I cambiamenti climatici stanno modificando molti fattori della produzione viticola: la quantità di acqua, le somme termiche e le temperature estreme, i repentini cambiamenti meteorologici ma anche i parassiti delle colture. In questo articolo vogliamo dare conto di un lepidottero piralide ficitino della vite, che si sta diffondendo anche nel centro Italia e in altre zone del sud Europa, proprio in conseguenza del mutamento climatico: si chiama Cryptoblabes gnidiella.
In realtà, seppur originario del Mediterraneo, il lepidottero è presente ovunque nel mondo: lo ritroviamo in Brasile, in Uruguay, dove è considerato l’insetto principale per i danni da erosione sull’uva, ma anche in Malesia e Nuova Zelanda. In Italia la sua diffusione, come detto, si concentra nel sud e nelle zone litoranee, ma ultimamente si è presentato con danni importanti in tutta la costa toscana e in altre zone del centro Italia.
Cryptoblabes compie fino a quattro generazioni ed è una specie polifaga, essendo stata ritrovata su più di 60 specie vegetali. Fino a qualche tempo fa la sua presenza era secondaria e non si era convinti che potesse arrecare danni diretti all’acino o al rachide . Il ciclo biologico prevede quattro voli distribuiti in maggio-giugno, luglio, agosto e settembre-ottobre.
Le uova sono di forma sub circolare con una colorazione che varia nel corso della maturazione dal bianco al giallastro. Le uova sono deposte in genere sulle parti vedi del grappolo e le larve che ne fuoriescono manifestano un comportamento gregario. L’alimentazione di queste ultime è varia, ma principalmente indirizzata su sostanze glucidiche (per questo si trovano associate a Planococcus ficus su vite), parti verdi del grappolo, residui di fiori e succo di acini.
Proprio l’attività trofica su rachide, pedicelli e cercini provoca il danno maggiore alla vite, interrompendo il flusso della linfa verso gli acini e portando all’appassimento e disseccamento completo dei grappoli. La commensalità con Lobesia botrana, in molti casi, fa attribuire a quest’ultima il danno ma ad una attenta indagine delle larve si riconosce la Cryptoblabes per le striature longitudinali che giustificano il sua appellativo di Tignoletta Rigata.
La larva acquisisce la caratteristica striatura in fase avanzata di maturazione (quinta età) mentre in precedenza possono essere giallastre o grigie. La pupa o crisalide è di forma allungata e di colore rossastro a maturità. Il ciclo biologico inizia con la caduta dei grappoli che consentono lo svernamento, dai quali nascono gli adulti che lasciano il vigneto in primavera per farvi ritorno a luglio. In generale la seconda e terza generazione risultano poco dannose, ma non così per l’ultima, che su varietà tardive dà origine a danni ingenti.
La lotta al parassita risulta problematica per una serie di fattori in parte già esposti:
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Ampia polifagia, che svincola l’insetto dalla vite e consente reinfestazioni successive al trattamento;
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Attività trofica sulle parti verdi del grappolo che si concentra sul raspo, quindi in posizione difficile da raggiungere per i prodotti antiparassitari;
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Difficile posizionamento dei trattamenti eventuali perché il vigneto viene colonizzato gradualmente dal ficitino.
Per quanto riguarda le strategie di difesa, oltre a seguire attentamente la tignoletta della vite i cui trattamenti sono efficaci anche per Cryptoblabes, è importante monitorare gli adulti con adeguate trappole a ferormoni.
Il prof. Lucchi, dell’università di Pisa, da alcuni anni ha in corso prove di confusione sessuale sia in Puglia che in Toscana con risultati incoraggianti .
Il nostro insetto è dunque un nuovo problema per i produttori vitivinicoli e va monitorato con attenzione per contenerne i danni ma soprattutto per comprenderne a fondo la biologia e il reale impatto sulle produzioni.
Quello che è essenziale capire è che così come vanno diffondendosi nuovi insetti in conseguenza del cambiamento climatico, così varia anche il comportamento delle uve, alle volte in maniera sinergica con l’insetto dannoso, altre volte in competizione con esso; un nuovo scenario che va ripensato completamente.
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Agronomo ed enologo libero professionista, ho affinato la mia formazione con periodi di studio presso l’Università di Bordeaux. Collaboro con aziende toscane in qualità di consulente vitivinicolo ed enologo, e faccio parte della Commissione di degustazione di diverse DOC e DOCG toscane. Sono assaggiatore di olio metodo COI iscritto all’albo Nazionale e mi occupo anche di Agricoltura Biologica. Iscritto ASSOENOLOGI. Le mie frequenti visite all’estero per eventi enologici sfociano spesso in reportage, in particolare dalla Francia. Da sempre amante dell’olivicoltura, tra i maggiori esperti di olivo Quercetano. Mi occupo anche di frutticoltura per aziende toscane. Socio Slow Food da diversi anni.