Diario di un bevitore scettico

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Agosto 2024
È più di un anno che non scrivo di vino. Da un bel po’ non trovo attrazione. Ho fatto esperienze a centinaia per il vino e grazie al vino. Anni e anni. E ora da un pezzo mi sento asciutto, lontano. Leggo, mi informo, assaggio ogni tanto. Ma sento che qualcosa è cambiato.
Non riesco più a capire i rossi grossi, i bianchi mi danno spesso l’impressione di nulla.
L’alcol mi dà fastidio, lo sento come un impaccio. 14 e mezzo non li sopporto più ma per tanti vini ormai è lo standard. Uno dei pochi che ancora riesco a amare è il Canayli(1), che rimane aggrappato miracolosamente alla sua gallurese mineralità saporita.
Per il resto questo caldo mi rende insopportabile tutto, questo caldo li rende insopportabili. Un sorso e li butterei nel lavandino. Non è quello che voglio.
Possiamo parlare di vini dealcolati? Sacrilegio?(2) Ma che vada a farsi friggere chi si straccia le vesti, voglio saperne di più. Una bibita fresca mi fa più gola di un mattone da 15, se non ci svegliamo da soli ci sveglia il deserto che avanza.

19 agosto
A un Conad di periferia trovo una bottiglia: Pinot grigio 9° Mezzacorona, linea “Naturally”(3). Tappo a vite e nove gradi, questi han capito come gira il mondo. Lo assaggio. Il basso grado alcolico lo ottengono lasciando alto il residuo zuccherino; manca di acidità e di personalità, non mi fa impazzire. Ma è un filone da tener presente.


20 agosto
Percorro il sud della Francia. Il Roussillon fa paura per la massa di vigneti di pianura, un quantitativo sterminato di vigne meccanizzate riarse. Attraverso i vigneti del Corbières; a Fontfroide(4) assaggio i vini presenti nell’enoteca della splendida abbazia. Si salvano solo gli IGT: un moscato secco e un giocoso blend cinsault-nielluccio del Domaine Py. I vini alti, gli AOC Corbières dell’abbazia, sono legno con dietro il nulla. Ed è il 2024 in Francia, non gli anni Novanta a Suvereto.


21 agosto
Da Carcassonne verso Béziers, bellissime strade lungo il Canal du Midi. Ogni tanto una macchina vendemmiatrice attraversa la strada, hanno già iniziato. Mi piange il cuore a vedere sterminati vigneti di pianura riarsi dal sole e piegati dal vento rovente che viene da sud. Vento incessante e bollente, le viti sono quasi tutte in stress idrico, brutte, defoliate, assetate. Si salvano solo i vigneti irrigati. Se qualcuno mi ripete la solfa che la vite deve soffrire per fare il vino buono gli consiglio di farsi un giro qui nel Minervois. Sembra l’anticamera del deserto.
Fin che c’è il sole alto la vita si autosospende. A sera un commovente tramonto al Pont du Gard. C’è festa e canzoni, vento fresco e i vignaioli del distretto che presentano i loro vini. Folla ai banchetti, bastano sei euro per un bicchiere e due assaggi. Anni addietro mi sarei tuffato. Ma oggi non tocco vino. È un mondo e un modo che non mi attira più.


22 agosto
L’A9 da Avignone a Lione è un forno riarso fin sopra Valence. Dal finestrino vigne piatte meccanizzate a perdita d’occhio. Lungo un filare spunta ostinato un albero di almeno due anni; i macchinari non riescono a riconoscerlo, tutt’al più gli fanno la prepotatura, chissà quanto andrà avanti. A nord, la Côte Rôtie si vede che ha un altro passo. A Lione mangio in un “bar à fromages et vins”(5). Siamo in quartiere universitario e tutti i locali che non vanno a birra si buttano sui vini naturali. Male. Servizio non empatico, formaggi normali, per vino mi propongono un calice “très friuté, un Beaujolais”. Evidenti spunti acetici. No, questo non è un Beaujolais in stile naturale, questo è un vinacccio, senza girarci intorno.
Dopo il Beaujolais ho voluto pulirmi la bocca in un’altra enoteca. Ma niente. Siamo al centro del mondo ma al bicchiere arrivano solo vini inespressivi.
“Ici commence la géntrification”, leggo scritto su un muro.


