I vini lo sentono, e lo sanno raccontare. E questa bottiglia qua, stasera, per me era un obbligo morale.
In cuor mio confidavo tanto nella vitalità del sorso, ma non potevo certo immaginarmi tutto questo garbo, tutta questa ariosità, tutta questa scioltezza, ciò che la proietta ben oltre le incertezze di una cantina dai legni vecchi.
La portai via con me, insieme ad altre, la prima volta che mi recai a Villa del Cigliano, a San Casciano Val di Pesa, lì dove feci la conoscenza di Niccolò Montecchi, di suo padre e di sua sorella, e dove appresi una storia familiare che veniva da lontano.
Allora i vini di Cigliano non se li filava nessuno. Ci vollero tutta l’energia giovanile e tutte le “visioni” di Niccolò per riesumare alla bellezza e alla visibilità una produzione già di per sè affezionata al territorio.
Ci è riuscito. Poi qualcuno o qualcosa ha deciso per lui che dovesse andarsene da qui. Resta il segno forte del suo passaggio, restano i vini. E resta la bellezza.
Giornalista pubblicista toscano innamorato di vino e contadinità, è convinto che i frutti della terra, con i gesti che li sottendono, siano sostanzialmente incanto. Conserva viva l’illusione che il potere della parola e del racconto possa elevare una narrazione enoica ad atto culturale, e che solo rispettando la terra vi sia un futuro da immaginare. Colonna storica de L’AcquaBuona fin dall’inizio dell’avventura, ne ricopre da anni il ruolo di Direttore Responsabile. Ha collaborato con Luigi Veronelli e la sua prestigiosa rivista Ex Vinis dal 1999 al 2005; nel 2003 entra a far parte del gruppo di autori che per tredici edizioni darà vita alla Guida dei Vini de L’Espresso (2003-2015), dal 2021 rientra nell’agone guidaiolo assumendo il ruolo di referente per la Toscana della guida Slow Wine.