Diari di Montalcino/1 – Il Colle di Caterina Carli, Il Marroneto, Sesti

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IL COLLE DI CATERINA CARLI

Caterina Carli rifugge il circo mediatico montalcinese, ha le sue idee ma vede bene di tenersi in disparte. Diciamo che rifugge il circo mediatico tout court, e i riflettori della ribalta. Ma tant’é. E’ una donna riservata, profonda, riflessiva da un lato, pragmatica dall’altro. C’è che possiede coscienza critica (e autocritica) e una speciale sensibilità, e lo capisci fin da subito che le sue “traiettorie” non sono né saranno mai roba comune.

Caterina ama tanto il proprio lavoro, e ciò che suo padre le ha lasciato. Il mestiere di vignaiola lo affronta con tenacia e rabbia buona. Di scuola prepotentemente gambelliana (leggi “alla Giulio Gambelli”), ne segue i precetti per far risplendere il suo Rosso e il suo Brunello di una luce autoriale, soprattutto di autenticità. Lo fa tramite gesti puliti, senza interventismi di maniera, lasciando ai vini l’agio e il tempo necessario perché acquisiscano il respiro.

Il pezzo forte del patrimonio vitato sta al Colle al Matrichese, lì dove tutto ebbe inizio e dove hanno sede la casa e la cantina. E’ una terra di primogeniture, di venti e di galestri, e Il Colle (di Caterina Carli) è pure il nome della “entreprise“.

Poi ci sono le acquisizioni della Velona, nel quadrante di sud est della denominazione, quelle a cui sarebbe deputata la ciccia, la sostanza, l’eloquenza del frutto. I due contributi vengono mischiati ad arte, per disegnare vini parlanti. Provare per credere il Rosso di Montalcino 2019 e il Brunello ’17: levità, giustezza, ritmo, trasparenza espressiva….

Caterina è convinta che “una pianta vecchia abbia una memoria che le altre non hanno”. E proprio allo scopo di tramandare questa memoria ai posteri, in gestazione c’è un cru derivante dalla cinquantenne vigna del bosco, lì al Matrichese, da cui non c’è che da attendersi leggiadria e capacità di racconto.

Piccolo è bello, da Caterina.

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Il Colle – Località Il Colle, 102/b – Montalcino (SI) –  www.ilcolledicarli.it

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IL MARRONETO

Ieri, con 38 gradi all’ombra (ombra?), siamo stato al Campone, per vedere l’effetto che fa. Lì sta il cuore della produzione del Marroneto, non alla Madonna delle Grazie, dove le arenarie, i gradienti termici, i vecchi ceppi e l’isolamento d’altura conferiscono all’omonimo cru il peso di un aliante. Al Campone c’è un coacervo di terreni i cui colori cambiano sovente, fra crete e galestri. Al Campone hai luce forte, e una spazialità accogliente, tipica di un anfiteatro. Ideale continuazione della collina di Montòsoli, dalle sue uve prendono vita il Rosso e il Brunello.

Si può discutere fino alla noia di Alessandro Mori, assoluto conducator aziendale, e della nomea planetaria a cui sono assurti i suoi vini grazie alle indicazioni della critica, imperante e non. Si può discutere fino alla noia del suo carattere senza peli sulla lingua, della sua caparbietà, della sua testardaggine. Non si può discutere però la qualità dei gesti e dei modi, e l’amore incondizionato che nutre per Montalcino e il Brunello. E questo è ciò che più conta.

Lui quella terra la onora con vini identitari fatti di sospensioni, non di asserzioni. Vini puri, da ascoltare anche e soprattutto nelle pause, in quei momenti di apparente vuoto in cui la loro voce si fa sussurro, e per questo ancor più struggenti.

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Il Marroneto – Località Madonna delle Grazie, 307 –  Montalcino (SI) – www.ilmarroneto.it

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SESTI

Al Castello di Argiano tutto possiede il “brillìo”. Pure le ombre. E’ un avamposto, uno sperone d’affaccio sulle valli attorno, una prua di nave. Da lì traguardi orizzonti, lì ti senti protetto. Ma se le persone sono luoghi, Giuseppe ed Elisa Sesti sono questo luogo.

Mi resta difficile descriverlo, perché toglie le parole di bocca agli scribacchini. E’ vibratile, sospeso. Non so cosa abbia, rifulge di una forza che non vedi ma c’é; la stessa forza, probabilmente, che anima i vini di Sesti, la cui capacità di evocazione si spinge fin dove non si dimentica.

Elisa è diventata una gran donna del vino: còlta, elegante, empatica, accetta i segni del cielo e delle stagioni, li interpreta e agisce, fra intuizione, fatalismo e pragmatica caparbietà. E’ letteralmente, non solo sostanzialmente, figlia di Giuseppe, che non è più in prima linea ma dispensa ancora consigli, fa sentire la sua presenza, e la sua enorme interiorità.

Come uniscono forza e candore quei vini lì, io non lo so. E’ una pienezza buona la loro, che accoglie l’eleganza, e la visceralità. Impossibile, per me, farne a meno.

Ritornare al Castello di Argiano, ritornare a quei vini, mi dà la forza necessaria per cominciare di nuovo, più leggero di prima.

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Sesti – Castello di Argiano – Fraz. Sant’Angelo in Colle – Montalcino (SI) – www.sestiwine.com

FERNANDO PARDINI

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