“Alsace Rocks!” a Milano per raccontare le peculiarità di un grande territorio vitivinicolo francese

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Una curiosa coincidenza mi ha portato a frequentare l’evento “Alsace Rocks!” pochi giorni prima di partire per l’Alsazia, a mio avviso una delle regioni vitivinicole più interessanti della Francia. La manifestazione, tenutasi lo scorso primo luglio, è stata ideata e promossa dal CIVA – Comitato Interprofessionale dei vini d’Alsazia. Si è tenuta a Milano all’interno di uno splendido edificio del Quattrocento appartenuto alla famiglia Visconti e denominato Villa Mirabello.

Più di cento professionisti tra ristoratori, giornalisti, enotecari e chef hanno potuto partecipare a tre momenti principali che si sono alternati nel corso della giornata: due degustazioni, guidate dal giornalista e sommelier Filippo Bartolotta, e i banche d’assaggio che hanno visto la partecipazione di 12 produttori alsaziani: Gustave Lorentz, Domaine Georges Klein, Domaine Maurice Schueller, Les Frères Engel, Domaine Frédéric Mochel, Domaine Ginglinger, Paul Gaschy, Domaine Gresser, Ginglinger-Fix, Domaine Sick-Dreyer e Alsace Willm. Folques Aulagnon, responsabile marketing export del CIVA, ha dato il benvenuto agli ospiti presenti in sala. La proposta gastronomica è stata curata dallo chef Danilo Angè, che ha saputo esaltare i vini proposti mediante preparazioni culinarie varie e sfiziose.

Alsace Rocks! è un’iniziativa internazionale nata nel 2018 – L’Italia è un mercato molto dinamico per i vini alsaziani, con una crescita del 15% in volume nel 2023 rispetto al 2022. Stiamo assistendo a una crescita costante dell’interesse da parte del settore Ho.Re.Ca – afferma la responsabile export UE Margaux Bruckert – Perché Rocks? Rocks come la roccia che identifica i diversi terroirs che caratterizzano i nostri vini, ma anche come un modo di essere aggiornati, al passo con i tempi e sempre all’ascolto. È essenziale continuare ad accrescerne la reputazione attraverso attività che possano aumentare il percepito, e sottolineare come i nostri vini corrispondono alle tendenze e alle esigenze attuali – conclude.

Chi ha avuto il piacere di visitarla più volte lo sa: l’Alsazia è una terra di grande tradizione, cultura secolare e vini in grado di creare talvolta una vera e propria dipendenza. Quest’ultima diviene totale quando vengono accostati piatti succulenti quali ad esempio la tarte flambée o la choucroute all’alsaziana, veri e propri cavalli di battaglia della cucina locale. Al confine con i vigneti nascono piccoli e misteriosi villaggi che ai nostri occhi appaiono come il frutto di un’arte misteriosa e in parte visionaria. Circondati da colline, torri e castelli si respira un’aria di serenità che allieta la degustazione e predispone all’assaggio continuo, ricorrente; al confronto tra i vari stili produttivi e le diverse interpretazioni di un terroir tra i più complessi del vigneto francese. Quello alsaziano è tra i più settentrionali d’Europa ed è situato su 119 comuni dei dipartimenti del Bas – Rhin e del Haut – Rhin. Proseguendo in parallelo rispetto al Reno si estende per una lunghezza di 120 km e solo qualche km in larghezza, da Marlenheim sino all’altezza di Strasburgo, arrivando a sud di sino Thann, con una piccola enclave al nord dell’Alsazia vicino a Cleebourg. Il vigneto comprende una totalità di 15.500 ettari vitati AOC in produzione.

