Diari di campagna 2024/ Toscani, a Casale Marittimo

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Rocco Toscani (figlio di Oliviero) sta facendo tesoro della sua umiltà. Non era scontato, con il nome che porta, ma è andata così. Un’umiltà intrinseca, connaturata, che insaporisce con una forte passione; in azienda fa tutto, il vignaiolo per esempio, e governa con occhio sensibile un piccolo paradiso di biodiversità affacciato sulle alture di Casale Marittimo, in un luogo che è sì collina ma anche un po’ mare.

Quattordici ettari di vigna su tre corpi distinti a diverse quote altimetriche, e poi oliveti, cavalli, colombi viaggiatori, macchia mediterranea, latifoglie. E poi ancora vento e silenzio.

Dell’azienda paterna ha amorevolmente stravolto i gesti e gli obiettivi, praticando fin da subito un’agricoltura biologica, smettendo di cimare le viti e di lavorare i terreni, e orientandosi (sostanzialmente) su soli due vitigni: syrah in primis, di cui si è innamorato, cabernet franc in secundis. Nella vigna più alta di quota, che è poi quella più estesa, la terra assume un colore rossastro, è ricca di ossidi di ferro e possiede un’anima calcarea; il luogo è segnato dalla ventilazione, dalla biodiversità e dall’influenza del mare.

Nella gamma dei vini, invece, ha progressivamente introdotto nuove etichette monovarietali con l’idea di recuperare il senso e la dimensione del vino pop, lì dove sincerità espressiva e spontaneità possano fare il paio con un’enologia formalmente curata. Ci sta riuscendo: i vini della contemporaneità accolgono anima e precisione esecutiva. Soprattutto sul fronte del syrah, che Rocco traduce in ben 4 referenze un per l’altra di brillante nitore e godibilità, a coglierne l’intrinseca versatilità di vino-vitigno.

C’è un rifermentato in bottiglia soffice e fresco (Lolì), c’è un Syrah “acciaioso” croccante e gastronomico che ispira l’instintualità di un bere amico (Itoscani), c’è la versione affinata in legno grande (Vedomare) che in un millesimo particolarmente riuscito come il 2021 si distingue per equilibrio e misura espressiva, eppoi ce n’è una che spicca su tutte per una semplice ragione: si chiama Lumeo (annata 2021), è stata vinificata in anfore di terracotta e affinata in cocciopesto. Mica per altro, perché non si tratta soltanto di un bel Syrah, ma di un approdo.

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