Si, devo ammetterlo. Provo talvolta un leggero fastidio per questa adorazione verso lo Champagne. Anche fra enoappassionati, enofighetti, enoconsapevoli, enosmaliziati sembra che spesso ci sia un po’ il sottinteso: qualunque cosa stiamo bevendo, peccato che non ci sia invece una bella boccia di Champagne. E poi giù racconti dai toni estasiati ed estatici di serate memorabili o di viaggi avvolti nella leggenda.
Però, considerarlo come fa Camillo Langone (autore fra l’altro di divertenti, caustiche e sapide recensioni di celebrate osterie) su Il Foglio del 14 agosto uno chardonnay frizzante e addizionato che sa di funghi , mi sembra eccessivamente tranchant… (fra l’altro, lo chardonnay occupa colà circa un terzo dei vigneti, ci sarebbero pure il pinot nero e il pinot meunier, quindi non può stare in “quasi tutto” lo Champagne)…
2 risposte
“Quasi sempre Chardonnay”, perciò cosciente dell’esistenza degli altri due vitigni.
Ma, di grazia, ciò che hai scritto mica finirà al rigo -“quasi tutto” lo Champagne…- ? Ed il resto dove lo trovo? Che fine ha fatto?
Vero, la citazione giusta sarebbe stata “quasi sempre Chardonnay”. Che occupa il 30% dei vigneti.