Vinitaly, si sa, è l’evento principale del panorama enologico nazionale e difficilmente se ne può stare fuori. Anche chi si inventa eventi satellite lo fa in riferimento alle sue date. Che poi sia opportuno esserci o non esserci, essere assenti magari solo per farsi notare di più, è scelta che non desidero analizzare. Io a Vinitaly sono andato e ho avuto una buona impressione. L’impressione positiva nasce da alcuni fatti che qui cercherò di indicare velocemente:
– Maggiore qualità delle persone che visitavano la fiera; complice forse l’aumento del prezzo del biglietto, si sono moltiplicati i bagarini fuori ma nettamente diminuiti i disinteressati o “distratti” all’interno.
– Questo ha consentito di avere rapporti più tranquilli con gli operatori presenti che in proporzione agli altri anni sono aumentati e di far svolgere la manifestazione in un clima meno caotico e dispersivo.
– Le aree dedicate al biologico e al vino del territorio stanno prendendo importanza in termini di superfici e di affluenza e finalmente si sono rinnovati stand storici che avevano fatto il loto tempo (leggi tra gli altri Montalcino e Chianti).
– Una sezione Agrifood che si è ampliata e diversificata con una zona dedicata alle birre artigianali e agricole.
Detto questo vediamo come queste tendenze si sono riflesse nei nostri due giorni a Verona.
Delle varie degustazioni effettuate quella che mi ha più piacevolmente impressionato è stata dedicata alla siciliana Cantina Sociale Settesoli di Menfi, che vanta 2000 soci e 6000 ettari dominati. Facendo una media si tratta di piccoli produttori (consistenza media di tre ettari) ma che consorziati danno vita alla più grande realtà della Sicilia. E, seppur posizionati tutti nel sud dellà, riescono nella valorizzazione di territori anche molto diversificati fra loro. Un video realizzato dalla cooperativa illustra proprio queste caratteristiche.
La cantina Settesoli produce 500.000 quintali di uve e quasi 25 milioni di bottiglie e, seppur ancorata alla tradizione siciliana con nero d’Avola , grillo, inzolia, eccetera, si è anche aperta alla sperimentazione di nuovi vitigni in territori vocati, quali il fiano, lo chenin blanc, l’alicante buchet, il sauvignon blanc, il viognier ed altri. Un vanto è costituito dal rispetto dell’ambiente con la realizzazione di un grande impianto fotovoltaico da 370.000 Kwh annui.
La degustazione vera e propria non può comprendere tutti i vini delle due linee che sono la Settesoli (rivolta alla grande distribuzione) e la Mandrarossa (linea dedicata lla ristorazione di qualità), così ne assaggiamo solo alcuni, tra cui il Grillo e l’Inzolia della prima e il Carthago, ed il Fiano della seconda.
Lo slogan della cantina quest’anno al Vinitaly (“2014 : una vendemmia da sogno”) era legato all’annata che in queste zone è stata ottima e che proprio per questo si è in qualche modo discostata dal generale andamento non esaltante di altre zone d’Italia. Ne dà la prova subito l‘Inzolia Sicilia Doc 2014 che esprime una freschezza ed un intrigante aroma di frutti e fiori di particolare pregio. Altro assaggio, sempre della linea Settesoli, il Grillo Sicilia Doc 2014: bella freschezza e colore paglierino con sfumature verdognole accompagnano note olfattive di fiori di limone, ananas, una lieve nota resinosa; in bocca la sapidità e la pulizia sono le caratteristiche predominanti.
Della linea Mandrarossa assaggiamo il Carthago, un nero d’Avola in purezza che si esprime visivamente con un colore rosso porpora intenso, e poi con aromi multiformi e intensi di frutti dolci, neri come la mora matura, la ciliegia zuccherata, lievemente resinosi; in bocca entra ampio e vellutato ma persiste e ritorna con sentori di frutta e marmellata di fragole ed una leggera speziatura. Affinato in barrique e poi in bottiglia, dimostra all’assaggio grandi capacità di invecchiamento. Interessante anche il Fiano Sicilia Doc in purezza della Vigna Laganò che presenta note più legate alla macchia mediterranea e in bocca spicca per la freschezza e la sapidità con bella armonia.