Il clima è indubbiamente l’asso nella manica della viticoltura alsaziana, gode della vicinanza dei Vosgi e di rilievi collinari caratterizzati da un’altezza media tra i 200 e i 400 metri sul livello del mare. Le uve subiscono un irradiamento costante e l’esposizione dei vigneti, talvolta considerevoli, assicurano alla pianta una corretta areazione con frequenti esposizioni a sud e a sud – est. I Vosgi fungono da barriera naturale nei confronti delle vigne, limitando le influenze oceaniche e rinforzando la presenza di un clima continentale caratterizzato perlopiù da estati calde e inverni freddi. I venti che soffiano da ovest, inoltre, moderano le precipitazioni abbondanti – dalla parte occidentale dei rilievi montuosi – e a scendere asciugano i vigneti. Le precipitazioni deboli permettono altresì di contenere i trattamenti sulla vigna, così facendo il tasso d’inquinamento risulta moderato. Le escursioni termiche tra il giorno e la notte condizionano notevolmente la maturazione lenta e progressiva delle uve, favorendo lo sviluppo di aromi complessi, articolati, e una freschezza considerevole. Avremo perlopiù vini dotati di buona struttura, sapidità e una freschezza spesso protagonista, anche a diversi anni dall’imbottigliamento.

Il fattore determinante a mio avviso è la presenza di svariati microclimi, gli stessi di cui beneficiano in primo luogo i grand cru alsaziani, generati dall’esposizione delle colline, dalle pendenze considerevoli e dalla capacità del terreno di immagazzinare il calore. Il mio ultimo viaggio in loco non ha fatto altro che confermare tutto queste impressioni, e la bellezza di alcuni vigneti è risultata a tratti surreale.

Il territorio alsaziano vanta una storia geologica piuttosto movimentata. Tutte le formazioni, dalla primaria alla quaternaria, sono presenti. Basti pensare che 150 milioni di anni fa la presenza del mare occupava la valle del Reno, e sulle rocce dello zoccolo primitivo (granito) si sono disposte numerose rocce sedimentarie come il gres, il calcare e la marna. Sono state individuate tre unità morfo – strutturali: la montagna dei Vosgi, ricca di granito, gres e a volte scisto; le colline al di sotto dei Vosgi, caratterizzate da un’incredibile diversità di suoli, e la pianura alluvionale del reno ricca di marne. A mio avviso è necessario ricordare le quattro fratture: Saverne, Ribeauvillé, Rouffach – Guebwiller e Thann, che frazionano ancor più il vigneto.

Volendo ulteriormente approfondire, al fine di proporre una sintesi per diversità di suolo alsaziano, è corretto asserire che esistono 13 configurazioni geologiche inerenti a 3 unità morfostrutturali. Quelle a ridosso della montagna sono composte da rocce eruttive, o magmatiche, e da sabbia granitica. Sulle colline al di sotto dei Vosgi, i più conosciuti sono quelli di MusIhelkalk e quelli di Dogger, sono presenti suoli di natura più complessa ricchi di calcare, argilla e marne. Chiudono il cerchio quelli in pianura, anche chiamati terroir colluviali, caratterizzati da terreni meno evoluti (ciottoli, ghiaia, sabbia) – di età più recente – ritenuti non particolarmente adatti alla produzione di grand cru.

La tradizione vitivinicola alsaziana si basa fondamentalmente su otto vitigni principali: sylvaner, pinot blanc, riesling, muscat, pinot gris, gewurztraminer, auxerrois e pinot noir. L’AOC Alsace, a seconda dell’ambiente pedoclimatico dove vengono allevate le uve, può essere completata da una denominazione geografica comunale oppure dal lieu – dit. Tredici comuni, o entità intercomunali, hanno creato una limitazione stretta che può essere indicata sull’etichetta: Fergheim, Blienschwiller, Cote de Rouffach, Coteaux du Haut-Koenigsbourg. A seguito di ulteriori studi specifici, atti ad esaltare ancor più le peculiarità di alcuni vigneti particolarmente vocati, è nata l’esigenza di fornire maggiori specificità – rispetto ad alcuni lieu – dit –  mediante l’AOC Alsace Grand Cru. In questo caso vengono applicate in vigna regole ancor più restrittive.

