Amaro Artista, l’artista dell’amaro!

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A Livorno, dopo una bella cena, magari con un saporito cacciucco, è d’obbligo il ponce, ossia quella speciale miscela di caffè e rumme (guai a confonderlo col rum) prettamente livornese.

Rimanendo nella tradizione locale, per chi non ama il caffè o vuole rincarare con il cosiddetto “ammazzacaffè”, è da poco disponibile l’Amaro Artista. L’ingegno labronico ha rispolverato un’antica ricetta, ne ha studiato attentamente la formula e, dopo un’accurata selezione delle materie prime, l’ha affidata alle sapienti mani di una storica distilleria di Castelnuovo Don Bosco (AT).

L’etichetta dice elisir senza tempo e, sul retro, da bere con ispirazione: così ho fatto e, probabilmente influenzato dal mio campanilismo, ho fantasticato di trovarmi a un tavolino del Caffè Bardi, giusto un secolo fa, in compagnia dei pittori del Gruppo Labronico a discutere delle ultime tendenze artistiche, ognuno col suo bicchierino di Amaro Artista in mano.

Forse anche “Dedo” Modigliani, seduto en plein air in qualche cafè di Montmartre, lo avrebbe gustato volentieri. Mi sono piaciute le trasparenze dei suoi riflessi ambrati, i profumi inebrianti delle spezie, il sorso voluttuoso, i sapori intriganti delle 33 erbe officinali e la delicatezza dell’agrume. Ho apprezzato l’idea che ci sta dietro, come è stata riportata nella brochure e nel sito, così come la sfiziosa proposta della mixology, per quel tocco di modernità che ci vuole oggigiorno. Se non è chiaro ve lo dico in vernacolo: a me m’è garbato abbestia, boia de!!!

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