L’importante processo di rinnovamento avviato da Virginie Saverys, proprietaria di Avignonesi dal 2009, ha coinvolto in primis la campagna e ha segnato un record, ovvero quello dell’azienda italiana con la maggiore estensione vitata (170 ettari e passa) integralmente gestita secondo i dettami della biodinamica .
Questo particolare rende bene l’idea, oltre che della dimensione, della determinazione a perseguire una visione allargata di ecosostenibilità, ciò che di recente ha portato l’azienda ad abbracciare le prerogative di una società benefit, ossia di una entità giuridica che oltre a generare utili ponga in primo piano valori fondanti di natura sociale e ambientale, dalla riduzione dell’anidride carbonica emessa alle condizioni di lavoro dei dipendenti.
Ad assecondarne gli impulsi c’è uno staff giovane e motivatissimo guidato da Matteo Giustiniani, enologo e amministratore delegato (sua, fra l’altro, la Fattoria Sardi di Lucca), e da Alessio Gorini in qualità di direttore tecnico e agronomo. Sono stati loro i ciceroni di un giorno, per me che mancavo da Avignonesi pressappoco da un’era.
Di pari passo allo sviluppo di una agronomia pulita (un obiettivo all’ordine del giorno è quello di puntare al minor compattamento possibile della parte aerobica dei suoli, per non intaccarne il potere traspirante e la vitalità), si è proceduto a un lavoro di mappatura delle varie parcelle e dei vari siti produttivi, per delineare meglio la fisionomia dei vini a base sangiovese, che sono diventati un bel po’ e che rappresentano il vero focus aziendale, nonostante la fama planetaria di questa firma sia stata raggiunta grazie agli esclusivi Vin Santo.
In un orizzonte temporale scandito dalle prime dieci vendemmie della nuova gestione, la curiosità di vedere l’effetto che fa era forte; l’occasione quindi di poter effettuare una verticale del vino simbolo, il Nobile di Montepulciano, affiancato dai cru e dal Grandi Annate, ha illuminato a giorno i progressi intervenuti sul piano stilistico/interpretativo.
I vini appaiono infatti sempre meno obbligati dai cliché e dalla confezione, traggono vantaggio dalla eterogeneità dei suoli, dei versanti e delle esposizioni (e quindi sono giustamente dotati di accenti e timbriche differenti) e trasmettono un’idea di trasparenza espressiva e di “leggibilità territoriale” dai connotati più netti, intercettando con decisione approdi di eleganza.
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NOBILE DI MONTEPULCIANO IN VERTICALE
Le tirature oscillano fra le 140mila e le 180mila bottiglie. Sangiovese in purezza. E una “traduzione” delle singole vendemmie che negli anni va facendosi sempre più fedele, agevolata da una connaturata propensione all’eleganza e da una modulazione nei toni che non puoi evitare. E’ il fiore, più del frutto, a rimanere impresso, con un sottotraccia minerale in grado di aprire alla complessità.
Nobile di Montepulciano 2010
Evoluzione terrosa ai profumi ma buona freschezza gustativa in un vino carnoso, robusto, caldo, anche se non propriamente un mostro di finezza.
Nobile di Montepulciano 2014
Si cambia registro. Tenui cromatismi annunciano profumi particolarmente vividi, fondati su una chiara desinenza floreale e su un coté semiaromatico finanche sbarazzino. Il profilo dritto, dalla “postura chiantigiana”, smuove sentori di geranio e piccoli frutti rossi macerati; la trama è slanciata e longilinea, il sapore delizioso.
Nobile di Montepulciano 2015
Impatta con eleganza su un bel portato di sfumature: è ampio, minerale, dai tannini ammansiti e dalla trama morbida e rotonda, sia pur scontando qualche leggera vacuità a centro bocca. Con l’aria il frutto acquisisce toni più brulée, a sottolineare la generosità e il calore del millesimo, ma il nostro resta pur sempre un bel conseguimento, proprio in ragione del fatto che si riferisce a quel millesimo.
Nobile di Montepulciano 2016
Profondità aromatica, integrità di frutto, tono, mineralità, risvolti floreali. E poi un tratto gustativo vivo, tenace, grintoso, salino, dalla timbrica elegantemente austera. Con una lieve, perdonabile rugosità tattile che non fa altro che esaltarne il carattere, e con un presumibile futuro all’altezza.
Nobile di Montepulciano 2017
L’annata si fa presto a presentarla: non ha mai piovuto! Per tale motivo un risultato del genere non può che rendere soddisfatti. Dispiegato, floreale, elegante, è solo un po’ frenato nel finale, lì dove oscilla fra asciuttezza e sale. La distensione ne risente, ma l’armonia fra le parti gli consente di gettare il cuore oltre l’ostacolo.
Nobile di Montepulciano 2018 (campione da vasca)
Ad un comprensibilissimo gap di focalizzazione, in particolare dal punto di vista della espressione fruttata e della sua giusta integrazione nelle trame, evidenzia un paio di doti importanti: una buona qualità del tannino e un ascendente floreale che gioverà senz’altro al garbo, all’eleganza e alla pura godibilità.
