Posso ammetterlo candidamente, dei vignaioli di Montalcino Diego Molinari appartiene (ed apparterrà per sempre) alla schiera dei più amabili e “sentimentali”. Almeno per me. Non è stato difficile provare affetto per lui, ed io ne ho provato. Tanto.
Il ricordo corre al 2003, quando con L’AcquaBuona organizzammo il nostro primo evento dal titolo ” Il Brunello di Montalcino in Versilia”. Con grande sorpresa, fummo onorati dalla presenza di vignaioli “portanti”. Fu l’inizio di qualcosa. Fra questi spiccava la figura di Diego Molinari, un omone alto e bonario, gran fumatore, che assieme all’amata moglie Nora produceva da anni Brunello carismatici e profondissimi a La Cerbaiona, divenuti nel tempo rari oggetti di culto.
Tante le volte che sono stato lì a trovarlo, lui e i suoi innumerevoli gatti. Da qualche anno aveva ceduto l’azienda, da quando cioè il suo stato di salute ha iniziato ad incrinarsi irrimediabilmente.
Di lui non dimentico la bontà d’animo, la gentilezza, l’appartata discrezione, le cene al Monte Antico, e quella sorta di ingenuità di fondo che ancor oggi, a ripensarci, scuote e commuove.
Ciao Comandante, alla tua esperienza terrena è appartenuta la levità, e quella sì che è un dono prezioso.
Giornalista pubblicista toscano innamorato di vino e contadinità, è convinto che i frutti della terra, con i gesti che li sottendono, siano sostanzialmente incanto. Conserva viva l’illusione che il potere della parola e del racconto possa elevare una narrazione enoica ad atto culturale, e che solo rispettando la terra vi sia un futuro da immaginare. Colonna storica de L’AcquaBuona fin dall’inizio dell’avventura, ne ricopre da anni il ruolo di Direttore Responsabile. Ha collaborato con Luigi Veronelli e la sua prestigiosa rivista Ex Vinis dal 1999 al 2005; nel 2003 entra a far parte del gruppo di autori che per tredici edizioni darà vita alla Guida dei Vini de L’Espresso (2003-2015), dal 2021 rientra nell’agone guidaiolo assumendo il ruolo di referente per la Toscana della guida Slow Wine.