Non è solo il fatto di trovarsi di fronte a un EVO (o come non mi piacerà questo acronimo!) proveniente dalle colline lucchesi, che in materia olivicola rappresentano né più né meno che un giacimento aureo; e non è tanto la raffinatezza garbata e sfumatissima di questo olio “nòvo” di Pieve Santo Stefano, ad accarezzarti i sensi e a farti star bene.
Il fatto è che qui c’è un di più, e quel di più si chiama Scipione. Scipione parla di inclusione, di accoglienza, di solidarietà, di vicinanza. Proprio adesso, proprio qui, che tutto congiura per il distanziamento, anche fra i nostri cuori.
Il progetto sociale recupera alla vita attiva e alle relazioni umane il disagio psichico di persone over 18, e lo fa in modo mirabile e innovativo nello struggente scenario della Pieve.
Ho solo un piccolo rimprovero da farmi: quando Francesca Bogazzi, patronne dell’azienda agricola e capofila del progetto, me ne ha parlato con quel trasporto, e quella forza interiore, accompagnando alle parole un video di presentazione, ho ben nascosto le lacrime.
Ecco, non avrei dovuto.
Giornalista pubblicista toscano innamorato di vino e contadinità, è convinto che i frutti della terra, con i gesti che li sottendono, siano sostanzialmente incanto. Conserva viva l’illusione che il potere della parola e del racconto possa elevare una narrazione enoica ad atto culturale, e che solo rispettando la terra vi sia un futuro da immaginare. Colonna storica de L’AcquaBuona fin dall’inizio dell’avventura, ne ricopre da anni il ruolo di Direttore Responsabile. Ha collaborato con Luigi Veronelli e la sua prestigiosa rivista Ex Vinis dal 1999 al 2005; nel 2003 entra a far parte del gruppo di autori che per tredici edizioni darà vita alla Guida dei Vini de L’Espresso (2003-2015), dal 2021 rientra nell’agone guidaiolo assumendo il ruolo di referente per la Toscana della guida Slow Wine.