Particolarmente iconica è la classica bottiglia alsaziana caratterizzata dalla forma stretta e allungata, obbligatoria per tutti i vini fermi. Dal 1972, inoltre, i vini possono essere imbottigliati solo all’interno della regione. Al di là delle classiche etichette Alsace AOC da monovitigno, espressamente dichiarato in etichetta, esistono anche gli Edelzwicker ovvero blend di più uve a bacca bianca senza indicazione di proporzione. Ciascun vitigno può essere vinificato insieme o separatamente, e la menzione del millesimo è facoltativa. Un’altra categoria storica di vini, in Alsazia, è la Sélection de Grains Nobles; le uve in questo caso vengono intaccate da muffe nobili che restituiscono aromi inconfondibili. La Vendages Tardives invece dà vita a prodotti complessi e ricchi di sfumature che variano tantissimo col trascorrere degli anni. Anche i Crémant d’Alsace hanno catturato l’attenzione del grande pubblico per via del perlage carezzevole e dei profumi freschi e leggiadri. Vini che sbaragliano la concorrenza durante l’ora dell’aperitivo: bianchi, rosé o blanc de Noir, brut o millesimati, risultano molto versatili in tema di abbinamento gastronomico.

L’Alsazia è nota in tutto il mondo per l’eleganza e l’equilibrio dei suoi vini bianchi, pur tuttavia – ormai da diversi anni – anche i rossi sono richiestissimi e ricoprono il 10% della superfice vitata. Ad avvalorare la mia tesi arriva la tanto attesa buona notizia: il pinot noir, la cultivar più importante, è ora autorizzata nella AOC Alsace Grand Cru su due particolari terroir: il Grand Cru Kirchberg de Barr (a Barr nel Basso Reno) e l’Hengst (a Wintzenheim nell’Haut-Rhin). Per dovere di cronaca ricordiamo che la regione conta 51 AOC Alsace Grand Cru in totale.

Veniamo ora al mio punto di vista su dodici etichette facenti parte della degustazione condotta dal giornalista e sommelier Filippo Bartolotta. Ad ogni assaggio ho apprezzato particolarmente l’introduzione dei vignaioli coinvolti, soprattutto riguardo la storia della propria cantina.

I bianchi alsaziani mostrano quasi sempre tonalità cromatiche giallo paglierino piuttosto chiare, talvolta con riflessi biege e verdolini, talvolta oro antico. Il colore diventa più caldo nei vini da Sélection de Grains Nobles e Vendages Tardives.

Alsace Riesling 2023 – Domaine Georges Klein

Naso espressivo, piuttosto ricco, il frutto tropicale primeggia accompagnato da effluvi minerali, miele millefiori e un’intrigante scia salmastra. Sorso pulito, fresco in chiusura, totale assenza d’alcol percepito e una sapidità incalzante.

Alsace Riesling Lieu- dit Duttenberg 2023– Domaine Gresser Riesling

Il quadro aromatico è intriso di fiori freschi dai toni prettamente dolci, fa capolino anche il frutto estivo in macedonia e un’impronta minerale che rimanda alla pietra frantumata (granito), timo in chiusura. A mio avviso tra i vini più buoni dell’intera batteria grazie alla sinergia tra sapidità e freschezza. Sorso lunghissimo e penetrante.

Alsace Riesling Lieu- dit Schlossreben 2022 – Les Frères Engel

La parte minerale affiora subito, intrisa di ricordi che rimandano alla roccia calda al sole e alla pietra focaia; fa capolino la scorza d’agrume contrapposta ad un dolce ricordo di miele di biancospino. Vino ricco, voluminoso, mediamente sapido e leggermente più rotondo e suadente dei due precedenti. Annata nettamente calda.

Alsace Grand Cru Goldert Riesling 2022 – Domaine Maurice Schueller

Di questo Grand Cru apprezzo soprattutto la stratificazione netta dei sentori olfattivi, gli stessi evolvono in maniera piuttosto evidente passando dal frutto croccante estivo, allo zenzero, lavanda e all’immancabile scia minerale che aumenta soprattutto con l’ossigenazione. Buon equilibrio tra tensione acida e densità di materia, volume, s’attacca al palato per diverso tempo e non lo molla fino all’ultimo.

