Il ricordo di Vittoriano Pierucci, conosciutissimo e stimatissimo cuciniere-titolare del ristorante La Dogana di Capezzano Pianore, uno dei posti più meritevoli e cult della Versilia, lo affido a tre momenti:
1) La sua prima Dogana in Via Sarzanese, dove con gli amici andavamo al sabato sera per ordinare un “primino” , una pizza e per tirarci su di giri. Gli anni Settanta dovevano ancora svoltare. Vittoriano presidiava il forno a legna, aveva un sorriso accattivante e beffardo, emanava simpatia a pelle, la battuta stava nel suo dna. Era un ragazzotto. E anche noi.
Noi andavamo lì perché avevamo pochi soldi, ci trattavano bene e c’era sintonia umana. E poi immancabilmente ci offrivano un intero fiaschetto di Vinsanto come ammazza caffé, e noi lo percepivamo come autentico segno di distinzione. In realtà quel Vinsanto ci lavorava ai fianchi, spazzando via ogni residuale appiglio di sensatezza per trasportarci sulle rotte ballerine di un eccitante deliquio alcolico.
Sì, quella Dogana, quel sorriso e quel Vinsanto restano momenti indimenticabili.
2) La mia cena “a lume di candela” più veloce di sempre, con la voracità la più vorace di sempre, alla Dogana del tempo che fu, con Vittoriano già dietro ai fornelli e con il mood del locale che si era lasciato dietro i modi della trattoria-pizzeria per elevarsi ad una proposta terra-mare più autoriale e personalizzata. Un intero menu degustazione annaffiato di vino (Gravner, quella volta lì) spazzolato in 45 minuti netti. Al cinquantesimo già ci trovavamo di nuovo in strada, satolli, contenti e un po’ storditi dalla inattesa performance, una performance peraltro mai più eguagliata. Però io e quella ragazza là non ci siamo più lasciati.
3) Un flash molto più recente: la sua generosa capigliatura bianco-argentea che lancia lampi di luce nell’aria magica di un piccolo “clos”, un vigneto che era solito curare come un bimbo nelle campagne di Pietrasanta, vicino alla Pieve di San Giovanni. A volte lo incontravo lì, assorto e concentrato nel suo ruolo di vignaiolo artigiano, a progettare vini per passione. Mi sembrava felice.
Oggi però è come se un pezzo di gioventù si fosse definitivamente staccato per andare alla deriva. E il distacco è doloroso.
Ciao Vittoriano.
Giornalista pubblicista toscano innamorato di vino e contadinità, è convinto che i frutti della terra, con i gesti che li sottendono, siano sostanzialmente incanto. Conserva viva l’illusione che il potere della parola e del racconto possa elevare una narrazione enoica ad atto culturale, e che solo rispettando la terra vi sia un futuro da immaginare. Colonna storica de L’AcquaBuona fin dall’inizio dell’avventura, ne ricopre da anni il ruolo di Direttore Responsabile. Ha collaborato con Luigi Veronelli e la sua prestigiosa rivista Ex Vinis dal 1999 al 2005; nel 2003 entra a far parte del gruppo di autori che per tredici edizioni darà vita alla Guida dei Vini de L’Espresso (2003-2015), dal 2021 rientra nell’agone guidaiolo assumendo il ruolo di referente per la Toscana della guida Slow Wine.