Il mondo dei super alcolici mi ha sempre affascinato e così, ogni tanto, dopo cena non disprezzo la compagnia di distillati nobili come il whisky, l’armagnac o qualche buon rum agricolo. Anche il mondo della mixology, diretta emanazione del primo, mi ha sempre intrigato, soprattutto per le infinite variazioni che l’estro umano è capace di concepire.
La vodka è un distillato che riesce a “giocare” bene in entrambi gli ambiti; creata e amata nella sua essenza nel nord-est europeo, è pure la componente principale di alcuni dei più rinomati cocktail. Ammetto però di conoscerla poco, l’ho sempre considerata un mero supporto alcolico senza indagarne più di tanto le differenze e le peculiarità. Così, approfittando del momento di “pausa” delle attività e della disponibilità di Maurizio Costa, titolare del famoso cocktail bar “Violet Hill Cafè” di Lido di Camaiore (LU), mi sono lasciato guidare in una breve degustazione per provare a comprendere meglio questo storico distillato.
Se l’origine della vodka si perde tra le pagine del tempo, in una eterna diatriba tra Russia e Polonia, le materie prime usate e il processo di produzione sono invece una certezza. Gli ingredienti più importanti sono il grano e la segale – spesso distillati in purezza, altrimenti miscelati con altri cereali come avena e orzo – poi le patate, talvolta aggiunte per donare una certa morbidezza, e infine varie spezie, frutti ed erbe, specialmente nel caso delle vodka aromatizzate.
Alcune sperimentazioni hanno portato alla produzione di vodka da mele o da vino ma si tratta di eccezioni. Il processo parte da una maltazione dei cereali, come nella birra, per proseguire con più distillazioni, da due fino addirittura a nove (tre o quattro sono più che sufficienti), in alambicchi continui a colonna con piatti, e la filtrazione, attraverso carbone di legna o sabbie minerali, talvolta anch’essa ripetuta più volte. Infine, l’acqua sorgiva, quando presente e meritoria, viene usata per abbassare la gradazione alcolica dagli oltre 96° ai classici 40°, come stabilito nel 1865 dal famoso fisico matematico Mendeleev nella sua tesi di dottorato. Ovviamente la regola non è così ferrea, per cui si trovano in commercio prodotti tra i 38° e i 50°. Come per tutti i distillati la produzione non è rimasta ancorata alle terre di origine e attualmente si possono contare produttori sparsi un po’ in tutto il globo.
KRYSHTALEVA KIEV 1896: è prodotta dalla Stolichny Standart di Kiev, la più antica distilleria dell’Ucraina, con una selezione di grano di alta qualità e con acqua sorgiva particolarmente pura. Successivamente il moderno filtraggio usa ioni d’argento per ottenere la purezza desiderata. Al naso è molto delicata, si avvertono leggerissimi sentori floreali e accenni agrumati di lime. Al palato è più corposa e rotonda, a una lieve dolcezza di base si contrappone una certa durezza, una sensazione pungente che accompagna tutto il sorso.
STOLICHNAYA PREMIUM: l’origine di questa vodka è in Russia nella città di Samara, nella regione di Kaliningrad; dai primi del Novecento, tralasciando il periodo della caduta del regime sovietico per arrivare ai giorni nostri, l’attuale proprietà produce la vodka (quella riservata al nostro mercato) in Lettonia nella Latvijas Balzams, usando la propria acqua del pozzo artesiano e l’alcol prodotto a Tambov, in Russia. Nasce da un mix di grano e segale, fa 3 distillazioni e passa da 4 stadi di filtrazione di sabbie silicee e carbone di legno di betulla. Più neutra e pulita della precedente sia al naso che al palato, leggerissimi sentori di vaniglia, limone e cereali accompagnano un corpo medio di buona morbidezza e persistenza.
