Che i Castelli Romani abbraccino una produzione vitivinicola storica e vocata è un fatto acclarato e consolidato, che la qualità di queste produzioni sia ormai di ottimo livello e di valore internazionale è altrettanto vero. Allora perché sorprendersi nel degustare i vini di Casata Mergè e percepire fragranze di vissuto o sentori di autenticità? Perché emozionarsi tra sorsi che raccontano di memorie e profumi che evocano passione?
Perché il vino, quando è buono e rappresenta una cultura radicata, una tradizione profonda e un amore incondizionato, fa questo, trasmette sensazioni e provoca coinvolgimento. Proprio ciò che è successo in occasione di una visita organizzata per conoscere meglio l’azienda e degustare in verticale un vino iconico, il Frascati Superiore nella versione Riserva.
Se il tasting poi viene introdotto da una passeggiata in vigna, toccando i filari, respirando i tralci, guardando il frutto dritto degli occhi, allora ci sono tutte le premesse affinché una buona degustazione possa diventare un pezzo di te e restare per sempre nei ricordi, frammenti del tuo passato che custodisci ma che non vedi l’ora di condividere.
Ci troviamo tra Monteporzio e Frascati, un territorio che già i Romani sapevano apprezzare per tante peculiarità, tra cui la bontà dei vini che qui venivano realizzati. Ma la nostra storia è del Novecento, una storia familiare che si tramanda da quattro generazioni e che si evolve restando ancorata alla saggezza dell’esperienza, pur assimilando ciò che di buono portano innovazione e tecnologia, come l’utilizzo di ghiaccio secco o neve carbonica per la criomacerazione.
Come detto il nostro incontro inizia in vigna, immergendoci prima nella culla della materia prima, per assorbire il più possibile del lavoro e delle cure che vengono dedicate a queste piante e imparare qualcosa in più che ci aiuti a interpretare al meglio il prodotto finale. Vigneti storici e nuovi innesti si distribuiscono, a seconda delle caratteristiche geologiche del terreno, tra i 25 ettari vitati, che costituiscono il vero patrimonio dell’azienda, dove l’enologo Maurilio Chioccia realizza vini della tradizione rappresentativi del territorio, ma anche etichette dal respiro più internazionale e “moderno”, sempre con risultati di pregio.
Tornati in cantina ci ritroviamo intorno al tavolo, con Massimiliano Mergé, alcuni giornalisti e diversi esperti del settore, dove i calici sono già pronti ad accogliere cinque annate del Frascati Superiore Riserva Sesto 21 e un campione biologico della linea 1960. A margine abbiamo poi avuto modo di provare anche etichette alternative di interesse, che scopriremo alla fine.
1960 – Frascati Superiore docg Bio 2023
Questo è il primo passo verso una conversione biologica avviata secondo gli opportuni correttivi di produzione. Come da disciplinare si tratta di un assemblaggio di malvasia puntinata, che è protagonista sia nella percentuale di utilizzo che nel carattere delle vigne cinquantenni; il trebbiano è la varietà di sostegno, con un corredo di piccoli contributi che possono variare tra greco, malvasia di Candia, bombino o bellone. Annata complicata e vinificazione in acciaio con fermentazione spontanea, per un bianco timidamente paglierino dai profumi floreali e freschi, e dai riverberi fruttati che ritroviamo poi al palato, dove si apprezzano anche fragranze di mela e di erba da foraggio, accompagnate da un allungo minerale e un ritorno fruttato che agevolano la beva. Piacevole
Sesto 21 – Frascati Superiore docg Riserva 2022
Passiamo alle Riserve, che godono di un riposo prolungato 12 mesi in cantina e quindi di una struttura più decisa. Questo campione arriva al naso con sentori più fruttati che floreali, in cui percepisco anche note esotiche, mentre al palato emerge una morbidezza di fondo pingue, che sposa un’acidità apprezzabile e un ritorno sapido lievemente ammandorlato. Suadente
Sesto 21 – Frascati Superiore docg Riserva 2021
Continuità gusto-olfattiva rispetto all’annata precedente, ma con sensazioni più dirette, in cui si avverte meno calore alcolico, seppure disciplinato, meno opulenza e note più mature di frutta gialla, con riverberi di miele e mineralità delicata. Lineare
Sesto 21 – Frascati Superiore docg Riserva 2018
Questo salto temporale si avverte tutto, anche per una storia climatica particolare, ma rispetto ai precedenti campioni avvertiamo l’evoluzione, con aromi di ginestra, erba umida, pera, pietra focaia e profondità di beva. Un vino ricco e complesso che cattura l’attenzione. Palpitante
Sesto 21 – Frascati Superiore docg Riserva 2017
Cede qualcosa rispetto al 2018 in termini di complessità, ma il naso è particolare, su note prevalentemente minerali che ritroviamo in bocca, con un registro iodato e un’ampiezza glicerica avvolgente che stimolano la salivazione. C’è un ritorno floreale nel respiro post beva che regala anche una nuance di cedro candito. Diverso
Sesto 21 – Frascati Superiore docg Riserva 2016
Il mio preferito della verticale, anche se nell’approccio olfattivo appariva timido in confronto al precedente per una diversa temperatura di servizio, esplode in bocca. Il sorso è abbacinante, ricco, ampio e profondo, composito nelle componenti sensoriali e smaccatamente minerale (Fil Rouge di tutte le annate), ma con un sostegno acido deciso e una oggettiva fragranza di frutta matura, su cui si dipanano tracce mielate, anzi di croccantino. Persistenza e complessità, ragione e spensieratezza, sorpresa e riflessione. Appagante
A questo punto le sorprese.
Frutto di sovrainnesti di parte dei vigneti originali con cloni di sauvignon blanc, che hanno beneficiato di stratificazioni laviche in un terreno basaltico ricco di silicio, questo vitigno ha trovato una condizione pedoclimatica ideale trasmettendo al vino una tipicità riconoscibile e al tempo stesso peculiare. Profumi deliziosi di biancospino e acacia accompagnano le note tipiche del vitigno e quelle minerali caratteristiche dell’areale. Fresco al palato, agrumato e sapido, denso e corposo, godibile e verticale, si lascia bere con gusto lasciando presagire un futuro interessante. Emblematico
Ecco un buon Syrah, un vitigno che nel Lazio trova diverse collocazioni utili ad esaltarne connotati e qualità, trovando in questo versante una ulteriore veste aromatica, integra nelle sue peculiarità ma anche soggetta a restituire il carattere dei Castelli romani. Rubino vivido e intenso, si apre al naso con sentori di sottobosco e rovo; in bocca è croccante, con fragranze di ribes nero, mora e mirtillo, per una chiusura speziata che richiama la cannella e il cacao, la liquirizia e il tabacco. Gustoso
CASATA MERGÈ
Alma Vini
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Riccardo Brandi (brandi@acquabuona.it), romano, laureato in Scienze della Comunicazione, affronta con rigore un lavoro votato ai calcoli ed alla tecnologia avanzata nel mondo della comunicazione. Valvola di sfogo a tanta austerità sono le emozioni che trae dalla passione per il vino di qualità e da ogni aspetto del mondo enogastronomico. Ha frequentato corsi di degustazione (AIS), di abbinamento (vino/cibo), di approfondimento (sigari e distillati) e gastronomia (Gambero Rosso). Enoturista e gourmet a tutto campo, oggi ha un credo profondo: degustare, scrivere e condividere esperienze sensoriali.