Alsace Grand Cru Altenberg de Bergheim Riesling 2019 – Gustave Lorentz

Timbro olfattivo incalzante, ricco, oserei dire “grasso”. Nell’ordine: pesca matura/lievemente sciroppata, miele d’acacia, idrocarburi, spezie dolci e un corredo floreale lievemente appassito. In bocca è l’esatta fotocopia: non privo di freschezza, emerge soprattutto la morbidezza del frutto; quest’ultimo riempie il palato ma risulta un po’ sopra le righe, come la sensazione di residuo zuccherino non perfettamente integrato alla materia. Non fraintendetemi, è un Riesling d’insindacabile qualità da abbinare al momento alla buona tavola.

Alsace Grand Cru Eichberg Riesling 2015 – Paul Gaschy

Sentori piuttosto caldi ed evoluti, distinguo: ginestra appassita, miele d’acacia, caramello salato e smalto; in chiusura un ritorno di idrocarburi. In bocca a mio avviso manca leggiadria, slancio, pur considerando che trattasi di un Riesling che ha nove anni sulle spalle. Il fatto è che da un Grand Cru come Eichberg mi aspetto ben altre performance in tema di evoluzione.

Alsace Grand Cru Ollwiller Pinot Gris 2021 – Domaine Ginglinger

La classe di questo vino la si riconosce al primo istante, grazie ad una fusione millimetrica di sentori freschi e stimolanti: scorza di limone, mela Granny Smith, maggiorana, lavanda e rintocchi balsamici. Ritrovo un vino slanciato, arioso ma anche penetrante e non privo del giusto allungo finale. Molto buono.

Alsace Grand Cru Kaefferkopf “4 sur 4 ”2021 – Domaine Sick- Dreyer

La dolcezza dei sentori fruttati ha la meglio su tutte le altre note che compongono il quadro olfattivo. In effetti il vino fatica ad imporsi per complessità e soprattutto originalità. La pulizia dei profumi floreali e delle erbe aromatiche è insindacabile, come la morbidezza del sorso e il ricordo di piacevolezza che imprime. Dà il meglio di sé mediante l’abbinamento gastronomico.

Alsace Gewurztraminer Lieu- dit Bildstoeckle 2022 – Ginglinger – FIx

Partiamo dal presupposto che gli ultimi quattro campioni, compreso questo, contengono un residuo zuccherino piuttosto importante. Il naso rimanda a ricordi di pan di spezie, rosa macerata, mango e litchi, zenzero e smalto, caramello e toni lievemente fumé. La grassezza al palato è ben supportata da una spalla acida di tutto rispetto; anche l’alcol percepito è convincente e mai sopra le righe. Buono.

Alsace Grand Cru Sonnenglanz Gewurztraminer 2020 – Cave de Beblenheim

Un vino esplosivo: o lo ami oppure rischia di risultare eccessivo. Indubbiamente i sentori sono molto caldi, profondi: frutto esotico maturo, spezie dolci e smalto; tanti fiori appassiti e suggestioni salmastre e iodate. L’alcol percepito in questa fase domina un po’ troppo la scena, coadiuvato da una sapidità travolgente e una chiusura abboccata. Da abbinare necessariamente ad un piatto importante.

Alsace Grand Cru Altenberg de Bergheim Gewurztraminer 2020 – Domaine Frédéric Mochel

A fronte di un quadro olfattivo orientato nettamente sulla parte minerale, tipica di questo Grand Cru, emergono pian piano ricordi di ostriche, scogli bagnati dal mare e frutti canditi tropicali. Il residuo zuccherino si sente e al contrario, questa volta, l’alcol percepito è perfettamente integrato al resto della materia. Manca un po’ di freschezza, pur tuttavia è un vino scorrevole soprattutto a tavola.

Alsace Grand Cru Kirchberg de Barr Gewurztraminer “Clos Gaensbronnel” 2019 – Alsace Willm

Un vino sorprendente per slancio, vigoria gustativa e varietà di profumi completamente opposti l’uno all’altro. Dapprima ricolmo di ricordi fruttati estivi, maturi e caramellati, evolve pian piano – e con aumento della temperatura – mostrando la parte floreale appassita, l’agrume candito (soprattutto il pompelmo) e tanta mineralità. Anche in bocca è vibrante, sapido e la sensazione dolce-acida commisurata al peso del vino.

Le foto sono delll’autore

 

 

 

 

 

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