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Author: FERNANDO PARDINI

Diari di campagna 2024/ Toscani, a Casale Marittimo

Rocco Toscani (figlio di Oliviero) sta facendo tesoro della sua umiltà. Non era scontato, con il nome che porta, ma è andata così. Un’umiltà intrinseca, connaturata, che insaporisce con una forte passione; in azienda fa tutto, il vignaiolo per esempio, e governa con occhio sensibile un piccolo paradiso di biodiversità affacciato sulle alture di Casale Marittimo, in un luogo che è sì collina ma anche un po’ mare…

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Diari di campagna 2024/ Macchion dei Lupi, a Suvereto

Della incredibile storia di Carlo Parenti ne apprezzi il coraggio e il fatalismo. Perché lasciare la propria città (Milano), la casa e il lavoro senza alternative concrete, mossi soltanto dall’idealità e dalla speranza di poter ricostruire una vita che potesse fregiarsi di un segno più personale, porta in sé e con sé i germi dell’ingegno e della follia.

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Diari di campagna 2024/ Le Ragnaie, a Montalcino

Le potenzialità di una annata come la 2019 a Montalcino trovano esplicita conferma a Le Ragnaie, da quando ti accorgi che i vini mettono sul piatto una capacità di dettaglio e una qualità estrattiva che hanno pochi eguali, certificando d’imperio, da un lato, la bontà del millesimo, dall’altro le reali potenzialità di alcuni terroir ad accoglierne le sollecitazioni migliori.

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Uno, cento, mille Eric

Conobbi Eric de Suremain tanti anni fa, e da quando lo conobbi realizzai che la Borgogna non era poi così tutta uguale, umanamente parlando: la

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Diari di viaggio 2024_ Fabbrica di San Martino

Sbuchi dal bosco e c’è un altro tempo. Ma non meteorologico, proprio un altro tempo, con un’altra scansione. Alla Fabbrica di San Martino scorre diversamente, non c’è niente da fare, e in un modo tutto suo, facendo da ponte a una sensazione di generale rilassatezza e di sottile benessere che ti prende all’istante, quando approdi in quel posto lì. E’ la quiete attesa.

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E continuavano a chiamarli Supertuscan/3: Masseto e i suoi fratelli – Le nuove annate

Approdo sulla costa toscana. Livornese, a dirla tutta. Bolgheri, in particolare, e poi la Val di Cornia, con una nutrita compagine di Supertuscan che annovera etichetta di culto ( Masseto, Redigaffi, Scrio, Paleo e via discorrendo) e scommesse nuove, con le immancabili sorprese ( inpositive e non ). I vitigni foresti sono i principali protagonisti di queste storie, ma non solo: qua e là si rintracciano esponenti costieri a base sangiovese in grado di sfatare il luogo comune della inadeguatezza territoriale. E non è roba da poco.

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E continuavano a chiamarli Supertuscan/2 – Tignanello e i suoi fratelli. Le ultime annate

Prosegue la rassegna dedicata ai Supertuscan di sponda chiantigiana, stavolta riferita ai portavoce del cosiddetto meticciato varietale, che raccoglie vini ricavati sia da vitigni foresti espressi in purezza o in uvaggio fra loro, sia da vitigni foresti combinati con quelli nostrani. In primis con il sangiovese. Fra etichette altisonanti e nuove scommesse.

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La misura e il vino-aliante

Continuo a illudermi che possa esserci una misura per tutto, anche nel campo della critica enologica. Una misura che guidi, da non disattendere, perché hai

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Oltre la siepe. Il Sangiovese via dalla pazza folla. Una selezione

Una sorta di prospettiva del bufalo attualizzata e dedicata ai Sangiovese “oltre la siepe”. Vuoi per ragioni territoriali, vuoi per questioni di ribalta e notorietà, vuoi ancora perché trattasi di nuove scommesse. La proposta accende i riflettori su territori oltre il battuto, annovera firme vecchie e nuove, blasoni e alternativi, e certifica circa il fermento, la vitalità e la piena volontà di coltivare vocazioni. In fondo, il messaggio più bello da prendere e portare a casa.

