Splendido affaccio sulla piana di Lucca, alla Fattoria Colle Verde non ci capiti per caso, ma di proposito. E fai bene. Nei ricordi restano le enormi discussioni sul mondo del vino con l’ex proprietario Piero Tartagni, i suoi splendidi oli, la sua compagnia; nell’attualità c’è un importante rivolgimento in atto, da quando la proprietà è passata nelle mani della famiglia Engels, a sua volta affidatasi al duo Gabriele Bartalena (agronomo e memoria storica aziendale) e Marco Vannuccci, enologo di casa dal 2022.
E il rivolgimento non riguarda l’approccio agronomico, fortemente legato ai precetti biodinamici da tempi non sospetti, quanto quello enologico, che oggi ha preso a fondamento un’attenta zonazione per vigna e per varietà (pratica prima disattesa), potendo così aspirare a fornire una “direzione” ancor più identitaria ai vini, grazie a una maggiore esplicitazione degli ingredienti costitutivi al mutare delle stagioni e dei terreni cangianti di Matraia, che accolgono ghiaie di origine alluvionale nei pressi del torrente, galestri e pietra di Matraia nelle giaciture più elevate.
Nei vini in effetti respiri di già un aria più “pop”, rispetto alla esuberante presenza scenica del passato: più sciolti d’eloquio, più calibrati nell’estrazione tannica…insomma, sostanzialmente più coerenti con il mandato territoriale affidatogli, che coinvolge un luogo da un lato ben esposto e soleggiato, dall’altro mitigato nel microclima dalle correnti fresche che scendono dalle Pizzorne. Un luogo che ispira sottigliezze, più che opulenza.
E se Brania delle Ghiandaie, con l’annata 2021, è diventato un Sangiovese in purezza (connotazione varietale non così diffusa in Lucchesia), recuperando misura di passo, grazia espressiva e gusto per le sfumature (oltre a legni di grande dimensione per l’affinamento, anziché barrique), Terre di Matraja Rosso e Bianco costituiscono una coppia di vini golosi ai quali la sensibilità di Marco sta apportando una gioiosa spontaneità. Il Rosso (2022) ritrova pura fragranza ed estrazioni calibratissime, a favorirne versatilità e beva, mentre nel Bianco (2023, uvaggio composito di trebbiano, malvasia, grechetto, chardonnay e vermentino) un ruolo sempre più attivo lo assumeranno le fecce fini, per scolpirne il profilo.
Già, appunto, le persone. Marco e Gabriele, te ne accorgi fin dai primi sguardi e dalle prime parole, sono proprio delle belle persone. Hanno un’idea di vino in testa, la perseguono, la desiderano, la naturalità dei modi e dei gesti sembra connaturata alla loro indole, ma sono al contempo riflessive e provano un certo disagio a far proprie certezze assolute. Uniscono pragmatismo e idealità in modo stimolante, ecco che c’è, e ciò non potrà che far bene al futuro di Colle Verde.
E poi, diciamolo, hanno due belle facce “biodinamiche”.
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Giornalista pubblicista toscano innamorato di vino e contadinità, è convinto che i frutti della terra, con i gesti che li sottendono, siano sostanzialmente incanto. Conserva viva l’illusione che il potere della parola e del racconto possa elevare una narrazione enoica ad atto culturale, e che solo rispettando la terra vi sia un futuro da immaginare. Colonna storica de L’AcquaBuona fin dall’inizio dell’avventura, ne ricopre da anni il ruolo di Direttore Responsabile. Ha collaborato con Luigi Veronelli e la sua prestigiosa rivista Ex Vinis dal 1999 al 2005; nel 2003 entra a far parte del gruppo di autori che per tredici edizioni darà vita alla Guida dei Vini de L’Espresso (2003-2015), dal 2021 rientra nell’agone guidaiolo assumendo il ruolo di referente per la Toscana della guida Slow Wine.