Se esiste un garagiste in Chianti Classico, ebbene oggi l’ho incontrato. E’ umile, preparato, rispetta la sua terra e per la sua terra stravede. Maurizio Alongi , di professione enologo (fra le altre cose vanta una collaborazione con Centopassi, l’azienda agricola siciliana dell’associazione Libera di Don Ciotti), ha acquisito una delle vigne più struggenti in circolazione, anzi due. Sono circondate dai boschi, quasi emergono dai boschi, piccole e antiche. Stanno su a Barbischio, sopra Gaiole, a quasi 500 metri di altitudine, in faccia all’antica torre del borgo, e insistono su terreni di pura arenaria dallo scheletro minuto e fitto. Per arrivare fin lì ci vogliono gambe buone o mezzi meccanici adeguatamente carrozzati.
Hanno quasi 50 anni di età e contengono sangiovese con un pizzico di canaiolo e malvasia nera. Maurizio li vinifica grazie a una cantina amica, trasformandoli in un solo vino per il quale predilige, più che la sosta in botte, tanto affinamento in bottiglia.
Il Chianti Classico Riserva Vigna Barbischio è già un piccolo cult. Per il garbo antico, le movenze discrete, la melodia sottile. Per non fare dello sciorinio di materia la chiave di volta della propria espressività, ciò che casomai rivelerà nei non detto, nel rilievo minerale o in quei tannini “soffiati” che svaporando in fretta spingono le trame in verticale.
La degustazione di cui mi ha onorato Maurizio ha abbracciato cinque annate, tutte quelle prodotte e imbottigliate fin qui. Alla luce di questi bicchieri io dico che il vino possiede vivezza ed eleganza, e risponde alle sollecitazioni del terroir e dei vari andamenti stagionali in modo naturale, non forzato, mostrando di già un’intima coerenza in un disegno accordato e solo suo.
Barbischio d’altronde è un luogo speciale, lo è sempre stato. Ora ha il suo interprete.
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Chianti Classico Riserva Vigna Barbischio 2015 – Maurizio Alongi
Un filo di evoluzione e un tannino che si muove fra il sale l’asciuttezza. Però vanta un impianto classico nei sapori, è rigoroso, stilizzato, tipico, sa di buono.
Chianti Classico Riserva Vigna Barbischio 2016 – Maurizio Alongi
Davvero tonico e vivace. Belle forme, belle proporzioni, adeguata densità, acidità fremente, succo e naturale concentrazione di materia, tannino di classe foderato di frutto, eleganza e futuro. Che vino!
Chianti Classico Riserva Vigna Barbischio 2017 – Maurizio Alongi
Frutto dell’amarena, predisposizione al dialogo, inattesa agilità ed equilibrio d’insieme in un vino ottimamente scandito, con il senso pregevole del dettaglio. Direi sorprendente, se sto all’annata.
Chianti Classico Riserva Vigna Barbischio 2018 – Maurizio Alongi
Cordiale e concessivo, aldilà dell’evidenza fruttata si muovono fragranze floreali ed esotiche ad intridere una trama calda, godibile, espressiva.
Chianti Classico Riserva Vigna Barbischio 2019 – Maurizio Alongi (imbottigliato nel mese di giugno 2021, in uscita nel 2022)
Freschezza mentolata, tensione e reattività. Il tannino morde ancora il freno ma la vivezza e il virgulto della gioventù stimolano buoni propositi, facendoti chiaramente capire che di bella gioventù trattasi. Il futuro è dalla sua parte, non ci sono dubbi.
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PRIMA DI ANDARE VIA (before I go)
La madre di Baldo Cappellano, indimenticabile uomo e vignaiolo langhetto, era eritrea e viveva di spazi, per gli spazi. La raccomandazione che era solita fare al figlio per Baldo divenne precetto di vita, sul quale ci costruì sopra il suo pensiero critico e maturò l’attitudine a chiedersi sempre perché. La raccomandazione recitava così : “fermati sempre a guardare il tramonto“, ed è bellissima.
Pensavo a questa storia ieri, prima di tornar via dal Chianti, dove ho atteso il tramonto in alcuni dei luoghi miei più cari. Non so se quel tramonto lì -tramonto chiantigiano- abbia propriamente affinato il mio pensiero (men che meno critico), perché se c’è una cosa che ha fatto è svaporarlo in stordimento. Però le ombre che si allungavano mi è parso allungassero anche me.
Giornalista pubblicista toscano innamorato di vino e contadinità, è convinto che i frutti della terra, con i gesti che li sottendono, siano sostanzialmente incanto. Conserva viva l’illusione che il potere della parola e del racconto possa elevare una narrazione enoica ad atto culturale, e che solo rispettando la terra vi sia un futuro da immaginare. Colonna storica de L’AcquaBuona fin dall’inizio dell’avventura, ne ricopre da anni il ruolo di Direttore Responsabile. Ha collaborato con Luigi Veronelli e la sua prestigiosa rivista Ex Vinis dal 1999 al 2005; nel 2003 entra a far parte del gruppo di autori che per tredici edizioni darà vita alla Guida dei Vini de L’Espresso (2003-2015), dal 2021 rientra nell’agone guidaiolo assumendo il ruolo di referente per la Toscana della guida Slow Wine.