I monumenti sono fatti per restare, e per tale ragione provvidenzialmente costituiti da materiali tali da sopportare le ingiurie del tempo e le sue corrosioni.
Il “materiale” di cui era fatto Beppe Colla, grande vecchio del vino di Langa e d’Italia, è uno di quelli che non temono le stagioni nè i cambiamenti climatici, perché la figura e l’opera di Beppe Colla appartengono di diritto a quella razza di monumenti lì. E senza nemmeno bisogno di erigerlo, ‘sto monumento: così, naturalmente.
Ora, Beppe Colla non lo puoi racchiudere nello spazio angusto di un ambiente social, di per sé poco avvezzo all’analisi e all’approfondimento, mi piace però ricordarlo con un affetto intimo, che lui e la sua famiglia hanno contribuito a rendere vivo.
Perché mai smetteremo di ringraziarlo, io e certi amici miei, per una scelta e una intuizione: decidere di acquisire la Cascina Drago di San Rocco Seno d’Elvio, alle porte di Alba, in piena dark side langarola, per perpetuare la storia “obliqua” del Bricco del Drago, un vino che “nel còr ci sta”, che parla della nostra gioventù e che ha rivelato al mondo, per una volta, che gli ultimi (dolcetto) potevano diventare i primi.
Per questo, e per tutto il resto, grazie.
Giornalista pubblicista toscano innamorato di vino e contadinità, è convinto che i frutti della terra, con i gesti che li sottendono, siano sostanzialmente incanto. Conserva viva l’illusione che il potere della parola e del racconto possa elevare una narrazione enoica ad atto culturale, e che solo rispettando la terra vi sia un futuro da immaginare. Colonna storica de L’AcquaBuona fin dall’inizio dell’avventura, ne ricopre da anni il ruolo di Direttore Responsabile. Ha collaborato con Luigi Veronelli e la sua prestigiosa rivista Ex Vinis dal 1999 al 2005; nel 2003 entra a far parte del gruppo di autori che per tredici edizioni darà vita alla Guida dei Vini de L’Espresso (2003-2015), dal 2021 rientra nell’agone guidaiolo assumendo il ruolo di referente per la Toscana della guida Slow Wine.