Non so se ogni gesto ascrivibile alle ragioni dell’eroismo si porti sempre con sé le conseguenze di tale unicità, ma illudersi che succeda è legittimo: fa bene alle storie, e fa bene ai pensieri. Nel caso di Ottaviano Lambruschi poi, l’ex cavatore divenuto il decano fra i vignaioli dei Colli di Luni, non fai molta fatica a rintracciarvi felici corrispondenze euritmiche. Perché la foga, la caparbietà, la determinazione solitaria che lo hanno portato un giorno a ricavare un vigneto d’altura laddove prima c’era un bosco, con il solo ausilio delle braccia e di un escavatore, su terreni magri e sciolti di arenarie e galestri, e per piantarvi vermentino poi, non poteva che partorire distinzione.
Oggi Ottaviano ha compiuto 90 anni ma squadra ancora con attenzione da apprendista i suoi vigneti, fra cui lei, la vigna da cui tutto partì, chiamata Costa Marina. Da molto tempo l’anima tecnica della cantina è in realtà il figlio Fabio, preparato, puntiglioso, rispettoso, con una sua idea di vino in testa e la giusta dose di curiosità per confrontarsi col mondo e con la contemporaneità. Ottaviano, con le sue 70 vendemmie alle spalle, sovrintende con implacabile dedizione all’ambaradan. Incredibile l’energia, e tanta ancora la voglia di fare e di spaccare il mondo, mutuate da un forte senso autocritico, la leva per cercare di fare sempre di più e sempre meglio.
Quel che è certo è che i vini della famiglia Lambruschi chiamano prepotentemente distinzione, identità e stile. Riconoscibili fra mille, hanno elevato il vermentino a un tale livello di purezza e di lirica essenzialità da creare i presupposti per un nuovo paradigma, un paradigma con il quale tutti, prima o poi, si devono confrontare. D’altronde sono vermentini di collina questi qua, vini da scisto: affusolati, infiltranti, tesi, elegantemente dettagliati e linfatici, di erbe aromatiche e sale, dove il governo tecnico e la precisione esecutiva compiono il miracolo di non sottometterne l’espressività, assolutamente dipendente dalla terra loro, e da quella soltanto.
Da una dimensione di impresa rimasta prudentemente a misura d’uomo, da 6 ettari distribuiti su vari appezzamenti nel comune di Castelnuovo Magra che vanno dall’alta collina di Costa Marina e Il Maggiore ( lì dove Fabio ha impiantato una nuova vigna nel 2009) alle più placide altitudini di Palvotrisia, i Lambruschi vi ricavano oggi 4 bianchi e un rosso.
Sì, 4 bianchi, perché a partire dalle vendemmia 2019, ad affiancare i classici Vermentino “base”, Costa Marina e Il Maggiore, c’è il nuovo Colli di Luni Vermentino Superiore, una selezione di uve raccolte tardivamente nel vigneto Costa Marina che ha scontato una macerazione sulle bucce di 5 giorni prima di proseguire con l’affinamento classico della casa: esclusivamente in acciaio.
I 2019 di Fabio Lambruschi parlano da soli e senza bisogno di parole. Ti conquistano a suon di sfumature e sottotraccia. Impagabile la suggestione. Io sono tornato alle terre di Luni e ho fatto bene. Era già un po’ che mancavo.
Rivedere poi Ottaviano Lambruschi ti strappa l’emozione. Lui ha la forza che io non ho. La sola sua presenza mi dà conforto.
___§___
I VINI DI UN GIORNO
Colli di Luni Vermentino 2019
Elettrico & scattante, conserva ritmo, tensione e una cristallina definizione. Un po’ stretto e affilato, se vuoi, ma resta comunque una delle versioni migliori di Vermentino “base” di Lambruschi mai assaggiate fin qui.
Colli di Luni Vermentino Costa Marina 2019
Proporzioni perfette, spazialità aromatica e una innata propensione al dettaglio. E poi la consueta finezza, intessuta in filigrana su sentori di macchia, roccia calda, pera e spezie. Una salinità che cresce in bocca e si fa pervasiva, un anelito di purezza a percorrerlo tutto da cima a fondo. Difficile fare di meglio, per un vino che la storia ha consegnato ai vertici e ai ricordi più belli.
Colli di Luni Vermentino Il Maggiore 2019
Austero e compassato (gli accade spesso), dagli stimoli cerealicoli, chiede tempo per sdilinquirsi in un eloquio più rilassato. Senti il sale però, e senti una vigna che cresce. Roccioso, saldo, a suo modo introspettivo, il varietale lascia il posto al carattere, mentre l’ampiezza gustativa e l’incisività del suo passaggio fanno presupporre un futuro all’altezza.
Colli di Luni Vermentino Superiore 2019
Agrume e pietra per un vino vibrante, teso, salino, lunghissimo, tutto grinta e sinuosità. Non lo fermi, è dinamismo puro, e sostanza, e accecante nitore. Semplicemente, una delle massime espressioni di Vermentino mai bevute a queste latitudini (e anche più in là).
Maniero 2019 (sangiovese; canaiolo, merlot)
Morbido, corposo e un po’ indolente, all’attacco dolce e generoso sul frutto risponde con un finale di bocca più contrastato, anche se tendenzialmente amaricante. L’equilibrio non è il suo forte, ma se ne esce con un sale leggero che conforta, portando alla riprova.
___§___
Ottaviano Lambruschi – Via Olmarello 28, Castelnuovo Magra (SP) – www.ottavianolambruschi.it
Giornalista pubblicista toscano innamorato di vino e contadinità, è convinto che i frutti della terra, con i gesti che li sottendono, siano sostanzialmente incanto. Conserva viva l’illusione che il potere della parola e del racconto possa elevare una narrazione enoica ad atto culturale, e che solo rispettando la terra vi sia un futuro da immaginare. Colonna storica de L’AcquaBuona fin dall’inizio dell’avventura, ne ricopre da anni il ruolo di Direttore Responsabile. Ha collaborato con Luigi Veronelli e la sua prestigiosa rivista Ex Vinis dal 1999 al 2005; nel 2003 entra a far parte del gruppo di autori che per tredici edizioni darà vita alla Guida dei Vini de L’Espresso (2003-2015), dal 2021 rientra nell’agone guidaiolo assumendo il ruolo di referente per la Toscana della guida Slow Wine.
Una risposta
Grandi vini (io preferisco tra tutti il Costa Marina), ottimi viticoltori e, per quanto ho potuto constatare di persona, anche persone gentili, ospitali e disponibili. Complimenti per bell’articolo, giusto mix tra semplicità, competenza tecnica e passione “enoica”…