Non c’è Prospettiva (e non c’è Bufalo) senza lo storico “cappello” introduttivo…..
Inutile negarlo, la girandola degli assaggi “guidaioli” mi stordisce. Le migliaia di vini sorseggiati e commentati diventano sogno e ossessione, catapultandomi in una strana dimensione psicofisica, a metà strada fra il disincanto e l’ardore agonistico. Ci vuole tempo per digerire il tutto e risalire all’aria dopo la lunga apnea enoica; ci vuole tempo per raccogliere i segni buoni ed approdare a una scrittura che possa considerarsi arricchita, consapevole o addirittura ispirata; ci vuole tempo per ritrovare il senso di un lavoro tanto maniacale quanto straniante.
Di certo un aspetto molto stimolante è quello che riguarda il lato “oscuro” della ribalta, tutto ciò che sta in penombra ma non per questo è meno sorprendente. Quella fitta rete di vignaioli e di piccoli grandi vini che, per una ragione o per l’altra, non hanno ancora i riflettori della notorietà puntati addosso. Perché sono ancora troppo pochi coloro che li riconoscono per quanto valgono, perché magari trattasi di realtà recenti o di etichette recenti, perché vivaddio esistono ancora gli exploit, perché la comunicazione è quella che è, perché la diffusione è quella che è. Perché dei riflettori, forse, potrebbe fregargliene il giusto.
Insomma, non si vive di soli nomi noti, ecco; una consapevolezza, questa, che mi aiuta a riemergere dal cono d’ombra tipico del “criticone”, costellato di pedisseque puntualizzazioni notarili, quasi a tarpare le ali alla spontaneità e al trasporto emozionale.
Ed è per questo che invariabilmente mi prende la voglia di parlare dei vini fuori dal coro, dei vini obliqui, dei vini che non ti aspetti, di quelli che non conoscevi, di quelli che scartano di lato (come il bufalo, direbbe De Gregori), di quelli che- indipendentemente dal tasso di complessità- disegnano traiettorie espressive con le quali è bello averci a che fare. Di quelli che ti attraggono e non sai perché, o forse lo sai ma non ti importa di spiegarne i motivi.
Questi piccoli pezzi, sorta di schizzi impressionisti, sono dedicati a quei vignaioli lì, a quei vini lì. Con la speranza di instillare un briciolo di curiosità in più nei coraggiosi lettori, o di poter diventare tutti un po’ più bufali.
La Prospettiva è dedicata ai Sangiovese toscani, e siccome di “via dalla pazza folla” ve ne sono un bel po’, e tutti meritevoli, abbiamo deciso di suddividere la trattazione in due parti. Ah, l’ordine di apparizione dei commenti che seguono non ricalca un ordine di preferenza, ma rispetta semplicemente l’alfabeto.
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CASTELLINUZZA E PIUCA
Chianti Classico Gran Selezione Vigna Piuca 2020
Non puoi non voler bene a un’azienda così. Le dimensioni sono piccole, la suggestione è grande. Le persone (Giuliano e Simone Coccia, padre e figlio) e il contesto paesaggistico (Lamole) ci mettono decisamente del loro per scolpire l’identità dei vini, con una produzione in rosso che accoglie spontaneità e freschezza cucite attorno a profili sentimentali, veraci e senza tempo. Il Gran Selezione Vigna Piuca ’20 alza il tiro nel verso della compiutezza, annunciato da una solenne nota fumé e da un quadro aromatico sobrio ma propositivo. Classico negli accenti, ha portamento signorile e “fiato” quasi nebbiolesco, e poi ancora compostezza, bilanciamento strutturale e alcolico, dinamica incorporata, finale infiltrante & salino. La migliore riuscita di sempre, con Lamole che trasuda da tutti i pori.
CASTELLO DI MONTERINALDI
Il Gotto di Gottifredo 2021
Qui la singolarità non dimora certo nel nome della cantina, nota esponente del versante raddese del Chianti Classico, quanto nella sorprendente riuscita di questa referenza piccola nel prezzo ma grande nella sostanza. Ad esempio, per l’inattesa sua capacità di puntare dritto al cuore del discorso, nel pieno rispetto del mandato territoriale e del vitigno sangiovese, di cui ne porta le stimmate. La profondità aromatica svela di già una spiccata attitudine per le sfumature, mentre il profilo fresco e garbato è in grado di mischiare incisività e purezza con lodevole disinvoltura.
DE’ RICCI CANTINE STORICHE
Vino Nobile di Montepulciano 2020
La rinascita della storica Cantina del Redi passa dalla sensibilità e dalle idee della famiglia Trabalzini, grazie a un progetto di recente conio che sta letteralmente bruciando le tappe, e che sta sfornando con apprezzabile regolarità Vini Nobile dal disegno elegante e accurato, le cui uve sangiovese provengono sostanzialmente da Ascianello e Fontecornino. Questo 2020 ha carattere, un quadro aromatico sfaccettato di terra, agrumi e fiori, una filigrana tattile di sensuale levigatezza e una trama sinuosa corredata da tannini puntiformi. E’ reattivo, agile, lungo, e si incasella fra le espressioni migliori della tipologia, aprendo ad orizzonti di finezza non così usuali su questi lidi. E la selezione SorAldo non è mica da meno!
FABIO MOTTA
Lo Scudiere 2021
Cantina e vignaiolo si son già fatti un nome e una chiara reputazione, e questo grazie allo stile e alla sostanza che permea i Bolgheri della casa, vini quanto mai all’avanguardia in termini di bevibilità e trasparenza espressiva, se stiamo all’orizzonte classico bolgherese. Ma Fabio insiste anche con le unicità, che si inquadrano per merito e costituzione fra le voci fuori dal coro in ambito territoriale, e che trovano in questa versione di Lo Scudiere uno dei Sangiovese “costieri” più brillanti e risolti dell’anno. Offre ampiezza gustativa e ariosità, indirizzandosi sui binari della delicatezza. E’ prodigo di dettagli, sapido e sferzante, sospeso e leggiadro.
