I quattro quinti a Barbaresco
Di un (ancora) mirabolante Rabajà 2001 e di come l’architettura di un vino sopporti un certo grado di tensione strutturale indotta dall’alcol, oltre il quale l’intero edificio collassa.
Di un (ancora) mirabolante Rabajà 2001 e di come l’architettura di un vino sopporti un certo grado di tensione strutturale indotta dall’alcol, oltre il quale l’intero edificio collassa.
Intervista a Marco Ferrero, interprete sensibile e discreto di vini entrati di diritto nell’immaginario collettivo degli enomaniaci: i “mitici” Barolo di Marengo Merenda degli anni buoni.
Con il passare del tempo mi garbano sempre di più i vini nuovi. Simmetricamente, mi annoiano sempre di più i vini di produttori famosi, che vendemmia dopo vendemmia ripropongono il loro famoso Magistrale Riserva della Guarnigione Polacca o l’altrettanto celebre Chianti Classico Enorme Selezione. È in tutta evidenza un problema mio. Che devono fare d’altra parte i produttori famosi, se non riproporsi ogni anno ad alto o altissimo livello? Fanno il loro mestiere.
Ritorno in Langa (o nelle Langhe, o in Lango), in compagnia del nuovo corso enoico di casa Ceretto. E della sontuosa finezza di un “vecchio” Giacosa.
A Pasquetta ci ho dato di Bussìa. Per realizzare una volta di più come gli esiti possano essere diversi, pur appellandosi – “essi loro” vini
In controtendenza rispetto ai tempi che corrono. Un vino di gioia. E di condivisione. E di grazia femminea. Tutto giocato su toni aerei e “librati”
Il primo Nebbiolo di Francesco Versio, talento giovane di Langa, dopo che i suoi Barbaresco già avevano fatto gridare al miracolo. L’ho bramato tanto perché
Giovani vignaioli crescono. Pure in Langa, un luogo dove i valori tendono a consolidarsi in un modo scultoreo, inscalfibile. Alberto Burzi è un ragazzo appassionato
Le avvisaglie di una folgorazione le avevo già provate con i vini dell’annata 2015. Ora che sono in pista i 2016 apriti cielo. Nel frattempo,
Continua la rassegna “barolesca” con focus sulle ultime annate in commercio. Se ne vedono delle belle. Davvero.
Ai tempi in cui si poteva ancora girare io l’ho fatto. Dalle Langhe per esempio sono riuscito a portare via con me un bel po’di suggestioni riguardanti le nuove produzioni di Barolo e Barbaresco. Così oggi parliamo dei Barolo, dei Barolo attualmente in commercio. L’annata prevalente è la 2016, ma non mancano i “ritardatari”, ancora in pista con la 2015 o in alcuni casi (pochi) addirittura con la 2014. Senza contare poi i Riserva o certe selezioni di vigna, che possono arrivare ad abbracciare millesimi vari.
Per arrivare alla Cascina Disa, a Perno di Monforte, non ci sono né cartelli né indicazioni, ci devi arrivare a istinto. Da lassù il luminoso
Nella fitta selva di Barolo e di Barbaresco di una sera, tutti di gran nome, lui la sorpresa più sorprendente. Guardalo lì, un semplice Langhe
Ecco qua l’annata 2015, estrinsecatasi nel racconto di oltre cento Barolo e caratterizzata da una generosità alcolica in grado di far prendere certe “pieghe” ai vini. E’ l’occasione giusta per tentare un’analisi della blasonata denominazione sotto gli ultimi chiari di luna, che ci parlano sempre più sovente di annate calde e “selettive”..
