Vedo questa bottiglia in un angolo dello sgabuzzino della casa natia, tenuta rigorosamente in piedi tra saponi e cianfrusaglie varie. La osservo: livello giusto, trasparenza in controluce buona e assenza di fondo… Sai cosa, provo ad aprirla.
Ovviamente il tappo si disintegra appena provo ad estrarlo ma non demordo. Nel bicchiere fa la sua figura, rubino intenso con unghia appena tendente all’arancio. Al naso manifesta qualche problemino legato alla conservazione ma nemmeno così marcato, ricorda la marmellata di more e la leggera ossidazione richiama un Vin Santo Occhio di Pernice. In bocca mi stupisce l’acidità, ancora ben presente, e una certa sapidità che lo rendono ancora apprezzabile. Sull’etichetta si leggono 12 gradi alcolici ma dimostra un corpo tutt’altro che esile.
Assaggiato il giorno dopo è migliorato in freschezza e ha tirato fuori una interessante nota di tamarindo.
Ma pensa te che sorprese possono regalare certi vini d’antan abbandonati al proprio destino in un angolo di uno sgabuzzino!
Leonardo Mazzanti (mazzanti@acquabuona.it): viareggino…”di scoglio”, poiché cresciuto a Livorno. Da quando in giovane età gli fecero assaggiare vini qualitativamente interessanti si è fatto prendere da una insanabile/insaziabile voglia di esplorare quanto più possibile del “bevibile enologico”. Questa grande passione è ovviamente sfociata in un diploma di sommelier e nella guida per diversi anni di un Club Go Wine a Livorno. Riposti nel cassetto i sogni di sportivo professionista, continua nella attività agonistica per bilanciare le forti “pressioni” enogastronomiche.