La cospicua carrellata dei Supertuscan tocca oggi la costa. Bolgheri, per la precisione, patria putativa del primo Supertuscan in ordine di tempo, ossia il Sassicaia, rientrato poi nei ranghi di una specifica Doc (e quindi non presente in questa rassegna), arricchitasi negli anni di etichette cult molto ambite sui mercati del mondo, e poi la Val di Cornia, che ha in Suvereto il suo epicentro e che pare abbia finalmente trovato una compagine di aziende in grado di cambiare un attimino le carte in regola, sia in termini di messa a fuoco stilistica che di misura espressiva, tenuto conto che nella maggior parte dei casi si ha a che fare con un terroir “selettivo”, che spinge molto sugli alti parametri.
E proprio a fronte dell’indole mediterranea di queste terre, dove generosità, ricchezza, calore e avvolgenza alcolica possono costituire le voci fondanti, il rilievo più significativo che mi vien da fare sta proprio nella capacità interpretativa che va segnando la contemporaneità, in cui ci si riesce a muovere bene sia pur nelle difficoltà climatiche che di per sé porterebbero a un connaturato eccesso alcolico e/o estrattivo nei vini.
Certamente materia e robustezza non mancano, e l’attitudine generale porta a pensare a vini di prospettiva, soprattutto se e quando colti in giovane età; ma in tutti quei casi in cui a brillare sono l’integrità del frutto e la giustezza tannica (sia pur a fronte di tenori acidi raramente in rilievo) intravvediamo il barlume di una espressione nuova, meno mediata dalla confezione, dai pruriti estrattivi e dai legni, per ritrovare così un disegno più limpido e una beva più agile. Riuscirci, nonostante le condizioni al contorno, non è affatto scontato e non è affatto semplice, e per questo il plauso agli estri è ancor più sentito.
Ovviamente sono i vitigni foresti i protagonisti principali di queste storie, cabernet franc in testa, ma anche syrah, petit verdot o la classica paletta bordolese. Coinvolgono etichette blasonate e scommesse nuove, dove non mancano le sorprese, in senso positivo e non. E ci sono pure esponenti costieri a base sangiovese, in qualche caso in grado di sfatare il luogo comune della inadeguatezza territoriale per proiettarci dentro un orizzonte gustativo di sincera gradevolezza.
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BOLGHERI
CAMPO ALLA SUGHERA – CAMPO ALLA SUGHERA 2019 (petit verdot, cabernet franc)
Materia ricca e concentrata, temperamento alcolico, cipiglio austero tipico della gioventù, passo di buona compostezza e fluidità. Si farà.
DONNA OLIMPIA – ORIZZONTE 2018 (petit verdot)
Speziato e balsamico, fresco e pimpante, provvidenzialmente arioso nonostante l’alcol, si distingue per equilibrio e contrappunto gustativo.
DONNE FITTIPALDI – DF 2020 (malbec, cabernet sauvignon)
Ricco & sostanzioso, dai risvolti affumicati, è caloroso e calorico, con la confezione che al momento dell’assaggio tendeva a frenarne la libera espressività. Materia indubbia.
FABIO MOTTA – LO SCUDIERE 2020 (sangiovese)
Bella impronta varietale e bel contrasto in un sorso ritmato, leggermente vegetale negli umori di fondo ma fresco ed articolato: insomma, se la gioca bene, nonostante un pizzico di rugosità.
FORNACELLE – ERMINIA 2019 (merlot)
A una vaghezza aromatica che chiede tempo per la necessaria messa a fuoco, risponde un palato il cui calore resta temperato dalla freschezza, con qualche spigolosità ancora da ammansire.
I TIRRENI – TYRSINOI 2019 (cabernet franc)
Carnoso, caldo, maturo, dall’impronta ferrosa-affumicata, a mancargli è la diffusione, ma il carattere un po’ selvatico e poco omologato lo tiene assai distante dalle ovvietà.
LE MACCHIOLE – SCRIO 2020 (syrah)
Ottimo dettaglio aromatico, fondato su una timbrica speziata e floreale, e poi scioltezza e nitidezza sul palato, a mostrare il lato più elegante e irresistibile della varietà. Una goduria.
LE MACCHIOLE – PALEO ROSSO 2020 (cabernet franc)
Caffeoso, cospicuo, di materia fitta e soda, il rovere vi si infiltra ma l’integrità e la succosità del frutto sono punti fermi.
LE MACCHIOLE – MESSORIO 2020 (merlot)
Terroso, profondo, di grande complessità e apprezzabile sobrietà espressiva, si slancia bene in un finale segnato dalla sapidità.
LE VIGNE DI SILVIA – ITINERANTE 2021 (cabernet franc)
Viola e carne affumicata, spezie e balsami, carnosità e sapore. Figlio di una enologia smaliziata, alla gradevolezza di fondo non fa magari corrispondere l’allungo decisivo.
MICHELE SATTA – CAVALIERE 2020 (sangiovese)
Calore alcolico ma anche attitudine per le sfumature; è elegante, dettagliato, suggellato da un buon tannino. Leggera coda vegetale ma ritmo assicurato.
MICHELE SATTA – SYRAH 2021
Pepato, dinamico e intrigante, coniuga spessore gustativo e agilità concretizzando un piccolo grande miracolo. Mooolto buono.
ORNELLAIA – MASSETO 2020 (merlot; cabernet franc)
Colore fitto, profilo caldo, e una libera espressione veicolata dalla confezione; è lento, viscoso, di materia certa e pure raffinata, ma poco fluido e flessuoso, quantomeno ora. Rovere tostato a chiudere. Da attendere veriddio.