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Chianti Classico “annata”. Una selezione, fra ragione e sentimento

Ecco qua una raccolta ponderata degli assaggi più convincenti effettuati in seno alla tipologia Chianti Classico “annata”. Con un sottinteso: riguarda e comprende referenze uscite quest’anno sul mercato, principalmente derivanti dalle annate 2021 e 2020, fatto salvo un “tardivissimo” 2019. In Chianti non si muore di noia, proprio no, e poi la tipologia “d’entrata” ha la dote di offrirsi nuda e senza orpelli, consentendo di scoprire così l’identità di luogo in un modo diretto, trasparente, lindo, agevolando curiosità e coinvolgimento.

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Le Langhe in 40 vini. Barolo e Barbaresco: nuove annate, antiche certezze

Ecco qua un piccolo, nutrito repertorio di assaggi importanti in compagnia di vignaioli vecchi e nuovi del buon bere langarolo, fra etichette di culto, blasoni da difendere, nomi emergenti e “alternativi”. Due, principalmente, le annate in gioco: 2020 per i Barbaresco, 2019 per i Barolo, due annate diverse fra loro ma che paiono saper cogliere le caratteristiche migliori delle rispettive tipologie, legittimandone di fatto una consacrazione a largo raggio.

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Diari chiantigiani ’23 – Podere Il Palazzino

Un contributo decisivo alla mia completa infatuazione chiantigiana è stato storicamente offerto dal Grosso Sanese, Sangiovese profondissimo e glorioso di sponda montigiana capace di prestazioni eloquenti, soprattutto sul piano emozionale.
Così son tornato al Podere Il Palazzino, dove mancavo da molto tempo, per vedere l’effetto che fa.

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Diari in costa 2023 – Malgiacca

Qui l’apparente dicotomia sta in un progetto che punta tutto, e decisamente, sulle proprie forze, senza compagnie cantanti alle spalle, e quindi sul pragmatismo e l’oculatezza di una gestione che sappia mantenere la barca pari, e che al contempo si lega però a una fortissima idealità di matrice olistica fondata sulla biodinamica, o per meglio dire su una viticoltura arcaica e di rispetto, che ha trovato nel sorprendente bacino ampelografico della Lucchesia la sua ragion d’essere e la sua identità.

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Diari di costa ’23 – Montepepe

Concretizzare un progetto vinicolo a Montepepe, fra le ultime propaggini del Candia massese, significa avere del coraggio da vendere, significa davvero crederci. Ché poi dovrai sempre gridare forte che ci sei anche tu, in un mondo sovraffollato e super competitivo. Sempre.

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La trappola del Sassicaia

Dopo anni di degustazioni seriali, e dopo anni di osservazione del comportamento umanoide in tali ambiti, mi sono accorto che quasi ogni degustatore, professionale e non, parvenu o “attempato” che sia, raramente sfugge alla trappola del Sassicaia.

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Diari chiantigiani ’23 – Querciabella

Ti arrampichi fino a Ruffoli e ti rendi conto che quel posto è in realtà un avamposto. Isolato e silente, per nulla antropizzato, trasmette una forte suggestione, tipo quella di una natura che comanda. Quando poi ti avventuri fino a Barbiano, dove ci sono le vigne più alte, diventa una frontiera.

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Diari in costa 2023 – I Mandorli

Il Belvedere di Suvereto è un luogo di potente suggestione, che guarda al mare ma anche alle colline interne. Uno spartiacque microclimatico e pedologico fra paesaggi diversi; un luogo in bilico, la cui forza seduttiva l’ha sicuramente esercitata su Maddalena Pasquetti, che qui ha cambiato vita, mestiere e prospettive, fondando I Mandorli una quindicina di anni fa.

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Diari chiantigiani ’23: Montecalvi

Per tutti coloro che fossero rimasti ancorati coi ricordi a Montecalvi ’94 o ’95, ci sarà bisogno di riavvolgere il nastro e ricominciare daccapo, ché qui daccapo si è ricominciato per davvero. Dal 2018 in avanti, diciamo, con una nuova proprietà (James Drake), nuove scommesse, un approcccio bio e un talentuoso vinificatore a nome Tim Manning.

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Diari in costa 2023 – Caiarossa

Fedele all’intento originario che fu del fondatore-visionario Jan Theys, ossia spalancare un portone di possibilità per una enclave vergine collocata sulle colline (bellissime) di Riparbella, confrontandosi con i vitigni del mondo e prendendo a fondamento fattuale la biodinamica, Caiarossa ha superato la maggiore età con una proprietà intraprendente, una solida reputazione a suon di vini parlanti e un bel po’ di investimenti messi a cantiere, anche e soprattutto in capitale umano

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