Le potenzialità di una annata come la 2019 a Montalcino trovano esplicita conferma a Le Ragnaie, da quando ti accorgi che i vini mettono sul piatto una capacità di dettaglio e una qualità estrattiva che hanno pochi eguali, certificando d’imperio, da un lato, la bontà del millesimo, dall’altro la reale attitudine di alcuni terroir ad accoglierne le sollecitazioni migliori.
Riccardo Campinoti e la sua squadra di lavoro, nel giro di una ventina di vendemmie, hanno proiettato in alto Le Ragnaie, nella sostanza e nell’immaginario collettivo: visione chiara degli obiettivi, agronomia pulita, protocolli enologici tradizionali (ma con una cura del particolare decisamente attualizzata), curiosità intellettuale (qui oltre a farli, i vini, si bevono), spirito borgognone nel tentativo di nobilitare le singole parcelle.
Il parco vigneti è un mosaico di possibilità, esplicitato attraverso l’elaborazione di ben 5 cru di Brunello. Si passa dalle arenarie e dalle quote significative del Passo del Lume Spento e di Pietroso agli antichi letti lacustri di Castelnuovo dell’Abate, per arrivare alla formazione di Santa Fiora che caratterizza Montòsoli.
I cru ’19 di Riccardo sono vini “trasparenti”, si muovono con enorme disinvoltura accogliendo ariosità e respiro, e sfoggiano una purezza varietale che a seconda dei casi sa farsi candida o fremente, reattiva o colloquiale.
Petroso è armonia e carezzevole seduzione di frutto; Casanovina Montosoli possiede il fremito della mineralità e il velluto tattile dei giorni di festa; Passo del Lume Spento porta con sé un nome che più evocativo non si può, ma soprattutto solennità e finezza, forza acida e riflesso di agrume; Vecchie Vigne (VV) è nervo e contrasto, portamento e salinità, con la giusta energia per prefigurare un futuro all’altezza. Sono figli del medesimo protocollo enologico, che predilige macerazioni lunghe a cappello sommerso senza dinamicizzare ulteriormente i mosti.
Ma non di solo Brunello si vive: il Rosso di Montalcino ’21 è una piccola delizia, fatta di minuzie e sfumature sottili. E poi ci sono i vini “quotidiani”, che onorano le rispettive tipologie parlando il linguaggio dell’autenticità: Chianti Colli Senesi, Troncone, tutti Sangiovese schiettamente golosi, in compagnia dei quali stai bene.
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Giornalista pubblicista toscano innamoratosi di vino e contadinità, è convinto che i frutti della terra, con i gesti che li sottendono, siano sostanzialmente incanto. Conserva viva l’illusione che il potere della parola e del racconto possa elevare una narrazione ad azione culturale, e che solo rispettando la terra vi sia un futuro da immaginare. Colonna storica de L’AcquaBuona fin dall’inizio dell’avventura, ne ricopre da anni il ruolo di direttore responsabile. Ha collaborato con Luigi Veronelli e la sua prestigiosa rivista Ex Vinis dal 1999 al 2005; nel 2003 entra a far parte del gruppo di autori che per tredici edizioni darà vita alla Guida dei Vini de L’Espresso (2003-2015), dal 2021 rientra nell’agone guidaiolo assumendo il ruolo di referente regionale della guida Slow Wine per la Toscana.