Nelle Langhe, un mese fa, ho incontrato la neve. Anzi, le Langhe erano di neve. Ma una neve buona, che ti lasciava transitare per ammirare il paesaggio – paesaggio contundente-, che forse proprio in ragione della nevicata ci è parso più silenzioso del solito, per una volta davvero pacificamente addormentato. Nelle Langhe, un mese fa, è andato in scena lo spettacolo potente di una natura disadorna a cui la casualità meteorologica aveva concesso in dono un manto. E poi il tripudio dei Barolo, dei Barbaresco e dei Roero…
di Fernando Pardini
Già lo annunciavamo le scorse puntate: che se non c’è stata sorpresa nel rintracciare fra i vari cru di Serralunga, Barolo o Castiglione Falletto molti dei vini migliori figli della vendemmia 2013, sorpresa vi è stata nello scoprire così felicemente accordati e sintonizzati sulle frequenze dell’equilibrio i Barolo provenienti da Monforte d’Alba
di Fernando Pardini
Seconda e ultima parte dedicata ai Barolo 2010. Agli imperdibili. Fra nomi annunciati, grandi cru e reali, interessantissimi outsider. L’annata 2010 ha accompagnato amorevolmente le fasi fenologiche di accrescimento delle uve nebbiolo, assecondandone la proverbiale natura tardiva e consentendo ai vini di sintetizzare efficacemente tutta la forza espressiva ricavabile dai terroir di provenienza
di Fernando Pardini
Di quando il nebbiolo è sempre il nebbiolo, e la Langa è sempre la Langa. Un toscano di ferro, pure se figlio del ’97. La lezione definitiva dello Chenin Blanc della Loira
di Riccardo Farchioni
Mauro Sebaste il suo territorio ce l’ha nel sangue. Sua madre, Sylla, nota produttrice di vino, era addirittura soprannominata la dama di Langa. Ma poi, all’inizio degli anni ’90, lui ha iniziato in prima persona un nuovo percorso non privo di ambizioni
Ormai la lista dei produttori che saranno presenti a Pietrasanta Vini d’Autore il 19 e 20 maggio è pressoché definitiva; contiene all’incirca settanta nomi, ed in degustazione ci saranno qualcosa come 350 etichette
Pietrasanta Vini d’Autore, il nostro evento dei prossimi 19 e 20 maggio è alla sua prima edizione, non ha gli automatismi di Terre di Toscana ma è ambiziosa, cresce in fretta e talvolta vive di scossoni
di Francesca Ciuffi
Pasqua 2012, Agriturismo Traversa a Neive, nel cuore delle Langhe, a pochi chilometri da Alba. La patria dei grandi vini rossi, di spessore, austeri, corposi, impegnativi per il palato e anche per il portafoglio
di Paolo Rossi
MILANO – Sembrava una cenerentola Dogliani, alcuni anni fa: langhe albesi, colline bellissime ma fuori d’un soffio dalle terre del Barolo (Monforte è solo 7 chilometri a nord). Qua il nebbiolo non dà risultati eclatanti; da secoli però si coltiva un vitigno tipicissimo, dal nome ingannatore: dolcetto
di Fernando Pardini
ALBA (CN) – L’annata 2009 a Barbaresco -inteso come denominazione- è stata alquanto “selettiva”. I bicchieri, i nostri primi bicchieri, perlomeno ci suggeriscono questo. Una delle cause principali potrebbe stare nella calura insistente protrattasi nelle fasi topiche di accrescimento e maturazione del frutto
di Vincenzo Zappalà
Fino a circa 100 000 anni fa non ci sarebbero stati problemi a considerare il Tanaro il fiume più lungo d’Italia. Esso nasceva (come nasce tuttora) dal Monte Marguareis, al confine con l’attuale Francia
di Riccardo Brandi
C’eravamo lasciati qualche mese fa con due grandi approfondimenti nella dimensione dei vini rossi, dei grandi rossi da invecchiamento, ripartendo la nostra analisi in due distinte tipologie: monovitigni e assemblaggi. E’ stato un viaggio impegnativo e trasversale
di Fernando Pardini
Dalla O alla Z ( meglio, alla V) continua qui la disanima del pianeta La Morra, punteggiata da considerazioni sui Barolo annata 2007 (ma non solo) in uscita sui mercati quest’anno
di Fernando Pardini
Puntuali come sempre, con l’autunno in poppa, ci permettiamo di rilasciare qualche impressione sulle ultime uscite di Langa. La complessità dei vini, con la necessità di un ascolto attento e reiterato, suggeriscono infatti l’attesa prima di sparare il colpo
di Franco Santini
Non conosco Vincenzo Zappalà di persona anche se, condividendo da tempo una collaborazione sulle pagine dell’AcquaBuona, ci è capitato talvolta di scambiarci commenti e osservazioni
di Franco Santini
ROMA – Nella suggestiva cornice dello storico hotel Columbus, a due passi dalla basilica di San Pietro, è andata in scena la prima edizione di “Vignaioli di Langa”
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