FATTORIA BONSALTO
Sopralago 2022
Si deve alle nipoti del fondatore, Valentina, Donata e Nicoletta Paci, la svolta inferta al profilo aziendale, dopo 50 anni di produzione di sfuso. Un progetto di vita e di vigna che ben si incanala nel movimento propulsivo di idee e condivisioni di cui va arricchendosi oggi l’areale di Montespertoli, un tempo fulcro centrale del Chianti di sponda fiorentina. Da un lato un’agricoltura pulita, dall’altro una visione stilistica orientata alla leggerezza di passo, sono tutti tasselli che vanno a delineare i contorni di questo Sopralago 2022, ricavato dalla vigna più alta di quota, dove l’elegante intreccio floreal-speziato accompagna una trama sciolta e tesa, integra e fresca. Che poi il finale non sia così lungo o complesso non ne sminuisce il portato di autenticità.
FATTORIA DEL PINO
Rosso di Montalcino Il Jeccardo 2019
Un Rosso di Montalcino che esce sul mercato coi tempi di un Brunello, e senza disperdere un grammo quanto a personalità e carattere, ché quasi non ne misuri la distanza. E’ solo una delle sfide di Jessica Pellegrini, la cui comparsa sulla scena ilcinese costituisce uno degli accadimenti più interessanti e ispirati riguardanti la new generation di Montalcino. In questo vino percepisci purezza, e una delicata mano di interprete, e poi una enorme succosità e una lunga scia salina-minerale che si infiltra e che ti fa star bene. Grande statura autoriale.
FICOMONTANINO
Noble Kara 2023
Siamo a Chiusi, che non è proprio il centro del mondo, enoicamente parlando, per raccontare di un cambio di marcia e di indirizzo stilistico fortemente voluti da Maria Sole Giannelli, a ridisegnare i confini di una produzione fattasi ecosostenibile e che in poche stagioni ha disperso certe scontrosità della prima ora (impuntature grammaticali incluse) per approdare a una messa a fuoco decisiva sul fronte del disegno, della pulizia e della qualità estrattiva. Noble Kara tecnicamente è un rosato, sostanzialmente un rosso scarico. Da lì in poi incomincia la poesia: è elegantissimo, quasi raffinato, una boccata di aria fresca dai tannini sfumati e con tanto sale in corpo. La caratterizzazione gira a mille, superando di slancio le classiche incertezze (del tipo né carne né pesce) che la speciale tipologia è solita portarsi appresso. Una sorpresa lietissima.
GIACOMO BARALDO
O.oK 2021
Frutto di una vinificazione estrema svoltasi in mastelli aperti direttamente in vigna, a fronte di una certa introspezione aromatica mostra una bella dimensione gustativa: è ampio, cangiante, carnoso, signorile, di materia giusta e giusta densità, slanciato da una corrente acida consistente, che è poi la cifra distintiva dei vini di questo giovane vignaiolo di San Casciano dei Bagni, che ha un approccio molto borgognone per ciò che concerne l’esplicitazione dei vari cru, e a cui senti appartenere il futuro.
IL CONTADINO CUSANO
Chianti Classico Riserva Laterra 2021
Un progetto recentissimo che ha preso a fondamento Poggio Torselli, a San Casciano in Val di Pesa, e una proprietà tutta nuova (Pasquale Cusano) per svilupparsi in modo identitario grazie a una serie di Chianti Classico di accecante messa a fuoco stilistica, fra i quali spicca questo Riserva, dove freschezza, eleganza e calibro tannico fanno da spalto a un sorso ampio e diffusivo, verticale e lungo, vivido e croccante, che si muove secondo una trama giocata in sottrazione. La personalità è esaltante, l’attitudine quella per le sfumature di sapore. Un nuovo protagonista?
LA GRANCIA DI SPEDALETTO
Orcia Riserva Spedaletto 2019
Avete presente quando uno scribacchino ha ben poco da scrivere per mancanza di argomentazioni biografiche, viticole, storiche etc? E avete presente quanto esaltante sia restare sorpresi senza il supporto della conoscenza? Ecco, questo è uno di quei casi lì.
Quindi, niente da dire su azienda e persone, per affidarsi esclusivamente al racconto di vini assaggiati per la prima volta. Vini che sanno parlare però, e che ti fanno immaginare. Siamo nelle campagne di Pienza, quello sì, ma non aspettatevi un Sangiovese ricco, robusto, alcolico o presenzialista; lui è sottile, agrumatissimo, impettito, salino, affusolato. E’ un vino che respira, ed è la sorpresa che non ti aspetti.
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Vini assaggiati nell’estate del 2024
Giornalista pubblicista toscano innamorato di vino e contadinità, è convinto che i frutti della terra, con i gesti che li sottendono, siano sostanzialmente incanto. Conserva viva l’illusione che il potere della parola e del racconto possa elevare una narrazione enoica ad atto culturale, e che solo rispettando la terra vi sia un futuro da immaginare. Colonna storica de L’AcquaBuona fin dall’inizio dell’avventura, ne ricopre da anni il ruolo di Direttore Responsabile. Ha collaborato con Luigi Veronelli e la sua prestigiosa rivista Ex Vinis dal 1999 al 2005; nel 2003 entra a far parte del gruppo di autori che per tredici edizioni darà vita alla Guida dei Vini de L’Espresso (2003-2015), dal 2021 rientra nell’agone guidaiolo assumendo il ruolo di referente per la Toscana della guida Slow Wine.