Ampeleia, Roccatederighi, Mediterraneo

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C’è che il posto è magnifico. Sulle alture di Roccatederighi, nella maremma grossetana di sponda occidentale, vincono i sassi, e la macchia mediterranea, e i boschi di lecci. Vincono i silenzi.

Ho seguito fin dagli esordi il progetto visionario fondato sulla naturalità dei gesti e dei modi chiamato Ampeleia e capeggiato dalla vignaiola trentina Elisabetta Foradori.
Ricordo pure che un tempo la comunicazione aziendale non poneva affatto l’accento sui vitigni alla base dei vini prodotti ( si partì con due etichette, Kepos e Ampeleia), si parlava soltanto di “vitigni del bacino mediterraneo“.

Forse perché l’intento era quello di focalizzare le attenzioni sul TIMBRO assunto da quei vini in quel contesto ambientale, più che sul puntiglio varietale: l’intento era quello di omaggiarne la mediterraneità.

Oggi che la proposta si è ampliata il dettaglio si è fatto più preciso. Fatto sta che a me questo Ampeleia (allora costituito in prevalenza da cabernet franc con saldo di sangiovese e non so cos’altro ancora, più recentemente da sole uve cabernet franc) mi è garbato fin da subito, e fin da subito mi è garbato per la sua SENSUALITA‘.

In questo 2009 ne riscopro oggi una pericolosa, carnale attrazione.
Dietro un tratto vellutato e accenti profondamente balsamici, l’esprit bordolese si sposa con una generosità di forme mai volgare.
La tonicità di fondo, più che alimentarsi di freschezza acida, pesca il suo atout nella integrità.
Mirtillo fresco, eucalipto, humus, pepe, tabacco, sandalo e cuoio sono soltanto alcuni dei riconoscimenti che si fanno garanti, oggi, di una autentica seduzione. La pienezza non esonda, casomai ti avvolge, ti accarezza, ti accoglie.
Il tempo non ne è ha stinto la procace grazia, e io stasera sono in sua balìa.

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