensione attesa insomma, ma conserva un suo perché.
Barbaresco Rabajà 2013 – Castello di Verduno
Bella la traccia sapido-minerale in questo vino nudo e cristallino; e bella la cifra stilistica. Mi piace la sua “ricca essenzialità”, fra terra lieve e fiori: davvero delizioso, come non mai.
Barbaresco Rabajà 2013 – Cortese Giuseppe
Brillante, sanguigno, definito in ogni passaggio gustativo, una scheggia di freschezza e vitalità che all’aria è in grado perfino di guadagnare qualcosa in sinuosità ed eleganza. Un Cortese in assetto “comunicativo” insomma, e per questo istintivamente seduttore.
Barbaresco Rio Sordo 2013 – Musso
A due velocità. Lacca e rovere cercano di impedirne il naturale sviluppo, offuscandone dettaglio e scorrevolezza; di contro c’è quel finale inatteso, più snello e fresco, a rincuorare gli animi.
Barbaresco Roncaglie 2013 – Poderi Colla
Buona freschezza di fondo e buona dimensione fruttata, senza ridondanze. Ancora da sdilinquirsi e da distendersi al meglio ma la saldezza potrà assicurare un futuro brillante ad un vino equilibrato, pulito, netto.
Barbaresco Ronchi 2013 – Albino Rocca
Definito, vivo, tonico, bel frutto e bel commento di ferro e grafite. Incisivo, anzi grintoso, perde per strada un pizzico di finezza rispetto agli altri cru della casa, ma è molto buono.
BARBARESCO 2013 ZONA ALBA
Barbaresco 2013 – Alessandro Rivetto
Umori di terra e ciliegia accompagnano un profilo gustativo compatto, caldo per l’alcol, adeguatamente coeso nelle trame, anche se non particolarmente lungo.
Barbaresco Ad Altiora Montersino – Taliano Michele
Fra i Barbaresco provenienti da Alba che si siano presentati in uno stato di forma “leggibile” e non compromesso, è apparso quello più sinuoso e garbato, anche se un po’ remissivo. Oddio, non che sia un mostro di complessità e progressione, ma si difende con onore.
Assaggi effettuati ad Alba nel mese di maggio 2016
Contributi fotografici: panorama fra Martinenga e Asili; fra i filari dei Pajé
Precedenti contributi:
Barolo 2012 più comuni, Roddi e Novello
Giornalista pubblicista toscano innamorato di vino e contadinità, è convinto che i frutti della terra, con i gesti che li sottendono, siano sostanzialmente incanto. Conserva viva l’illusione che il potere della parola e del racconto possa elevare una narrazione enoica ad atto culturale, e che solo rispettando la terra vi sia un futuro da immaginare. Colonna storica de L’AcquaBuona fin dall’inizio dell’avventura, ne ricopre da anni il ruolo di Direttore Responsabile. Ha collaborato con Luigi Veronelli e la sua prestigiosa rivista Ex Vinis dal 1999 al 2005; nel 2003 entra a far parte del gruppo di autori che per tredici edizioni darà vita alla Guida dei Vini de L’Espresso (2003-2015), dal 2021 rientra nell’agone guidaiolo assumendo il ruolo di referente per la Toscana della guida Slow Wine.