Una realtà dunque dinamica che si è ben rinnovata per questo Vinitaly mantenendo però una logica di stretto contatto con il territorio, vero valore di questi vini.
Passando ad un’altra regione, ci piace ricordare gli assaggi nel padiglione del Piemonte presso la Cascina Massara, sita in quel di Verduno. Gian Carlo Burlotto, che ne è ora alla guida, ci sorprende con un piacevolissimo e intrigante Pelaverga di Verduno e con il Barolo 2010.
Ultima degustazione, il Metodo Classico della Cantina Opera in val di Cembra. Il Trentino è terra di uve da spumantizzazione ma la val di Cembra, più nota per i Müller-Thurgau o i Riesling o per i suoi valentissimi distillatori, dal 2006 ospita questa cantina a cui affluiscono molte produzioni di pinot nero e chardonnay. Al naso appare subito molto pulito, floreale, con una lieve nocciola e crosta di pane; al gusto la freschezza e l’avvolgenza dei 36 mesi di affinamento ne fanno una vera sorpresa, molto positiva.
Passiamo poi alla sezione Agrifood, quest’anno molto diversificata e dove hanno potuto trovare posto i birrifici artigianali e agricoli, anche se noi ci siamo concentrati soprattutto sull’olio extra vergine di oliva e sull’aceto. Per l’olio questo è stato un anno terribile, almeno nel centro Italia, ma anche al sud si sono avuti cali produttivi dal 30 al 50 per cento. Incontriamo così un produttore calabrese per farci raccontare la rinascita dell’olio nella regione: l’azienda Posterino. Posta nella provincia di Reggio Calabria nel comune di S. Eufemia d’Aspromonte l’azienda è a conduzione biologica e tutto il ciclo produttivo avviene in ambito familiare. Coltivatori di ulivi da generazioni, portano avanti la tradizione di famiglia aggiornando però la raccolta e la frangitura con le più moderne tecniche.
L’olio che assaggiamo è di colore verde di media intensità, con sentori olfattivi decisi di erba tagliata e lieve mandorla; al gusto il piccante e l’amaro sono equilibrati anche se presenti e ben definiscono questo olio di ottima qualità nonostante l’annata.
L’ultimo incontro è con una realtà emersa da poco in Toscana nella produzione di aceti rivolti all’alta gastronomia: si tratta dell’azienda i Natali di Eleonora Lisi con sede ad Arezzo. I suoi aceti sono da mosto d’uva e non da vino, tanto è vero che il loro sangiovese viene raccolto appositamente per la produzione del mosto che darà vita all’aceto. Le tre varietà di aceto proposte vanno dal più gastronomico con spunti fragranti di uva, a quello più culinario con aggiunta di caramello che attenua le note vivaci rendendolo più morbido e abbinabile con molte tipologie di piatti.
Ci piace concludere con una foto che ricorda i fasti della Ferrari: a Vinitaly si trova anche questo!
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Agronomo ed enologo libero professionista, ho affinato la mia formazione con periodi di studio presso l’Università di Bordeaux. Collaboro con aziende toscane in qualità di consulente vitivinicolo ed enologo, e faccio parte della Commissione di degustazione di diverse DOC e DOCG toscane. Sono assaggiatore di olio metodo COI iscritto all’albo Nazionale e mi occupo anche di Agricoltura Biologica. Iscritto ASSOENOLOGI. Le mie frequenti visite all’estero per eventi enologici sfociano spesso in reportage, in particolare dalla Francia. Da sempre amante dell’olivicoltura, tra i maggiori esperti di olivo Quercetano. Mi occupo anche di frutticoltura per aziende toscane. Socio Slow Food da diversi anni.