PODERE CONCA – APISTOS 2020 (cabernet franc)
Pimpante, speziato, scattante e godurioso, a una manifattura precisa ci associa una buona dose di spontaneità.
TENUTA SAN GUIDO – GUIDALBERTO 2021 (cabernet sauvignon, merlot)
La sua pienezza garbata si esplicita in un sorso gustoso, sensuale, levigato, sostenuto da un bell’alito di freschezza, senza scodate alcoliche.
TENUTA SETTE CIELI – INDACO 2019 (malbec, cabernet sauvignon, merlot)
Materia di prim’ordine e levigatezza da manuale per un vino sapido e profilato, tecnico quanto vuoi ma ineccepibile e ben bevibile, con un finale dai risvolti salini solo ancora un po’ tannico.
TENUTA SETTE CIELI – SCIPIO 2019 (cabernet franc)
Viscerale e carnoso, caldo e potente, possiede una ricchezza costituzionale ben sostenuta nello sviluppo: assolutamente futuribile.
VILLANOVIANA – VILLANOVIANA 2020 (cabernet franc)
Timbro ferroso-ossidativo, potenza cabernettosa, levigatezza tattile e sontuosa cremosità. Spicca per la qualità della materia, nel suo genere non passa inosservato.
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VAL DI CORNIA
CASADEI – LE ANFORE DI ELENA CASADEI SYRAH 2021
Bel turgore aromatico, di una pienezza buona, costituzionalmente sana; bocca ricca ma fresca, saporita, carnosa, dal frutto integro e rosso, ancora alla ricerca del dettaglio migliore ma quantomeno non ostruita. Gustoso e mineraloide.
CASADEI – FILARE 18 (cabernet franc)
Molto franc, molto piccante, con leggero velo del rovere ma con l’espressività preservata; certo ancora un po’ compresso nel disegno ma è solo giovane; freschezza e tono gli appartengono.
LA FRALLUCA – CABERNET FRANC 2019
Spezie fresche, acidità, coté leggermente terroso-erbaceo ma trama succosa e ben caratterizzata, che si avvantaggia di un ottimo impiego del rovere e di un finale fresco e scattante. Per la tipologia molto riuscito.
MONTEPELOSO – GABBRO 2020 (cabernet sauvignon)
Un virgulto di gioventù. Materia naturalmente concentrata per una esplosione di mediterraneità, avallata da una manifattura precisa che non tarpa le ali alla selvatica sua espressività. Qui hai vigore, visceralità, brillantezza. E gioventù fremente.
PETRA – QUERCEGOBBE 2020 (merlot)
Di mora e spezie, possiede carnosità di frutto e freschezza aromatica, e un gusto assai scorrevole, di apprezzabile misura e provvidenziale risvolto sapido. Tecnicamente sorvegliato, se vuoi, ma ben fatto.
PETRA – PETRA 2020 ( cabernet sauvignon; merlot)
Rovere infiltrante in un sorso compatto, monolitico, guidato dall’alcol. Anche se a ben vedere non manca di freschezza acida, in grado di tirare su il morale e il finale.
RENIS – ROBERTA 2020 (cabernet franc)
Naso molto speziato, e poi ritmo, dinamica e un’articolazione persino inusuale per i vini del territorio, guidata dal sale e non dal tannino. Molto interessante.
RIGOLI – L’ASSIOLO 2019 ( merlot, cabernet sauvignon, cabernet franc)
Compostezza di erbe alla bordolese, trama affascinante, movenze per certi versi signorili; peccato per lo stato evolutivo un po’ avanzato, ma sa il fatto suo.
RUSSO – BARBICONE 2020 (sangiovese; canaiolo, colorino, giacomino)
Quasi pinotnereggia, ha un bel succo, è nitido, trasparente ( espressivamente), gradevolissimo, caldo ma gustoso: nature.
TERRADONNA’ – SPATO 2020 (sangiovese)
Succoso, piacevole, disteso, sapido, caratterizzato, varietale, con un disegno che non calca la mano su volume o estrazione. Bene così.
TERRAVITA – TERRAVITA 2021 (sangiovese)
Una fragranza buona e senza interferenze, una bella idea di frutto vivo e limpido per un rosso poco estrattivo, sangiovesoso nell’animo ma con qualcosa di dolce e gentile a indirizzarne le movenze. Sapido e centrato.
TUA RITA – PER SEMPRE 2020 (syrah)
Pienezza e freschezza come maritate in un vino di spessore ben profilato nella trama, con qualche scoria roverizzata da digerire ma di ragguardevole forza espressiva.
TUA RITA – REDIGAFFI 2020 (merlot)
Solidità, integrità di frutto, riflessi balsamici e tenore alcolico sostenuto. E’ giovane, tenace, con un tannino ancora un po’ mordente, da fondersi.
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Giornalista pubblicista toscano innamorato di vino e contadinità, è convinto che i frutti della terra, con i gesti che li sottendono, siano sostanzialmente incanto. Conserva viva l’illusione che il potere della parola e del racconto possa elevare una narrazione enoica ad atto culturale, e che solo rispettando la terra vi sia un futuro da immaginare. Colonna storica de L’AcquaBuona fin dall’inizio dell’avventura, ne ricopre da anni il ruolo di Direttore Responsabile. Ha collaborato con Luigi Veronelli e la sua prestigiosa rivista Ex Vinis dal 1999 al 2005; nel 2003 entra a far parte del gruppo di autori che per tredici edizioni darà vita alla Guida dei Vini de L’Espresso (2003-2015), dal 2021 rientra nell’agone guidaiolo assumendo il ruolo di referente per la Toscana della guida Slow Wine.