BELVEDERE: il nome è dovuto al palazzo raffigurato in etichetta chiamato Belweder ed è prodotta dal 1993 nella piccola distilleria di Polmos a Zyrardow in Polonia. È una vodka di segale in purezza, della specie locale Dankowskie Diamond, un cereale che, nelle due versioni “cru”, riesce a tramettere le caratteristiche del terroir anche nel distillato. Distillata quattro volte, al naso i sentori di nocciola e pepe sono quasi impercettibili, anche al palato le note aromatiche sono pressoché inesistenti, domina la parte dolce con la sua morbidezza e corposità e, sul finale, emerge anche una punta sapida. Una vodka sinonimo della purezza e, come tale, in grado di offrire poco dal punto di vista organolettico.
GREY GOOSE: saltiamo in Francia, nella zona del cognac, dove a Gensac la Paulle questa vodka viene prodotta dal 1993 con grano invernale ed è filtrata mediante passaggi in rocce calcaree. Al naso si presenta con un leggiadro sentore floreale e di mandorla, mentre al palato rivela una raffinata eleganza muovendosi sinuosa e morbida tra delicati richiami di cereale. Come per la vodka precedente, la mancanza di un carattere spiccato ne fa preferire l’uso nella mixology alla semplice degustazione.
BELUGA NOBLE EXPORT: nella sconfinata e desolata landa siberiana, la distilleria russa Mariinsky produce questa singolare vodka da malto d’orzo dal 2002. È una vodka che potremmo definire aromatizzata, anche se non nel modo più comunemente inteso. Alla selezione di orzo sono infatti aggiunte piccole quantità di miele, estratto di avena e cardo mariano. Il processo impiega l’acqua dei pozzi artesiani che arrivano fino a 300 metri, opera 2 distillazioni, subisce una filtrazione a 3 stadi con sabbie silicee e filtri d’argento ed infine riposa da circa un mese prima di entrare in commercio. L’aggiunta di additivi naturali porta in dote un po’ di sentori ma rimane sempre una vodka, non aspettatevi chissà quale esplosione di profumi. Il malto e il miele sono accennati come pure un floreale che mi ricorda il glicine e un finissimo agrumato. Al palato dimostra un discreto corpo, un buon equilibrio tra note calde e fresche e una buona persistenza. Anche liscia ha un suo perché.
1886 RYE: l’estone Moe Distillery, fondata nel 1688 e rinnovata poi nel 1886 dal farmacista Jakob Kurberg, produce questa vodka usando solo segale bio, la purissima acqua che proviene dal pozzo No 3142 del Pandivere State National Protection Area ed energia rinnovabile al 100%. È una vodka molto tradizionale, molto pulita sia al naso che in bocca. Al palato regnano equilibrio e armonia, la nota dolce non è mai eccessiva e l’apprezzabile rotondità di corpo la fa “scivolare” bene. Buona anche la persistenza.
HOBE MAHE: sempre in Estonia la distilleria Liviko dal 1898 ha subito vari passaggi di proprietà tra pubblico e privato fino ad arrivare al all’attuale proprietario dal 2000. Nomen omen… hobe = argento, mahe = mite, si tratta infatti di una vodka di grano biologica, che effettua 3 passaggi di filtrazione in filtri composti da carbone attivo e 29 elementi d’argento, la cui gradazione alcolica scende a “soli” 39,2°. E il carattere dolce, mite, si ritrova anche in bocca dove un corpo pieno danza con estrema eleganza tra le papille gustative per un tempo piuttosto lungo.
Alla fine di questa degustazione, piuttosto complicata per la delicatezza di profumi e sentori, devo ammettere comunque che la vodka è un prodotto interessante e merita la dovuta attenzione. Tuttavia non mi sono “innamorato” e, per gusto personale, continuerò a preferire altri tipi di distillati dagli aromi più decisi.
Leonardo Mazzanti (mazzanti@acquabuona.it): viareggino…”di scoglio”, poiché cresciuto a Livorno. Da quando in giovane età gli fecero assaggiare vini qualitativamente interessanti si è fatto prendere da una insanabile/insaziabile voglia di esplorare quanto più possibile del “bevibile enologico”. Questa grande passione è ovviamente sfociata in un diploma di sommelier e nella guida per diversi anni di un Club Go Wine a Livorno. Riposti nel cassetto i sogni di sportivo professionista, continua nella attività agonistica per bilanciare le forti “pressioni” enogastronomiche.
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Uno dei miei locali preferiti in Versilia