Per la settimana tappa la carovana del giro si sposta in Abruzzo percorrendo la tratta da Vasto a L’Aquila.
Giornata ricca di emozioni sportive ma non solo, con la passerella finale per le vie del centro aquilano duramente colpite dal terremoto del 2009. Si inizia con il lungomare adriatico fino ad Ortona, poi GPM a Popoli e arrivo nel capoluogo abruzzese.
Come sempre noi ci occuperemo dell’aspetto enogastronomico e faremo la conoscenza di una cantina che proprio nel 2009 vedeva i suoi albori: la Cantina Castelsimoni.
La Castelsimoni è un’azienda vinicola di nicchia, che concentra la propria produzione su quattro vitigni, il Traminer aromatico, il Riepilogo, lo Chardonnay e il Pinot nero vinificato anche in rosa.
L’azienda aquilana, sebbene di recente costituzione, presenta una maturità e una “sapienza”enologica davvero di alto livello, grazie ai due titolari, Manuela e Paolo Simoni. Spesso si parla di viticoltura eroica e, a nostro parere, mai aggettivo fu più adeguato per descrivere l’opera dei coniugi Simoni.
La loro viticoltura è definita eroica perché i vigneti si trovano a 800 m d’altezza ma non solo…avviare un’azienda mentre la propria città è stata devastata dalla forza bruta della terra che trema è davvero un’impresa da eroi!
La storia
Durante una piacevole conversazione con i titolari scopriamo che Manuela Castellani e il marito Paolo Simoni hanno un background lavorativo in ambito medico-scientifico, con importanti collaborazioni per aziende farmaceutiche, e che fino al 2009 non avevano mai avuto esperienze “sul campo”, sebbene già grandi conoscitori ed estimatori di vini.
Manuela Castellani ci spiega ancora commossa la storia particolare che vide la nascita della cantina: “Era l’Aprile del 2009, io e Paolo avevamo scelto l’appezzamento ove piantare il nostro vigneto per buttarci a capofitto nella nostra nuova avventura. Il terreno era di proprietà di tre fratelli che non si parlavano da anni per dissidi familiari e farli presenziare insieme al rogito era davvero problematico. Finalmente, anche grazie ad una coincidenza ( sia io che una delle proprietarie avevamo prestato servizio nella Croce Rossa), riuscimmo a sbloccare la situazione e a convincere i fratelli a stipulare l’atto di vendita. Chiamammo subito il notaio e il 4 aprile 2019 firmammo il rogito.”
Il 6 aprile, data che tutti noi italiani ricorderemo per molto tempo, il terremoto!
Manuela Castellani: “ La città, i punti d’incontro degli aquilani ma anche tutte le sedi istituzionali ed amministrative non c’erano più, e noi dovevamo sbrigare tutte le pratiche burocratiche che comportano l’avviamento di un’azienda. Inoltre dovevamo iniziare gli scavi per il vigneto ( volevamo che fossero profondi per avere una vite sana, fino a 1,5m), e trovare un escavatore era veramente un’impresa impossibile!”.
“Alla fine” prosegue ” trovammo un escavatore, anche se a caro prezzo! Oggi che l’azienda è una realtà, ricordiamo ancora con grande emozione quei momenti”
Ma il timore più grande per Manuela e Paolo non è la terra che trema ma il verificarsi delle gelate!
A 800 m slm la vite cresce sana e non servono trattamenti antiparassitari (come afferma con orgoglio Paolo Simoni), il pericolo però viene dal clima. “Nel 2016 ci fu una gelata tardiva e quasi tutto il raccolto fu compromesso, nel 2017 le condizioni meteo non furoni più clementi ma l’ottima annata 2018 ci ha fatto recuperare tutte le energie e anche le perdite. Inoltre, problema non indifferente sono i cinghiali!”.
Dal punto di vista agronomico-enologico
L’azienda aquilana si distingue anche per le scelte tecnico-enologiche portate avanti con carattere e determinazione.
