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Tag: supertuscan

Podere Casanova – Nobile di Montepulciano in verticale e incontro fra vino e musica

Podere Casanova è anima e passione di Isidoro Rebatto e Susanna Ponzin, della loro origine veneta, del loro impegno per la sostenibilità, della loro visione e, come dicono loro stessi, “della convinzione che rappresenti le peculiarità delle nostre migliori risorse: la seduzione della bellezza, il piacere del gusto, i paesaggi dell’armonia.”

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E continuavano a chiamarli Supertuscan/3: Masseto e i suoi fratelli – Le nuove annate

Approdo sulla costa toscana. Livornese, a dirla tutta. Bolgheri, in particolare, e poi la Val di Cornia, con una nutrita compagine di Supertuscan che annovera etichetta di culto ( Masseto, Redigaffi, Scrio, Paleo e via discorrendo) e scommesse nuove, con le immancabili sorprese ( inpositive e non ). I vitigni foresti sono i principali protagonisti di queste storie, ma non solo: qua e là si rintracciano esponenti costieri a base sangiovese in grado di sfatare il luogo comune della inadeguatezza territoriale. E non è roba da poco.

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E continuavano a chiamarli Supertuscan/2 – Tignanello e i suoi fratelli. Le ultime annate

Prosegue la rassegna dedicata ai Supertuscan di sponda chiantigiana, stavolta riferita ai portavoce del cosiddetto meticciato varietale, che raccoglie vini ricavati sia da vitigni foresti espressi in purezza o in uvaggio fra loro, sia da vitigni foresti combinati con quelli nostrani. In primis con il sangiovese. Fra etichette altisonanti e nuove scommesse.

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Ancora Supertuscans (tutelati da un Consorzio)

Il Consorzio Vino Toscano si occupa di difendere il marchio Toscana nei vini a indicazione geografica tipica, denominazione nella quale sono confluiti gloriosi “Supertuscan” che hanno fatto la storia del vino toscano e italiano. Eccone qualcuno in rassegna

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Tignanello e i suoi fratelli. Essere (e sentirsi) Supertuscan. Gli sviluppi e le nuove annate in 50 vini. Prima parte

Ponderata rassegna di vecchie e nuove glorie della magniloquente/chiacchierata/discussa/amata categoria dei Supertuscan di sponda chiantigiana, che ancor oggi annovera etichette iconiche. Fra tentazioni internazionali e rigorose trasposizioni elaborate nel nome del sangiovese (con la S maiuscola), ecco raccontate le ultime annate in commercio di 50 vini che contano.

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Dieci anni di un mito: il Sassicaia!

di Franco Santini
ROMA – Del Roma Vino Excellence & Merano Wine Festival 2010 avevo già scritto qui. Rileggendo gli appunti di quei giorni, però, non posso non ricordare la splendida verticale di uno dei vini mito nella storia enologica del nostro paese: il Sassicaia

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Terre di Toscana 2010. Noi siamo pronti, e voi?

Come si dice in questi casi: è tutto pronto per la terza edizione di Terre di Toscana… Effettivamente sì, è tutto pronto. I tavoli prima erano nudi e rovesciati, poi sono stati disposti secondo un insindacabile disegno, sono state stese le tovaglie, sono stati disposti i segnaposto delle aziende con millimetrica precisone. Poi i tovaglioli, i bicchieri, i cataloghi per i produttori, i badge, le sputacchiere, le champagnere…

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Un Bolgheri sempre più bordolese. L’annata 2006

di Riccardo Farchioni
BOLGHERI (LI) – La prima novità è che a Bolgheri vogliono essere sempre più “bordolesi”. Infatti nell’ottobre dello scorso anno è stato modificato all’unanimità il disciplinare del Bolgheri Rosso e del Superiore in modo da privilegiare Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc e Merlot. D’altra parte, la distribuzione delle uve presenti nel territorio parla chiaro: di 1148 ettari vitati il cabernet sauvignon occupa il 45%, il merlot il 24%, il sangiovese l’1.3%

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10 anni di La Regola

di Fabio Pracchia
RIPARBELLA (PI) – La verticale delle prime dieci annate di La Regola organizzata da Luca e Flavio Nuti, appassionati proprietari dell’omonimo podere, ha assunto, nel mio pensiero, un valore assoluto che travalica il contesto festoso del decimo compleanno del cru aziendale

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Quarant’anni di Sassicaia

di Andrea Gabbrielli
Era un mondo molto diverso quello del 1968, l’anno della prima vendemmia del Sassicaia. Studenti e operai riempivano le piazze a Roma come a Tokio e dappertutto c’era grande fermento e voglia di novità. E anche il sonnacchioso e tradizionalista vino italiano, non rimase immune da questa voglia di cambiamento se non altro perché dal mercato arrivavano segnali sempre più stringenti: il modello italiano aveva cessato di avere appeal

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