Uno, cento, mille Eric
Conobbi Eric de Suremain tanti anni fa, e da quando lo conobbi realizzai che la Borgogna non era poi così tutta uguale, umanamente parlando: la
Conobbi Eric de Suremain tanti anni fa, e da quando lo conobbi realizzai che la Borgogna non era poi così tutta uguale, umanamente parlando: la
Ammettiamolo, la Borgogna inizia un po’ a stancare. Saranno i prezzi, per citare la prima causa: cresciuti esponenzialmente nell’ultimo decennio, stanno mostrando solo negli ultimi tempi cenni di flessione e di rientro in parametri umani, ma rimangono pressoché inavvicinabili per il portafoglio di un normale bevitore di vino.
Fra i tanti luoghi comuni del vino, forse il più difeso da vignaioli e commentatori è: “il vino buono lo fa la vigna”, “poi la vinificazione deve solo limitarsi a rispettare la qualità della materia prima”. Corollario: il vino buono è testimone fedele della terra dove nasce.
Fin qui tutti d’accordo? certo, tutti d’accordo. Di solito pure io, che faccio lo scettico blu. Senonché la suddetta evidenza empirica di tanto in tanto dice altro.
Est modus in rebus, sunt certi denique fines, quos ultra citraque nequit consistere rectum: “vi è una misura nelle cose, vi sono determinati confini, al di là e al di qua dei quali non può esservi il giusto”, recita la celebre sentenza di Orazio. Ecco, appunto, entro i confini ci può stare la misura, al di fuori mmhh…..
Prendiamo i gradi alcolici di un vino, ad esempio.
Quando di questo vino mi hanno svelato il prezzo sul mercato sono cascato dal pero, basìto da stupor mundi. Intendiamoci, non è che sia così
Un bianco etneo VERO, ricco di vibrazioni vitali, tutto men che appiattito su concilianti e ripetitivi cliché. Non era così scontato, anche se proveniente da un territorio a statuto enoico speciale come l’Etna, il quale, al pari della Borgogna o delle Langhe, da distretto vitivinicolo è assurto al Pantheon degli enofili, dove tutto è buono, e sempre buono, a prescindere.
Prima puntata di un diario privato. La Francia, con una piccola fuga in Borgogna, e poi Parigi: con le strade, i monumenti iconici, il Louvre. Fra turismo dell’arte ed enogastronomia, si vola alto.
Partecipare a Eccopinò 2019, alla scoperta dei Pinot Nero dell’Appennino toscano, ci ha consentito una disamina sull’amato vino-vitigno di origine franciosa, con in testa il mito della Borgogna per poi dimenticarsene. Sì, togliersi il fardello del confronto stilistico per immergersi nella specificità di un percorso altro che possa disattendere quei modelli e ricreare qualcosa di diverso nel segno e nel nome della dignità territoriale. La strada fatta fin qui ci dice che è possibile.
di Luca Bonci
TORINO – Imponente è la sagoma del Palazzo Carignano, pieno centro di Torino, museo del risorgimento. Imponente è la selezione dei bianchi, dei grandi vini e terroirs che si offrono alla degustazione nell”occasione del congresso AIS dello scorso novembre
di Vincenzo Zappalà
Nella frazione Santa Maria del celebre centro di La Morra, cuore del Barolo, Eraldo Viberti produce un vino che riesce a coniugare l’essenza stessa di quelli che possono essere considerati i due più grandi vitigni: nebbiolo e pinot nero.Nella frazione Santa Maria del celebre centro di La Morra, cuore del Barolo, Eraldo Viberti produce un vino che riesce a coniugare l’essenza stessa di quelli che possono essere considerati i due più grandi vitigni: nebbiolo e pinot nero
di Riccardo Farchioni
SAN GIMIGNANO (SI) – L’ennesima puntata del confronto-studio fra la Vernaccia di San Gimignano ed un “collega” estero in bianco, organizzata come sempre dal Consorzio di tutela della denominazione ha avuto quest’anno come protagonista il vino borgognone forse più noto prodotto al di fuori della “mitica” Cote d’Or, ossia il Pouilly-Fuissé
di Lamberto Tosi
La visita al museo ci fa compiere un vero viaggio nel tempo dall’età preromanica ai giorni nostri di tutto quello che in Borgogna ha significato la parola vino. In particolare colpiscono i prototipi di bottiglie soffiate del settecento dove personaggi come i tre moschettieri avrebbero potuto attingere il vino, sicuramente diverso da quello prodotto adesso
di Lamberto Tosi
Diciamolo subito, la Borgogna non offre al turista, da Macon a Chablis, scorci mozzafiato e terre favolose come altre zone viticole europee, dalla nostra Valtellina alla Svizzera o alla valle del Reno. Qui il paesaggio è un alternarsi armonico e costante di vigneti, colture di cereali e boschi o piccole foreste
di Riccardo Brandi ROMA – Ancora una volta Flaviano e Raimondo, gli amici della “Gelardini & Romani Wine Auction“, casa d’aste specializzata nella vendita all’incanto
di Paolo Rossi Lo scorso 24 settembre, al Devero Hotel di Cavenago, nei pressi di Milano, si è tenuto un interessante evento proposto dalla Cuzziol,
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