Parto dalla fine, e la fine mi racconta di un vino grandiosamente bello. Perché della Syrah ne illumina le intimità, perdendosi nei mille dettagli di una trama invitante e flessuosa, fondata su un prezioso ricamo aromatico e su una connaturata agilità di beva, con la freschezza che è prima di tutto integrità di frutto e materia fremente, e con l’ascendente mediterraneo a sublimarsi nel dettaglio sottile, e in una ariosità quasi nordica.
Un vino senza sovrastrutture, questo è, che non ti fa pensare a come sia stato fatto, raspi o non raspi, legno o non legno. Ti fa pensare alla sostanza, e basta, e io di quella avevo bisogno, oggi.
Ah, dimenticavo: chiunque pensasse alla firma (Tua Rita, Suvereto, Val di Cornia, Italia) con sottintesi pregiudizievoli, di fronte a Keir 2020 perderebbe ogni riferimento che è uno per avvalorare le sue tesi infìde. Fino a restarne interdetto.
Quanto a me, mi sono felicemente fatto convincere che Keir 2020 sia un approdo.
Che bella che è, l’evaporazione dei pregiudizi!
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Giornalista pubblicista toscano innamorato di vino e contadinità, è convinto che i frutti della terra, con i gesti che li sottendono, siano sostanzialmente incanto. Conserva viva l’illusione che il potere della parola e del racconto possa elevare una narrazione enoica ad atto culturale, e che solo rispettando la terra vi sia un futuro da immaginare. Colonna storica de L’AcquaBuona fin dall’inizio dell’avventura, ne ricopre da anni il ruolo di Direttore Responsabile. Ha collaborato con Luigi Veronelli e la sua prestigiosa rivista Ex Vinis dal 1999 al 2005; nel 2003 entra a far parte del gruppo di autori che per tredici edizioni darà vita alla Guida dei Vini de L’Espresso (2003-2015), dal 2021 rientra nell’agone guidaiolo assumendo il ruolo di referente per la Toscana della guida Slow Wine.