Come afferma Paolo:” se la vite viene trattata bene, ti è riconoscente e ti ricompensa in qualita’”
I titolari di Castelsimoni hanno infatti optato per non procedere ad innaffiatura ed irrigazione del vigneto, in modo che la barbatella potesse scavare con le sue radici ed attingere in profondità i nutrienti dove la terra è più ricca. E questo lo sa bene Paolo Simoni, che di formazione è geologo. Stesse ragioni hanno spinto i coniugi a non concimare.
“Teniamo inoltre la vite abbastanza bassa, in modo che possa proteggersi naturalmente e autonomamente dalle variazioni climatiche” prosegue Simoni ”e per quanto riguarda la potatura, adottiamo la potatura verde ( ovvero selezioniamo i tralci più adatti alla produzione, eliminando quelli indesiderati, già quando la pianta iniziare a cacciare le gemme), facendo esprimere al massimo la forza della pianta in quei grappoli, invece di procedere a successivo diradamento, che comporterebbe un’inutile dispersione di nutrienti in grappoli destinati ad essere eliminati.”
Altrettanto peculiari e ardite sono le scelte produttive in cantina: i Simoni hanno deciso di utilizzare lieviti autoctoni. Una scelta inconsueta e anche sconsigliata dall’enologo dell’azienda, proprio per il rischio a cui espone la produzione.
“Per prima cosa la nostra cantina è stata costruita ex novo, con l’impiego di calce e pertanto garantisce un ambiente asettico e anche per questo abbiamo scelto di utilizzare lieviti indigeni. All’inizio era un’incognita e oltre al nostro enologo, anche noi eravamo incerti sul risultato perché il lievito autoctono non dà la garanzia di successo che offre un lievito selezionato. Fortunatamente siamo stati ripagati con un prodotto non comune, con aromi e sentori che esplodono al palato”, afferma Paolo Simoni .
Addirittura i lieviti isolati da Castelsimoni sono stati fatti analizzare da laboratori accreditati e sono risultati essere completamente inediti e mai catalogati fino ad ora.
Altro dato abbastanza inusuale è che con questi lieviti ogni residuo zuccherino si trasforma in alcool così ottenendo un vino pulito.
Ma non è finita qui: la cantina aquilana non procede mai a filtrazione ma predilige la chiarifica, che avviene lentamente ed offre un vino che può essere percepito “rustico”, non perfetto come i vini standard a cui ormai siamo stati abituati, ma con una vitalità e un vigore che lasciano il ricordo del sorso.
Ovviamente bisogna aumentare il lavoro in cantina con pulizia delle fecce e frequenti batonnage.
Slow Slow wine
Il tempo è un altro alleato dei Simoni: il vino e la sua produzione deve essere slow, non bisogna avere fretta nel vinificare. Paolo non crede nell’imbottigliamento precoce a dicembre: “Preferisco attendere l’estate inoltrata, solo così otterremo un prodotto maturo e complesso anche se in controtendenza rispetto ai vini beverini tanto di moda in questo momento.”
Ma veniamo ai vini: il Diamante nero, pinot nero IGP Terre dell’Aquila, il Lupa bianca (Riesling), l’Altair (Traminer aromatico), l’Alba Chiara (Chardonnay) e il Rosé da uve pinot nero,
Dove si possono degustare? Direttamente in cantina, a Cese di Preturo (L’Aquila), nei punti vendita indicati sul sito oppure ai numerosi eventi a cui partecipano Manuela e Paolo Simoni. Dopo Onlywine a Citta’ di Castello, Best wine star a Milano e le Giornate del Pinot Nero ad Egna, potrete gustare i vini Castelsimoni al Myvino di Milano dal 24 al 26 maggio.
Info su: www.castelsimoni.it
Se fossi un vino fermo sarei un Moscato giallo Castel Beseno. perché adoro i dolci (prepararli e mangiarli ) e resto fedele alla regola non scritta dei sommelier “dolce con dolce” . Inoltre è trentino come la terra che mi ha adottato.
Se fossi uno spumante sceglierei un Oltrepò Pavese perché ricorda la mia Lombardia, dove sono nata e cresciuta.
Se fossi un bicchiere sarei un bicchierino da shot o cicchetto, data la mia statura tutt’altro che imponente.