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I CRU QUANDO NON PIOVE MAI
La prova di forza dei terroir. Vinificati e affinati tutti allo stesso modo (fermentazioni spontanee, macerazioni lunghe, maturazione in botti grandi di rovere) e tutti da sole uve sangiovese.
Nobile di Montepulciano La Stella 2017
Le uve provengono dal vigneto ad alberello con la forma di una stella che si trova proprio alle Capezzine, vicino alla cantina, su suoli del Pleistocene di origine lacustre, una parcella che nel frattempo è stato spiantata per lasciar spazio a un vigneto sperimentale dove alla vite si frapporranno colture arboricole e orticole, con animali da cortile al pascolo.
Qui hai ricchezza di frutto, mineralità e sentori di grafite. Largo di trama, dal finale astringente, è un vino caldo e abbracciante, che sbuffa e spinge.
Nobile di Montepulciano Le Badelle 2017
Il sangiovese proviene dai vigneti più alti a disposizione (380 metri s.l.m.) e dalle argille calcaree di Cervognano. Il vino dimostra compattezza e profilatura aromatica: frutto rosso integro e ben definito, tensione, mineralità sottocutanea… davvero molto bello. Di piena corrispondenza al gusto: fine, succoso, composto, signorile.
Nobile di Montepulciano La Banditella 2017
Proviene dalla vigna più meridionale, situata fra Montepulciano e Chianciano Terme, provvidenzialmente esposta a nord su terreni assai profondi e inerbiti, con poco calcare attivo, su cui influisce un microclima segnato da correnti fresche.
Profilo nordico, longilineo, stilizzato, ma non per questo meno evocativo. Tutto giocato in sottrazione, possiede una bellezza disadorna, una speciale levità e una naturalezza che gira a mille.
Nobile di Montepulciano Oceano 2017
Dalla collina antistante il Poggetto di Sopra, ad Argiano, da una vigna ad alberello che poggia su suoli argillosi (argilla mattaione), con basse rese naturali e maturazioni anticipate, ecco un Nobile ricco e sostanzioso, polposo ed avvolgente, che impatta volumico senza per questo risultare sgarbato o meramente presenzialista. Solo un po’ in debito di accelerazioni e scioltezza, quello sì.
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IL POGGETTO DI SOPRA
Nobile di Montepulciano Poggetto di Sopra 2017
Da uno degli appezzamenti più vecchi di Argiano, nato e cresciuto su una lente di argilla più umida a 320 metri di quota, se ne esce un vino affinato (anche) in botti piccole che a fronte di un tratto aromatico leggermente evoluto si offre di contro con un bel grado di contrasto e un’apprezzabile tensione gustativa. Austero, a suo modo signorile, mette in rilievo più il nervo che la carezza, più lo scheletro che il frutto, e sconta una chiusura un po’ asciugata, probabile lascito di un’annata siccitosa.
Nobile di Montepulciano Poggetto di Sopra 2016
Di estrema eleganza, possiede IL portamento, la salinità, la giustezza. Un vino di personalità, lunghissimo e caratterizzato, dalle proporzioni perfette e con un raro senso dell’equilibrio. Insomma, un bellissimo conseguimento.
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GUEST STAR
Grandi Annate 2016
Ricavato da sole uve sangiovese (selezionate da diverse parcelle) e prodotto esclusivamente nelle annate ritenute “grandi”, ecco un vino concepito secondo un libero canovaccio in funzione dell’annata stessa, su cui poter sperimentare approcci enologici eventualmente non in linea con i requisiti del disciplinare di produzione del Nobile, da qui la scelta di uscire sui mercati come Igt. Di questa versione ne apprezzerai la signorilità, il vigore, la saldezza, il temperamento austero e il potenziale evolutivo.
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L’ORGOGLIO DEL CADETTO
DA-DI 2020
Affinato in anfore di terracotta realizzate con argilla del monte Amiata e vinificato parzialmente coi raspi, ecco un Sangiovese d’annata succoso e dai tannini sapidi, che dissimula in apparente disimpegno e gioviale fragranza una struttura comunque salda, concreta, con una fermezza “da adulti”.
Rosso di Montepulciano 2018
Tirato in oltre 100mila flaconi, la sua eleganza si avvantaggia del corredo floreale e di un sorso concessivo, armonico, nitido, candidamente fruttato. Da sole uve sangiovese, non smetti di berlo.
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L’immagine di Virginie Saverys è tratta dal sito aziendale.
Giornalista pubblicista toscano innamorato di vino e contadinità, è convinto che i frutti della terra, con i gesti che li sottendono, siano sostanzialmente incanto. Conserva viva l’illusione che il potere della parola e del racconto possa elevare una narrazione enoica ad atto culturale, e che solo rispettando la terra vi sia un futuro da immaginare. Colonna storica de L’AcquaBuona fin dall’inizio dell’avventura, ne ricopre da anni il ruolo di Direttore Responsabile. Ha collaborato con Luigi Veronelli e la sua prestigiosa rivista Ex Vinis dal 1999 al 2005; nel 2003 entra a far parte del gruppo di autori che per tredici edizioni darà vita alla Guida dei Vini de L’Espresso (2003-2015), dal 2021 rientra nell’agone guidaiolo assumendo il ruolo di referente per la Toscana della guida Slow Wine.