Un nuovo libro su vini francesi (oggi) sorprendenti

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Di tutte le regioni vinicole francesi, l’ampia porzione di crosta terrestre delle appellation Languedoc e Roussillon è probabilmente la meno battuta dagli appassionati italici. Gioca forse il latente pregiudizio del vino meridionale, che viene associato con riflesso mentale automatico a un profilo gustativo caldo e largo, quando anche i sassi sanno che oggi l’imperativo bevitorio è l’esatto contrario: “freschezza, freschezza, freschezza”; o come dice l’enofilo che si sente fico, “verticalità, verticalità, verticalità”.

Se questa parte della Francia enoica è la meno battuta, e sembrerebbe che lo sia, di sicuro è la meno canosciuta. La canoscenza dantesca richiede uno studio più profondo, una dedizione più amorevole, una disposizione mentale più concentrata rispetto alla semplice conoscenza attuale. La quale conoscenza attuale altro non è che – nell’88% dei casi – un’infarinatura superficiale presa online da qualche sottocuoco influencer, o al massimo su Wikipedia.

Per tutti questi motivi è in speciale misura raccomandabile la lettura della nuova monografia su Languedoc e Roussillon – dal titolo non criptico “Languedoc e Roussillon” – scritta da Giorgio Fogliani e pubblicata pochi mesi fa per i tipi di Possibilia Editore.

Cominciamo da qualche nota sull’autore, che non conosco di persona ma con il quale ho avuto il piacere di scambiare diversi dialoghi telefonici ed epistolari negli ultimi anni. Giorgio si autodefinisce una persona che si  “occupa di vino come autore, divulgatore ed enotecario”. Nei fatti è un vero esperto, di quelli non semplicemente infarinati e cotti al volo. Ha già dato alle stampe vari libri (tra i quali Nord Piemonte. Tra Gattinara e Carema, Il futuro di Marsala, Etna Rosso.Versante Nord).

La sua è una scrittura puntuale, precisa, espressiva. Le descrizioni sono chiare, il contesto ben delineato, le informazioni di prima mano e particolarmente utili. Vale a dire proprio l’opposto della melma confusa in cui ci si impantana spesso provando a leggere molte delle esternazioni sul vino offerte – per fortuna aggratis – in rete.

Per chi non lo sapesse, la capacità produttiva delle due regioni limitrofe Languedoc e Roussillon è inversamente proporzionale alla loro scarsa fama. Qui infatti si sforna una quantità impressionante di vini. Come scrive Giorgio, “le due regioni sono di gran lunga le più vitate di Francia: sommate, hanno oltre un terzo del vigneto nazionale, più di sei volte quello champenois ed equivalgono a Bordeaux, Borgogna, Beaujolais, Loira e Alsazia messe insieme!”.

La prima volta in cui andai io in zona, un quarto di secolo fa, per un articolo da pubblicare nel Gambero Rosso, le dimensioni immani del vignoble erano più o meno le stesse. All’epoca però la qualità media dei vini era corrente, per non dire dimenticabile. Con poche notabili eccezioni (ricordo dei buoni Faugères, e poco altro).

Oggi la situazione è radicalmente mutata. In meglio: “sotto il sole ruggente del Midi, lontano dalla Francia più nota e blasonata, Languedoc e Roussillon si sono finalmente scrollati di dosso una cattiva fama che li voleva serbatoi di rossi alcolici e grossolani”. Abbondano i vignaioli talentuosi, le sperimentazioni riuscite, le bottiglie stilizzate. I migliori rossi sono fini nell’estrazione e capaci di un arco di vita significativo, i bianchi possono essere di luminosa freschezza e sapidità.

Lascio ai lettori il piacere di scoprire con Giorgio luoghi, persone e vini (più di 200 recensiti) che meritano di essere conosciuti e cercati.
Sottolineo e caldeggio in particolare la sezione dedicata ai vini ossidativi secchi, che costituiscono forse la parte più vitale, originale e innovativa – nel riallacciarsi virtuosamente alla tradizione – della proposta languedochica e roussillonica.

Giorgio Fogliani
Languedoc e Roussillon
Possibilia Editore

pp. 288, euro 23

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