Nel cuore della Calabria, tra le colline di Nicotera, Limbadi e Comerconi, si trova Casa Comerci, custode di una tradizione secolare legata al vitigno magliocco canino. Una varietà autoctona, acida e rustica, caratterizzata da una buccia spessa e ricca di tannini, che rappresenta un pezzo importante della storia vitivinicola calabrese, oggi al centro di un’interessante riscoperta e conseguente rivalorizzazione.
Dal punto di vista geografico, siamo appena all’interno della cosiddetta “Costa degli Dei”, sul versante tirrenico della provincia di Vibo Valentia. Questa splendida area è conosciuta anche come “Costa Bella” per i suoi paesaggi mozzafiato, che combinano spiagge di sabbia bianca, scogliere spettacolari e acque cristalline. La zona è famosa per le sue località turistiche, tra cui Tropea, Capo Vaticano e Pizzo, che attirano visitatori da tutto il mondo. Con un clima mediterraneo ideale per la viticoltura, la Costa degli Dei offre anche un terreno fertile per la coltivazione di varietà autoctone, come appunto il magliocco canino, su cui ci concentreremo, ma anche il greco bianco, che qui assume caratteristiche particolari grazie alle spiccate mineralità e sapidità.
Ho conosciuto Rosa Comerci, titolare dell’azienda, ed Emiliano Falsini, enologo toscano giramondo, che qui in Calabria lavora ormai da molti anni. Rosa mi spiega come il Magliocco Canino abbia una “tradizione antichissima” nella sua famiglia. “Già agli inizi del Novecento, ai tempi di mia nonna, la nostra zona era molto vocata per questo vitigno. Negli anni Sessanta e Settanta, però, lo Stato ha iniziato a estirpare vigneti e impiantare oliveti, facendo perdere questa grande tradizione vinicola. Una storia che era molto legata alle figure femminili. Era infatti cosa comune che a capo delle aziende agricole e vitivinicole ci fossero donne. Quando nasceva una figlia femmina, si metteva da parte una botte di magliocco canino, che veniva aperta al suo matrimonio, a dimostrazione, già allora, della propensione alla longevità del vitigno”.
Con determinazione, la famiglia Comerci ha mantenuto viva questa tradizione, recuperando il vitigno storico negli anni ’90 e ricostruendo da capo l’azienda, che oggi si divide in due corpi: la parte originale, con due ettari di magliocco canino e la vecchia cantina, e nuovi terreni a Limbadi, dove è stato reimpiantato magliocco canino e greco bianco.
L’enologo Emiliano Falsini, collaboratore di Casa Comerci, condivide la sua soddisfazione per i risultati ottenuti con questo vitigno. “Fin dall’inizio il magliocco canino ci ha dato molte soddisfazioni. Abbiamo cercato di interpretarlo in una chiave più contemporanea, meno estrattiva e più leggera,” afferma Falsini. Questa ricerca ha portato a lavorazioni in cantina più soffici e delicate, e a una gestione del vigneto più attenta. “Il magliocco canino”, continua Falsini, “non è un vitigno semplice da gestire. Abbina colore, struttura, tannicità e una rusticità spiccata. Per questo motivo richiede un’attenzione particolare per evitare errori stilistici”.
“Il magliocco canino è un vitigno da invecchiamento”, ci tiene a ribadire Rosa. “Noi cerchiamo di assecondare la sua evoluzione naturale sia in vendemmia sia in vinificazione. Non vendemmiamo prima di ottobre o novembre; alcune annate, come la 2017, sono state vendemmiate addirittura ad inizio dicembre“.
Casa Comerci ha sperimentato diverse interpretazioni del magliocco canino, dal rosso al rosato. Quest’ultima versione, stando anche agli assaggi che ho potuto fare, è forse quella più interessante. A Casa Comerci fanno una macerazione brevissima, una mezz’ora al massimo, perché la buccia è molto generosa nel rilasciare colore. Poi lo lasciano in acciaio sulle fecce fini per circa cinque-sei mesi. Il risultato è eccellente: è un vino gustoso in versione fresca, ma che invecchia anche molto bene grazie a un’acidità malica spiccata, che garantisce una longevità interessante, come confermato da un sensazionale assaggio di un Rosato 2017, che per integrità, sapore e dinamica mi ha lasciato davvero senza parole.
“Questa esperienza ci ha ispirato anche per la versione rossa”, conclude Falsini, “alleggerendo il contatto con le bucce e puntando sulla freschezza e la verticalità. Abbiamo poi deciso di creare anche una versione spumante metodo classico, visto il successo del rosato, che completerà la gamma delle interpretazioni di questo grande vitigno”.
Insomma, nonostante le difficoltà iniziali e nonostante le pressioni del mercato verso vitigni più “rotondi” e abbordabili, Casa Comerci ha scelto di insistere sull’autoctono storico della loro terra, vinificandolo in purezza, senza uso di legni, con lieviti indigeni e fermentazioni spontanee. E soprattutto avendo pazienza e cercando di assecondare la sua evoluzione naturale. Una scelta che qualche tempo fa poteva apparire controcorrente, ma che oggi, con un pubblico di appassionati sempre più ampio che apprezza acidità spiccate e vini di territorio, si sta rivelando vincente.
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Franco Santini (santini@acquabuona.it), abruzzese, ingegnere per mestiere, giornalista per passione, ha iniziato a scrivere nel 1998 per L’Ente Editoriale dell’Arma dei Carabinieri. Pian piano, da argomenti tecnico-scientifici è passato al vino e all’enogastronomia, e ora non vuol sentire parlare d’altro! Grande conoscitore della realtà vitivinicola abruzzese, sta allargando sempre più i suoi “confini” al resto dell’Italia enoica. Sceglie le sue mète di viaggio a partire dalla superficie vitata del luogo, e costringe la sua povera compagna ad aiutarlo nella missione di tenere alto il consumo medio di vino pro-capite del paese!