23 agosto
Lione è bellissima. Ha un sacco di ciclabili, non quanto Barcellona che in questo è sorprendente, ma in ogni caso tante. Due fiumi che attraversano una città significano ponti, vento, differenze, isole e prospettive cangianti. Il paesaggio urbano qui cambia di strada in strada.
Il rientro in Italia è sconfortante. Nella valle della Maurienne ci sono 23 gradi, a Bardonecchia 28 e umidità appiccicosa. L’autogrill dopo Oulx è lercio, rugginoso, i bagni abbandonati, incommentabili. Benvenuti, bentornati.


24 agosto
Rifletto su Acetyca(6), la startup innovativa che produce bevande analcoliche a partire da basi di aceto, mele, agrumi. C’è dietro uno studio e competenze enormi (Andrea Bezzecchi di Acetaia San Giacomo, il gastronomo Paolo Tucci, la chef Beatrice Guzzi). Nessuno ne parla. Ci lamenteremo in futuro per l’occasione mancata? Eppure questa sembra una strada da scandagliare bene. E si parte sempre da uve di qualità.

25 agosto
Esiste ancora il concetto di “vino quotidiano”? Che caratteristiche deve avere un vino quotidiano? Io dico: bassa gradazione, facilità di beva, espressività. Se non è espressivo, il gioco non vale la candela. Quali sono stati gli assaggi che mi hanno fatto felice nei mesi scorsi? Quasi tutti nella fascia dei cosiddetti vini quotidiani. Faccio un nome: i bianchi piacentini del Vecchio Consorzio 1953(7). Il Consorzio ha un progetto preciso: uve pagate il giusto ai piccoli coltivatori per salvaguardare l’agricoltura di collina e evitare l”espianto dei vigneti; vini classici del territorio, freschi, sui 12 gradi alcolici, molto saporiti, venduti anche nella grande distribuzione (Conad, Carrefour). Tra l’altro hanno anche un sidro di vecchie varietà di mele, circa 7 gradi alcolici, tanto sapore e tantissima freschezza. Ecco cosa intendo per vino quotidiano.


Attendo qua perplesso che passi il caldo; penso alle sfide dell’agricoltura, alle sfide dell’alimentazione. Ripenso ai mandorli insteriliti dalla siccità al bordo delle strade del Midi francese, uguali a quelli delle provinciali riarse nell’interno della Sicilia o della Sardegna. Siamo sulla stessa barca, non ci salveremo in solitaria.

 

NOTE

(1) Canayli – Vermentino superiore di Gallura DOCG. Cantina Gallura, Tempio Pausania (OT). Prezzo in enoteca 12-14 euro. https://www.cantinagallura.net/

(2) https://www.fanpage.it/politica/il-vino-dealcolato-e-un-orrore-la-nuova-crociata-del-duo-lollobrigida-coldiretti-contro-le-aziende-italiane/

(3) Pinot Grigio IGT 9° Naturally – Mezzacorona (TN) prezzo in GDO circa 5 euro. https://www.mezzacorona.it/it/

(4) Abbazia di Fontfroide (bellissima, tappa molto consigliata), Narbonne, Francia. https://maps.app.goo.gl/wE5hanDupcvFqaNPA sito web: https://www.fontfroide.com/ e il domaine: https://www.vins-de-fontfroide.fr/ Domaine Py: https://www.domaine-py.com/ il blend cinsault-nielluccio si chiama (sic) Cinccio. Il nielluccio, arrivato attraverso la Corsica, non è che il sangiovese.

(5) L’amour de nuit, Lyon, quartiere universitario. https://www.amourdenuit.fr

(6) Acetyca https://acetyca.com/

(7) Vecchio Consorzio 1953, via Osteria Nuova, 5 Bacedasco Basso Vernasca (PC) https://vecchioconsorzio1953.it/wp/ I vini che segnalo: Stringimi forte (macerato rifermentato a base malvasia trebbiano ortrugo) e Potenza arancione (macerato fermo da malvasia e moscato bianco). Prezzi sui 12 euro a bottiglia.

 

 

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